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Ducati Hypermotard 1100 Evo


Avatar Redazionale , il 24/11/09

14 anni fa - Dopo l'arrivo della 796, cambia anche la Maxi Hyper Ducati.

Dopo l'arrivo della 796, cambia anche la Maxi Ducati Hypermotard 1100. Entra la versione Evo, che mette i muscoli (+5 cv) e perde peso (-7 kg). E per chi vuole il massimo arriva la nuova SP.

UNA E TRINA Chi si ferma è perduto è un detto che sembra conoscano bene anche dalle parti di Borgo Panigale. E così, nonostante abbiano concentrato la maggior pare delle risorse economiche e umane sul progetto della nuova Multistrada 1.200, in vista del 2010 in Ducati hanno dato una bella rinfrescata anche a un altro modello considerato strategico, ovvero alla Ducati Hypermotard 1100 Evo. Sulla base della personalissima maximotard bolognese, sbarcata sul mercato attorno alla metà 2007, è stata quindi sviluppata una famiglia di tre versioni. Quella d'accesso è la 796, già provata qualche settimana fa, che ora viene affiancata da due varianti con la classica cilindrata 1.100: la "base" e la grintosa e pistaiola SP, accomunate dal nickname Evo a sottolineare il processo evolutivo compiuto.

IN PUNTA DI MATITA In questa rivisitazione dell'Hypermotard, in Ducati non hanno voluto mettere mano alla linea e la scelta sembra più che indovinata. Ci sono una nuova strumentazione, nuovi blocchetti ereditati dalla Streetfighter, pedane del passeggero separate da quelle del pilota e poco altro a distinguere il model year 2010. Per il resto la moto è quella nota, con un look ancora fresco e con una spiccatissima personalità e dettagli capaci di lasciare il segno, dal becco anteriore al doppio scarico che spunta sotto la sella, passando per i curiosi specchietti ripiegabili montati alle estremità del manubrio, i segni particolari dotati di grande potere ipnotico sono molti.

IN GRAN FORMA Nel complesso il fisico appare asciutto e atletico, con sovrastrutture molto attillate che lasciano in bella vista il motore e il telaio. Anche se per notarlo bisogna avere un occhio bionico con la vista a raggi x, sono proprio meccanica e ciclistica a beneficiare delle modifiche più importanti. Il motore, il classico Desmodue 1.100 raffreddato ad aria, è reduce da una dieta ferrea (-5,2 kg) e una cura ricostituente (+ 5 cv).

LAVORO DI FINO I carter sono realizzati con pressofusione a vuoto secondo la tecnologia Vacural come sulle supersportive. Ciò permette di ridurre gli spessori senza pregiudicare la robustezza. Alleggeriti sono anche il volano, il gruppo generatore, il coperchio dell'alternatore (in magnesio). L'incremento di potenza è frutto di una somma di fattori, a partire dall'aumento del rapporto di compressione. I condotti di aspirazione e la camera di combustione sono ridisegnati e se i cilindri respirano a pieni polmoni è merito anche della maggiore alzata delle valvole. Diverso è anche il circuito dell'olio, che può contare su un radiatore con una superficie dell'85% più estesa. L'elettronica è a sua volta aggiornata e comanda ora una sola candela per cilindro. In moneta sonante il Desmodue Evoluzione eroga 95 cv a 7.500 giri, con un picco di coppia di 10,5 kgm a 5.750 giri.

MENO PEZZI, MENO PESO Il motore fa da denominatore comune alla Evo vulgaris e alla Evo SP, così come il telaio, che mantiene la struttura a traliccio e le geometrie di sempre, con un cannotto piuttosto in piedi, inclinato di 24°. Rispetto al passato scompaiono però le parti forgiate (quelle nella zona dell'attacco del monoammortizzatore) rimpiazzate da altre stampate e da una calibrata rivisitazione dello spessore dei tubi. Il risultato è un'ulteriore diminuzione di peso, con la versione base che ferma l'ago della bilancia a 172 kg e la SP che lima un ulteriore chiletto.

LA DIFFERENZA C'E' Se ciò avviene una parte del merito va ai cerchi Marchesini superleggeri, dipinti di nero, ornati da una banda rossa e gommati con i nuovi Pirelli Diablo Supercorsa SP in luogo dei Pirelli Diablo Rosso della Evo standard. Differenze importanti tra le due Hypermotard ci sono anche a livello di sospensioni. Sulla "base" sono montate una forcella Marzocchi con steli da 50 mm e un mono Sachs entrambi completamente regolabili. Sulla SP la forcella non cambia nominalmente marchio né diametro ma è di tutt'altra pasta. La lunghezza della forcella (allungata di ben 50 mm) e la corsa del mono (Ohlins pluriregolabile, allungato di 15 mm) aumentano alzando la moto di 30 mm e aumentando la luce a terra in vista di un impiego occasionale tra i cordoli. In quest'ottica il rivestimento degli steli DLC (diamond-like carbon) migliora scorrevolezza e sensibilità nella guida.

