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Prova su strada

Ducati GT 1000


Avatar Redazionale , il 13/04/06

18 anni fa - Si completa il trittico delle Sport Classic

Puntuale come un orologio svizzero la Ducati completa il trittico delle Sport Classic con la GT 1000, che con il prossimo mese di maggio arriverà nelle concessionarie a 10.000 euro tondi tondi. Del doppio nome della serie fa sua più la seconda parte che non la prima, strizzando l'occhio a chi ha gusti rétro ma ha una certa allergia ai mezzi manubri.

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ALL'INSU' A ispirare questo modello è la turistica GT 750, che nel 1971 ebbe il merito di tenere a battesimo il motore a L di 90° divenuto poi negli anni la bandiera delle moto di Borgo Panigale. Rispetto alla sua esile antenata, la GT 1000 ha un fisico ben più atletico e muscoloso, nonostante i kg dichiarati a secco siano solo 185. Il posteriore è sollevato, neanche fosse sui blocchi di partenza per correre i 100 piani, laddove serbatoio e sella della vecchia settemmezzo filavano via dritti come un'asse da stiro. Tutto ha un'aria paffuta e in carne. Dal serbatoio alla sella, passando per i fianchetti, di linee dritte ce n'è ben poche, per un design a tutto tondo, in ogni senso.

LUCCICANTE Sovrastrutture a parte, lo sforzo di Ducati di ricreare l'atmosfera Anni 70 si vede anche nella cura dei dettagli. Specchietti e scarichi (in acciaio inox a doppia parete, per evitare l'effetto arcobaleno sui collettori) sono reduci da un bagno di cromo, e luccicano che è un piacere pure le cornici degli strumenti e le frecce, anche se in plastica. Stessa scena con i cerchi Excel da 17", che per motivi di contenimenti del prezzo sono in acciaio e non in alluminio. Questo materiale fa invece bella mostra nel telaietto del parafango anteriore e nel ponte di comando, che lo impiega a livello della piastra di sterzo e dei supporti del manubrio.

POCHI NEI Sempre in alluminio, e addirittura ricavati dal pieno, sono la base e la testa degli ammortizzatori. Niente nota di merito, al contrario, per i blocchetti elettrici, funzionali ma decisamente anonimi, così come hanno un aspetto un po' triste i coperchi della distribuzione. A voler essere pignoli anche altri elementi non fanno perdere la testa, come il supporto della pompa del freno posteriore e il carter della catena, ma si tratta, tutto sommato, di peccati veniali.

STESSE MISURE Anche se a vederla sembra fatta di tutt'altra pasta, la GT ha molto in comune con le sorelle sportive, a partire dal telaio a traliccio in tubi d'acciaio ALS450. L'interasse misura 1.425 mm, con 103 di avancorsa e con un cannotto di sterzo inclinato di 24°. Anche se le sue misure non cambiano, il forcellone è inedito, con due bracci rettilinei collegati da una traversa tubolare ellittica.

TOCCHI MODERNI A guidarne i movimenti sono due ammortizzatori Sachs regolabili nel precarico molla, cui fa da contraltare, all'avantreno, una forcella Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm. Una soluzione forse poco vintage ma giudicata più efficace di una tradizionale. I freni hanno a loro volta un look piuttosto moderno. All'avantreno c'è una coppia di Brembo semiflottanti da 320 mm, su cui agiscono pinze flottanti a due pistoncini. Il pistoncino è invece singolo al posteriore dove il disco è da 245 mm e le pastiglie sono sinterizzate, capaci, a detta della Casa, di maggior mordente che non sulle due Classic sportive.

CUORE IN COMUNE Il motore ricalca a carta carbone quello della Paul Smart e della Sport 1000, con piccoli aggiustamenti di contorno. L'alesaggio e la corsa sono rispettivamente di 94 e 71,5 mm, per una cilindrata totale di 992 cc. Al sostentamento delle camere di scoppio provvedere l'iniezione elettronica Marelli, con un corpo farfallato da 45 mm, mentre sul fronte opposto ci sono due terminali con sonda lambda e catalizzatore trivalente che garantisco il rispetto delle norme Euro 3. La potenza massima dichiarata per il desmo Dual Spark è di 92 cv a 8.000 giri e la coppia massima è di 91 Nm a 6.000 giri. La trasmissione vede confermato il cambio a sei marce, mentre la frizione della GT è immersa in bagno d'olio (piuttosto che a secco), alla ricerca di una maggior silenziosità e di una migliore modulabilità.

