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Mondiale Endurance:

Rabbia a Le Mans


Avatar Redazionale , il 21/04/07

16 anni fa - Quando il cronometro non basta

Non sempre i sogni si avverano. Partiti con tante speranze, già tornati con tanta rabbia. La nostra avventura a Le Mans si chiude in anticipo e non per colpa nostra


RITORNO ANTICIPATO
Dovevamo essere lì, in pista a fare il warm up. Invece ci ritroviamo tutti su un aereo per tornare a casa, 36 ore prima del previsto. Le Mans si conferma una gara stregata per noi. Stavolta però non è la delusione per un risultato mancato a farla da padrone, ma la rabbia per sentirsi derubati di un risultato acquisito sul campo con le nostre forze. Ebbene sì, l'impegno dei piloti, dei meccanici, di tutti quanti sono venuti a Le Mans anche solo per dare un supporto morale non è bastato. Una moto messa a punto alla perfezione, che è riuscita a mettere dietro 20 quattro cilindri su 70 partecipanti, non è bastata per lottare contro le beghe politiche di un regolamento assurdo e antisportivo.

VALE LA MEDIA La novità per il 2007 è che il tempo di qualifica è la media del miglior giro dei tre piloti, quindi non sarà più il più veloce a qualificare tutti ma tutti devono darci dentro al massimo. Una regola che, se vogliamo, è più giusta della precedente e che ovviamente privilegia il team che ha tre piloti veloci piuttosto che uno solo in grado di qualificarsi e due molto lenti.


LA GARA PIÙ DURA
Dopo l'esperienza dell'anno scorso sapevamo che a Le Mans sarebbe stata dura anche la qualificazione. Qui, più ancora che al Bol D'Or, gli equipaggi arrivano per fare la gara della vita e anche l'anno scorso era stato un giro di Arnoldi a farci rientrare per il rotto della cuffia nei 52 classificati (ci sono poi anche 4 ripescati a discrezione dell'organizzazione).Sapevamo tutto, anche delle estenuanti verifiche tecniche, del box in condivisione, della possibilità di spostamento al venerdì. Tutte cose a cui eravamo ormai preparati. Il week end di gara sembrava essersi messo subito al meglio, invece...

COMMISSARI CURIOSI La Tornado alle verifiche passa senza alcuna difficoltà, se non quella di farsi largo in mezzo ad un mucchio di commissari più curiosi di vederla da vicino che interessati a controllarla. Le prove libere ci vedono ben piazzati e anche il primo turno di prove ufficiali ci dà per tranquillamente qualificati, sebbene gli equipaggi francesi facciano di tutto (guidano da folli e cadono come le mosche, in ogni turno di qualifica c'è almeno una bandiera rossa per rimuovere piloti e moto dalla pista) per centrare il giro buono.

PROVE IN APNEA Noi, consci delle difficoltà, ce la mettiamo davvero tutta, e facciamo volare la Tornado, scendendo drasticamente con i tempi rispetto all'anno scorso e anche rispetto ai test: Arnoldi sfonda il muro dell'1:44 (esattamente 1.44.7) già al primo turno, il sottoscritto migliora di 2,2 secondi rispetto all'anno scorso scendendo a 1.45.5, e anche Bellezza migliora di parecchio anche se non riesce a scendere sotto l'1.46 a causa del traffico in pista. Che stiamo andando forte non lo dicono solo i nostri tempi ma anche i tempi degli avversari diretti con cui ci siamo confrontati l'anno scorso. Gli equipaggi 100 e 136 (entrambi con Suzuki, rispettivamente campione e vicecampione della classe stock nel 2006), ad esempio, non sono nemmeno qualificati.


La ricerca
della concentrazione
prima delle qualifiche
GOMME STREPITOSE Il merito non è solo dei piloti o della moto (che in uscita di curva prende qualche metro dalle avversarie a quattro cilindri ma in ingresso e percorrenza è veloce in modo impressionante) ma anche delle gomme Dunlop capaci di prestazioni esagerate. Ma le Dunlop qui le hanno in tanti e il livello quest'anno a Le Mans sembra essersi ulteriormente alzato.

