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Kawasaki KX 2013


Avatar Redazionale , il 23/05/12

11 anni fa - Presentate al grande pubblico le verdone da cross

Non siamo nemmeno a metà stagione del campionato cross che già i verdoni presentano la gamma Kawasaki KX 2013. 250 e 450 tutte a 4 tempi, of course.

GIOCAR D’ANTICIPO Il rispetto delle tradizioni è da sempre tra i valori dei laboriosi giapponesi, ma evidentemente da quest’anno qualcuno ai vertici le ha accartocciate e gettate nel cestino. Se fino all’anno scorso infatti le Case del Sol Levante attendevano ottobre per presentare le rispettive nuove moto da cross, aspettando dunque la fine del campionato, in Kawasaki hanno giocato d’anticipo, presentando le Kawasaki KX 2013 pochi giorni fa. Un bello smacco per chi ha iniziato a correre con il MY 2012.

NEWS O NON NEWS? Le novità in arrivo sulle Kawasaki KX 2013 possono apparire di dettaglio a un occhio inesperto, ma chi non è dell’ambiente non sa quanto sia esigente la clientela in questo settore. A detta degli ingegneri Kawa, il motore della Kawasaki KX250F ora ha un allungo maggiore pur mantenendo la stessa schiena, ovvero la coppia, del MY 2012. All’uopo il cilindro è più corto per aumentare il rapporto di compressione (si passa da 13,5 a 13,8:1), gli alberi a camme si dotano di nuovi profili e i condotti dell’aria si accorciano come il terminale di scarico ora più corto di 30 mm che, tra le altre cose, consente di rientrare nelle più severe norme acustiche (94 dB). Chiaramente anche tutta la termica, comprensiva di pistone e biella, è stata adattata alle nuove esigenze. Confermato invece il launch start, sistema di assistenza alle partenze.

MAPPA VERDE A livello di mappature, sulla KX250F 2013 sarà possibile selezionare tre diverse mappe in funzione dei terreni di gara (Standard, Hard per terreni duri e Soft per terreni morbidi). Ciliegina sulla torta, a chi non bastassero le tre mappature trova tra gli optional un kit di settaggio iniezione comprensivo di Software Racing KX, controller dell'ECU, i supporti e un cavo USB. Sarà dura per gli altri fare una moto più specialistica.

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QUOTO IN PIENO Anche a livello di ciclistica le modifiche non sono poche. Telaio più stretto di 4 mm, leveraggi rivisitati e mono rivisto nella parte ammortizzante possono sembrare poca roba. Ma per chi ancora storce il naso, Kawasaki risponde con una forcella che, ai crossisti più smanettoni, potrebbe causare un impulso ormonale più intenso di Adriana Lima in topless. Si tratta della forcella SFF di Tipo 2, che tra le altre caratteristiche annovera quella di utilizzare lo stelo sinistro come parte smorzante, quello di destra come gruppo molla. Con notevoli vantaggi a livello di effetto smorzante, primo fra tutti una riduzione dell’attrito causata dalla singola molla. Quasi dimenticavo: gli steli ora sono da 48 mm contro i 47 di prima.

450 BUONI MOTIVI Se la 250 gioca l’asso sull’allungo, per il 2013 la sorellona 4 e mezzo si è pompata ai bassi e medi regimi. Come hanno fatto in Kawasaki? Semplice: con modifiche simili ma diverse al 250 (a meno dei condotti d’aria e del silenziatore che sono rimasti identici), ma che nel caso della Kawasaki KX450F vanno nella direzione opposta. Camme, pistone, biella, tutto è cambiato nella rincorsa a una maggior schiena ai bassi e medi regimi, senza snaturare la classica erogazione Kawa. Anche per lei di conseguenza, tre mappe selezionabili più kit iniezione come optional.

NON SOLO MOTORE Ma anche tutta la struttura si è adattata alle nuove prestazioni, a cominciar dalla forcella: del tipo PSF (Pneumatic Spring fork), utilizza aria compressa al posto delle classiche molle. Più unico che raro, la Kawasaki KX450F è la prima moto al mondo a montare una forcella simile. Volete mettere il poter regolare il precarico con una pompa da bici? Il mono di per sé non è cambiato, a meno della taratura rivista. Le altre modifiche degne di nota comprendono pedane regolabili più basse, piastra di sterzo con posizione regolabile, manopole più lunghe e, in generale, una rinfrescata all’estetica e all’ergonomia (es. nuovo portanumero e parafango). Dopotutto anche l’occhio vuole la sua parte.


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 23/05/2012
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