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Prova

Ducati Monster S2R 1000


Avatar Redazionale , il 27/03/06

18 anni fa - Un mito che non molla mai

La 1000 arriva a completare il rinnovamento della "serie grossa" delle Monster. Si evolve la ciclistica, il motore guadagna cavalli ed è anche più pulito. Stessa bella guida di sempre, stesso prezzo è lo stesso della precedente.

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COM'È
C'era da aspettarselo, l'evoluzione era inevitabile. La Famiglia delle Monster SR ha lentamente fagocitato le Monster "normali" sostituendole. Il terzo tassello ha cilindrata mille, monta il Desmodue DS e rimpiazza definitivamente la Monster normale, proponendosi però allo stesso identico prezzo: 10.000 € chiavi in mano. Insomma, siamo all'ennesima versione, all'ennesima configurazione ma si siamo ancora a parlare di Monster.

UGUALE MA DIVERSO Perché ormai il mostro di Bologna è diventato una icona, un po' come la Porsche 911, altro esempio lampante di come un mezzo (a due o quattro ruote che sia) possa aggiornarsi nel tempo mantenendo fissi quei dettagli inconfondibili che lo rendono riconoscibile al primo sguardo.

DESMOPULITO Nella ciclistica della serie SR è stato così installato il motore Desmodue da 992 cc che già equipaggia la Mutistrada e la serie Classic. Per l'occasione è arrivato anche qualche cavallino in più, adesso siamo a 96 a 8.000 giri con una coppia di 94,1 Nm a 6000 giri, questo nonostante adesso sia omologato Euro 3.


TELAIO DA SR
La ciclistica è quella nota della famiglia SR, con il telaio a traliccio il nuovo manubrio, le pedane in versione "stretta" e separate per pilota e passeggero e il forcellone monobraccio, pesante ben il 20% in meno rispetto a quello bibraccio utilizzato fino ad oggi. La 1.000 ovviamente si pone come via di mezzo tra l'esuberante S4R e la 800 e la cosa vale anche per la dotazione. Per le sospensioni, ad esempio, si affida ad una forcella Showa a steli rovesciati da 43 mm completamente regolabile in precarico, compressione ed estensione, mentre l'ammortizzatore posteriore Sachs (anch'esso pluriregolabile) è azionato da un puntone regolabile nella lunghezza che consente addirittura di variare l'altezza del retrotreno, una soluzione che nemmeno certe moto racing possono vantare. E poi c'è un pizzico di carbonio, che non guasta mai.

FRENI DOC Impianto frenante DOC, come al solito per Ducati. Due dischi da 320 anteriori con pinze Brembo a quattro pistoncini (ma niente Triple Bridge ne tantomeno radiali) e un disco posteriore da 245 al retrotreno.


COME VA
Questo 1.000 due valvole è un po' come gli anziani del film Cocoon, non invecchia mai, e nemmeno smette di piacermi. A mio parere il Desmodue in configurazione DualSpark resta uno dei migliori motori usciti dai capannoni di Borgo Panigale. È senza dubbio lui l'unico motore Ducati a meritarsi l'appellativo di "pompone", instancabile nel voler dimostrare che per creare una naked appagante da guidare non è necessario andare a scomodare cavallerie a tre cifre. Anche se adesso i cavalli sono ancora più di prima e soprattutto, come è sempre accaduto sulle Monster a due valvole, sono sfruttabili dal primo all'ultimo.

ALTRI TEMPI Insomma, l'erogazione è ancora da libidine, ma dove la Monster dimostra tutti i suoi anni è nella posizione di guida e nell'unione tra sella e serbatoio che si raccordano male tra loro. In un momento in cui le naked sono gonfie, corte e con il manubrio sotto al pilota, la Monster invece è lunga, ha una posizione di guida un po' sdraiata, con sella bassa, ginocchia piuttosto piegate e manubrio alto e fin troppo largo. Ti dà la sensazione di cavalcare un toro prendendolo per le corna. Una posizione che ancora oggi è probabilmente tra le più sportive tra le naked, e che sembra fatta apposta per farti aggredire le curve.


SPORTIVA
In fondo, però, quando si guida sportivamente la 1.000 Ducati dice ancora la sua. Il traliccio è rigido le sospensioni ben controllate, i freni Brembo da 320 potenti (dietro però frena troppo poco come tutte le Ducati). Insomma c'è quanto basta per dare soddisfazione anche ai più infiammati, soprattutto perché la S2R ha guadagnato parecchia luce a terra e piega di brutto senza che si rischi di grattuggiare gli scarichi sull'asfalto.

TUTTA REGOLABILE In più, il passo avanti rispetto alla "vecchia" DS è notevole anche per quanto riguarda le sospensioni. Prima non si regolava niente, adesso si regola tutto. Buon per lei perché come tutte le S2R anche la 1000 ha il sedere un po' basso e tende a sedersi un po' in accelerazione, meritando magari un assetto più sostenuto al posteriore rispetto a quello standard. Va da se che anche nella guida spedita la Monster offre sempre il gusto giusto. Su tutto domina il motore, pronto, vivace, fluido come mai un bicilindrico Ducati ha saputo essere, il 1000 Ds, anche in questa versione Euro 3 offre sempre la spinta giusta al momento giusto.


BELLA AI MEDI
Scende anche a 2.000 giri in sesta, riprende senza recalcitrare e da 3 a 8.000 giri si gode di un'erogazione coi fiocchi poi c'è il calo, fisiologico per un motore due valvole, ma quello che ha dato prima basta e avanza, e poi su una naked (che si usa quasi sempre su strada) non si vorrebbe di più. Restano ovviamente i punti deboli di ogni Monster, il comfort non è malaccio ma il passeggero non sta proprio come un re, il nuovo motore 1000, poi, non beneficia della frizione APTC ma resta legato alla multidisco a secco con comando marmoreo e cambio duro anche se preciso.

DIFETTI O CARATTERISTICHE? Resta un sterzo troppo limitato (anche se a confronto delle ultime naked sportive la Monster sterza da matti) che impaccia quando ci si muove nel traffico, restano specchietti da cui non si vede granché e un po' "molli" che tendono a perdere la regolazione. Di veramente positivo, invece, c'è il piccolo cupolino, tanto poco invasivo nei confronti della linea della moto, quanto efficace. Senza di lui il pilota della Monster è come lo skipper di Luna Rossa: in balia del vento. Con lui (ormai entrato a far parte della dotazione di ogni Monster a parte la 695) si viaggia che è una bellezza anche in autostrada.


Pubblicato da Stefano Cordara, 27/03/2006
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