SENZA RESPIRO Personalmente posso dire di non aver mai guidato così forte in tutta la mia vita, nei 10 giri di qualifica do tutto quello che ho e anche qualcosa in più, mi attacco a tutti i piloti più forti che conosco e finisco esausto con i muscoli a pezzi, come se avessi fatto una 24 ore da solo. Tra l'altro fare i tempi non è nemmeno facile, in pista c'è un traffico pazzesco (70 piloti in pista non sono uno scherzo) spesso ci sono le bandiere gialle, talvolta anche quelle che segnalano olio o sabbia ed è più facile essere ostacolati che trovare il giro buono. Insomma le prove cronometrate di una 24 ore sono più tirate di quelle del mondiale Superbike, ma con il triplo del traffico.


QUALIFICA CENTRATA MA...
Venendo al dunque: la media dei tempi, anche quest'anno ci vede inseriti nei 52 partenti quando ci arrivano i risultati delle prove esultiamo per aver centrato il primo obbiettivo, ma l'arrivo della stampata della griglia provvisioria di partenza ci gela il sangue. Assenti. Non ci siamo, la Benelli è scomparsa dalla griglia di partenza. Come mai?

LARGO AI LENTI La spiegazione è semplice, nonostante ci siamo qualificati con le nostre forze, guadagnandoci la nostra posizione in griglia, dobbiamo lasciare spazio a 5 team permanenti che non si sono qualificati (qualcuno prendendo anche 5 secondi da noi) ma che solo per il loro status di team permanenti hanno il diritto di partire. Come noi altri quattro team. Un cavillo regolamentare che definire antisportivo è il minimo. Inutile discutere per 2 ore in direzione gara, i regolamenti sono regolamenti e giusti o sbagliati che siano vanno applicati.

QUESTO NON E' SPORT Quindi, il significato è questo, io mi iscrivo ad una gara, investo soldi, rischio la vita per qualificarmi e devo lasciare spazio ad un team che si prende 5 secondi al giro e riceve anche dei soldi per partecipare. Questo significa che il team permanente può mandare i suoi tre piloti a spasso per la pista per i 5 giri regolamentari (il minimo necessario per qualificarsi) piazzarsi ultimo e avere la certezza di partire. Spiacente signori ma io non ci sto, se le gare sono queste allora lascio subito perdere. Quello che vale in pista sono, da sempre, i tempi sul giro: chi va più forte parte, chi non si merita di partire va a casa, che sia team permanente o no. Ma evidentemente in questo mondo non è più così.

SOLIDARIETÀ Allo scoramento è subentrata la rabbia, la voglia di dimostrare quanto bene potessimo fare con la Benelli (e in prova lo abbiamo fatto visto che tutti ci hanno fatto i complimenti per i tempi). E' rimasta mutilata da un assurdo capitoletto scritto da legulei che con le moto hanno poco a che fare. Una regola talmente nota che non la conosceva nessuno, tanto che dopo la nostra scomparsa dalla griglia c'è stata una processione di team manager (anche di team permanenti) nel nostro box a chiedere come mai eravamo stati estromessi dalla partenza.

PENSIAMOCI SU Dopo le dovute spiegazioni tutti esterrefatti a chiedersi che cavolo di regola sia mai questa e a mostrarsi solidali con noi, ma intanto abbiamo dovuto lasciare il box... Io so solo che la fiducia di tutto il team in questo campionato è stata fortemente compromessa. La voglia di mollare tutto, credetemi, è davvero grande. Perché le gare sono gare e può succedere di tutto, puoi cadere, rompere i motori, uscire per tuoi demeriti, queste cose fanno parte del gioco e le devi accettare. Ma se le cose stanno come a Le Mans, accettare di tornare a casa il venerdì è davvero impossibile.


La nostra
Tornado esposta
al Pit Walk
RISPETTO PER IL PUBBLICO Nonostante tutto, nonostante avessimo voglia di mandare tutti a quel paese, abbiamo rispettato il pubblico (che per fare il pit walk paga 400 €...), abbiamo esposto la moto per il Pit walk, mostrato una Tornado subissata di foto, firmato persino qualche autografo. Poi abbiamo caricato armi e bagagli e siamo venuti via. Perché se già dover lasciare il box era una cosa insopportabile, veder correre al posto nostro chi non se lo merita è davvero troppo. Da queste righe posso per il momento solo ringraziare Max (ha perso le notti a preparare le moto) Paola, Flavio, Valerio, Pierangela, Maurizio, Arrigo, Danilo, Daniel, tutti quelli che hanno lavorato come pazzi per realizzare un sogno. E tutti quelli che ci hanno sostenuto. Come voi, per esempio.


Pubblicato da Stefano Cordara, 21/04/2007
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