TI MISURA Ovviamente come per ogni upgrade che si rispetti in Casa Ducati, la SP fa sfoggio di molti particolari in carbonio, utilizzato per i parasteli, per il copricinghia e per i parafanghi. Arrivano anche l'acquisizione dati DDA (Ducati Data Analyzer) e le pedane con gli "slider" per evitare di consumarle completamente sull'asfalto, mentre colorazione e grafiche sono quelle di Ducati Corse realizzate su base bianca o rossa. Una moto decisamente più sportiva quindi che impone come unico sacrificio, quello richiesto al portafogli, perché dagli 11.700 ? della Hypermotard Evo si passa ai 13.990 della Evo SP.

COME VA Se per vedere le novità sulla moto occorre l'occhio bionico per capire le differenze dinamica serve qualcosa di meno sofisticato ma comunque sempre abbastanza sensibile. Perché la Ducati Hypermotard 1100 Evo è più leggera sì, ma è anche vero che il peso tolto sta tutto molto vicino alla zona del baricentro pertanto la dinamica della moto a parte una leggerezza evidente non è cambiata di moltissimo.

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MEGLIO IL DAVANTI Quello che si nota però, è un avantreno leggermente più comunicativo che in passato, la moto pur avendo misure identiche alla precedente appare un po' meno "sul davanti" e questo si spiega in parte con una distribuzione dei pesi leggermente diversa dovuta al motore alleggerito. In ogni caso chi ha sempre guidato un Hyper ritroverà in questa nuova Evo le medesime sensazioni di sempre.

ALLUNGA DI PIÙ Con la differenza, però, di un motore migliorato sia dal punto di vista dell'allungo, sia da quello della fluidità di marcia, visto che quella risposta brusca al gas e quel fastidioso on-off che caratterizzavano la versione precedente se non è sparito del tutto si è comunque molto mitigato. Anche questo alla fine porta dei vantaggi nella guida, che si è fatta di sicuro più scorrevole e meno spigolosa.

FORTE AI MEDI, ALLUNGA MEGLIO I medi regimi sono sempre il punto di forza del Desmodue, ma il calo di potenza agli alti è meno evidente e quando si arriva al limitatore si ha come l'impressione che il motore non abbia ancora finito di spingere. La Evo quindi mantiene l'anima di ogni Hypermotard aggiungendo un funzionamento migliore, forse non tale da giustificare il fatto di dare dentro la vecchia per quella nuova ma comunque capace di continuare il successo di questo modello.

DIFFERENZA NETTA Se invece della Hyper fate un utilizzo più sportivo, la SP vi metterà una bella pulce nell'orecchio e una visita al più vicino Ducati Store sarà quasi inevitabile. Gli interventi ricevuti da questa moto sono ben più importanti e adesso la differenziano nettamente dalla versione "base", molto più di quanto non accadesse per la vecchia Hypermotard S. Sospensioni allungate, e riser più alti modificano radicalmente sia la posizione in sella sia la guida.

ROMBO DI TWIN Per ri-lanciare la Hypermotard, Ducati è tornata a Mores, in Sardegna, dove, come allora, abbiamo provato la SP in configurazione racing, equipaggiata con un tonante scarico Termignoni, centralina mappata alla bisogna e filtro dell'aria aperto. Così configurato il Desmodue diventa un bel bombardone, nervoso e reattivo al gas. E fa da degno contorno a una moto che cambia molto anche da guidare.

SELLA ALTA Le gambe lunghe portano la sella a ben 875 mm da terra, quindi non proprio alla portata di tutti, e il manubrio così rialzato fa sì che la posizione in sella sia meno "anomala" di quella che siamo abituati a trovare sulla Hyper standard. Ne consegue una guida più da motard "vera", anche per i trasferimenti di carico che su questa moto sono ben più evidenti che sulla Hyper standard.

LEGGERA SUL DAVANTI La differente distribuzione dei pesi causata dall'allungamento della forcella la rende più leggera sul davanti e più scorrevole in curva ma anche più propensa a impennare e ad alleggerirsi nei cambi di direzione dove è meglio contrastare l'alleggerimento dell'avantreno lavorando con il corpo. Insomma l'anima da fun bike latente nella Hypermotard Evo è sfacciata nella SP, che richiede però mano più esperta rispetto alla standard per poter essere sfruttata a fondo. Tra l'altro la SP ha anche una frenata esagerata assicurata dalle ormai classiche pinze Brembo monoblocco che mordono in modo cattivissimo i dischi da 320 pur mantenendo un attacco più morbido che in passato.


Pubblicato da Stefano Cordara, 24/11/2009
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