TOCCO PERSONALE Disponibile in due colori, rossa e grigia, la GT 1000 mette a disposizione una lunga lista di accessori per esaltare le sue doti sportive e/o quelle turistiche. Tra le varie cose, si va dunque dagli scarichi Termignoni con centralina rimappata ad hoc, alle borse laterali in pelle impermeabilizzata da 10 litri cadauna, passando per una sella e un manubrio più alti e confortevoli e un piccolo cupolino.

IN VIGILE RELAX Salire in sella è un'operazione piuttosto agevole. Per chi non ha leve da trampoliere, gli 83 cm dichiarati come altezza sella non sono un valore da bassotto ma non impongono nemmeno l'uso di stivali con la zeppa in stile Cugini di Campagna. Le pedane sono ben centrate e il manubrio si trova alla giusta distanza, con le manopole inclinate in modo corretto. C'è insomma quel che serve per sentirsi padroni della situazione, in posizione di tutto relax, adagiati su una sella esile nella zona anteriore e dalle forme generose dove si appoggiano le terga. Anche il serbatoio è abbastanza ben conformato: non troppo voluminoso, si lascia cingere bene dalle gambe.

MATRIMONIALE Il passeggero si può leccare i baffi, grazie a una porzione di sella bella grande. Le pedane sono ben distanti e non costringono a tenere le gambe rannicchiate. Certo, una maniglia cui aggrapparsi avrebbe fatto comodo ma lo spazio che resta tra il bordo inferiore della sella e il telaio consente di trovare comunque un appiglio in casi di emergenza.

AL VOLTEGGIO Nelle manovre da fermo e nel traffico la prima cosa che si nota è il minor diametro di sterzata rispetto alle due Classic sportive, che permette di districarsi con agilità anche in un fazzoletto d'asfalto. Al salire della velocità, la GT 1000 sfodera un equilibrio notevole e se la luce tra il parafango e la ruota posteriore non soddisfa la vista, permette invece di caricare a dovere l'avantreno. Un disegno diverso avrebbe invece portato a una posizione più seduta e a una distribuzione dei pesi probabilmente meno efficace.

GIOVANE DENTRO La GT predilige la guida tonda e fluida. Se non la si maltratta, è prodiga di soddisfazioni, specie una volta mandate in temperatura le gomme, che sono di tipo con camera d'aria, disegnate apposta per questa moto dalla Michelin nelle misure 120/-17 e 180/55-17. Il terreno più congeniale alla Ducati GT 1000 è il misto non troppo veloce, dove danza tra curve e controcurve con agilità insospettabile per una Ducati vestita da vecchietta, per quanto arzilla. Il limite di tenuta è di tutto rispetto e ci si può divertire a tenere un passo sostenuto senza fatica.

A TESTA ALTA Anche nei curvoni in appoggio si ha sempre una confortante sensazione di rigore e non si avvertono oscillazioni preoccupanti. Nelle curve più lente si apprezza la buona neutralità e non capita mai di sentire la moto che prende troppo velocemente la corde. Gli sportivi più accaniti si potrebbero lamentare per la forcella un po' cedevole nelle staccate assassine e per una risposta non sempre corale tra la sospensione anteriore e quella posteriore sullo sconnesso preso al galoppo. Non bisogna però scordare che, pur essendo una Ducati doc, la GT 1000 è e resta una moto con un taglio turistico-modaiolo e anche relativamente economica; con queste premesse non ci si può affatto lamentare.

IN GRAN FORMA Nella marcia normale, tra l'altro, le buche vengono digerite benone e il comfort è ottimo, fatti salvi gli scontati limiti in tema di protezione aerodinamica. Le vibrazioni si fanno sentire appena sulle pedane e sotto la sella ai regimi più alti, che tanto, gira e rigira, sono quelli che si usano meno con il millone Ducati. In questa sua ennesima applicazione il desmo a doppia candela si dimostra ancora una volta in gran forma e attacca a spingere in modo pulito e deciso già sotto i 3.000 giri. La progressione è vigorosa, con un crescendo senza incertezze che culmina in allunghi di tutto rispetto. Il cambio è ben spaziato e permette di sfruttare al meglio la generosità del motore, con innesti puliti e poche incertezze. Lo asseconda bene la nuova frizione, progressiva e modulabile, un aggettivo, quest'ultimo, che descrive bene anche il potente impianto frenante.


Pubblicato da Paolo Sardi, 13/04/2006
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