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Prova su strada

Io come Vale: in sella alla Honda RC 211 V


Avatar Redazionale , il 06/11/03

20 anni fa -

Un giro, un solo giro ma emozioni a valanga in sella alla RC 211 V del dottor Vale. L'ultima Honda di Valentino ci ha svelato i suoi segreti sul circuito di Barcellona. Tensioni, emozioni e gioia di un tester catapultato nella dimensione del campione del Mondo. Per un giro.

La MotoGP porta inciso in modo indelebile quella scritta ben in vista tra i protagonisti: Honda Rc 211V, Valentino Rossi. Sì, perché la massima categoria del motociclismo ha in questo matrimonio il miglior lasciapassare per entrare nelle case di tutti anche i meno appassionati di due ruote. Ne parlano le casalinghe che dicono, "che con quella faccia da furbetto" è incredibile che bastoni tutti. Bene la coppia più bella del mondo si è separata, ne gioiscono i vari Gibernau etc, un po' meno la Honda e l'HRC e meno ancora la RC 211V che come premio per aver vinto il mondiale è stata costretta a due giorni di violenze e orrori pur di far contenti una piccola schiera di giornalisti e qualche pilota vero.

L’IMPORTANTE E’ ESSERCI

E io c’ero. La stessa situazione si era presentata un paio di anni fa al test dell'ultima Nsr, la due tempi 500 per intenderci, sempre di Valentino Rossi, che aveva abdicato in favore della RC211V. Questa cosa fa riflettere un poco, è come se a me toccasse l’onore di guidare sempre l’ultima moto di Vale: l‘ultima 500 due tempi prima, l’ultima Honda poi.

BARCELLONA? NE HO GIÀ SENTITO PARLARE L'emozione, ancora seduto in redazione, è grande e non basta il camera bike della pole del campione del mondo, scovata su internet a rasserenare Il mio animo agitato. Di Barcellona conosco solo le Ramblas, il centro storico e il porto, il circuito non so nemmeno dove sta!

IN PISTA CON COLIN

I giorni scorrono veloci e trovarsi catapultato la mattina del 4 novembre nel grande paddock del circuito spagnolo, mette un poco di soggezione. E' di poche ore l'annuncio della separazione ufficiale della coppia più bella del mondo e già in pista ci sono il neo acquisto Colin Edwards ritornato tra le braccia di mamma Honda e Nicky Hayden, che stanno inanellando giri su giri ad un passo analogo a quello della gara con una naturalezza che spaventa.

SINFONIA PER CINQUE

Da fermi quello che sconvolge è la sinfonia del 5 cilindri catapultato a tutto gas lungo il rettilineo dei box. E' impossibile resistere alla violenza con cui annichilisce l'udito, al punto che ogni parte del tracciato può essere seguita a orecchio, tra staccate, percorrenze di curva e uscite a gas spalancato. Bene, mentre gli altri provano, la "mia" moto è lì, in una stasi innaturale, con gli slick neri lucidi, le carene dai colori fluorescenti e quella compattezza che mette quasi a disagio. Sarà lei, proprio la numero 46 ad accompagnarci nel breve giro di flamenco che ci è stato concesso.

JAMES TONT

Della 211 si è parlato tanto, di evoluzione continua da una gara all'altra con nuovi tromboncini sotto la pancia della carena, prima rifiutati e poi indispensabili per vincere. Si è parlato anche di elettronica, entrata prepotentemente nel mondo delle due ruote al pari della Formula Uno. Controllo in partenza, frizione antisaltellamento e comando dell'acceleratore etc. insomma tante sofisticazioni indispensabili oggi per vincere consecutivamente il titolo della MotoGP. Butto un occhio tra le carene di finissimo carbonio nella speranza di intravedere un qualcosa che mi garantisca lo scoop, la certezza di aver trovato il segreto per scalare il podio fino in cima. Ad ogni domanda abbozzata agli uomini HRC, ricevo sorrisini e risposte vaghe, mi tocca dunque setacciare da solo, senza toccare nulla.

GP DI SERIE

La cosa che più sorprende è la pulizia generale, manco la RC fosse una moto di serie. I cavi corrono quasi invisibili dietro carena e cupolino, nulla è fuori posto e scopro così quanto sia compatto il cinque cilindri giapponese, quanto muscoloso sia il telaio con le due grosse travi oblique e quanto ben rifinito sia il grosso forcellone, contornato da un ricamo di metalli leggeri e saldature perfette.

PRIMA DA FERMO

Sono in sella ma solo per finta, visto che il mio nome è in fondo alla lista, dopo quelli di Agostini, Mamola, Reggiani, tanto per citarne alcuni, ho tempo di prendere le misure, come quelli che ai saloni tirano leve e pastrugnano come degli indemoniati per sentirsi un po' padroni della moto che sognano.

In sella si è proprio agio più del previsto

, se non fosse per le pedane decisamente più alte di quanto pensassi di un buon 7/8 centimetri potrei giurare di avere tra le mani i manubri della CBR 600 RR. Cambiano milioni di dettagli, è ovvio, ma la triangolazione sella-manubrio-pedane è più naturale di quanto si possa pensare.

POTENZA COMMUTATA

La strumentazione è essenziale: contagiri analogico che ci sta sempre un gran bene, anche in mezzo a cotanta elettronica, due spie a indicare l'approssimarsi della zona limitatore, un display digitale e un piccolo commutatore a tre posizioni. Inutile sperare in un chiarimento. Deduco quindi che il piccolo switch rappresenti altrettante mappature della centralina e relativa erogazione dei cavalli selezionabili in gara. Già è difficile starle in sella con una mandria di cani sciolti alle spalle pensare di scegliere la cavalleria migliore addirittura impossibile.

A SPASSO CON MINO 

Il tempo delle mele è finito, la manetta del gas in pochi secondi sarà azionata dal mio polso destro. Le verifiche pretest sono professionali, in questa occasione siamo tutti uguali o quasi...( io farò un solo giro). Il motore da trattorino con la gomma piccola da Kart si avvicina allo slick, come abbiamo visto fare migliaia di volte quest'anno, in un attimo il silenzio si trasforma in esplosione, rauco fragore. TAPPI Mi sono anche dimenticato i tappi per le orecchie e supplisco la carenza con pezzo di scottex masticato e appoltigliato, poi spinto a forza nelle orecchie come facevano i motociclisti del Giurassico.

PRIMA DA 140

Ok! In sella, prima in su e la frizione che dolcemente fa percorrere metri con un filo di gas. La partenza è facile come su una moto stradale. Il primo rapporto è un po' lungo (circa 140 km/h), ma sono i postumi di Valencia e del cambio non modificato. Non conoscendo la pista ho tentato di memorizzarla facendo il passeggero insieme ad un certo Mino (che di cognome fa Agostini) in auto e poi osservandola nuovamente nelle decals sparse sulle auto del circuito. Niente, alla prima curva è il buio più totale, la carenza di fosforo non fa tornare un briciolo di memoria e non resta che affidarsi a quel che si vede. Fortunamente, nonostante i continui saliscendi la visuale è ampia e si può azzardare qualcosa.

FACILE

Sta qui la sorpresa di questa moto: si lascia condurre accarezzando appena il gas, già a 5.000 giri spinge piena ma senza scuotere con inaspettata violenza. Poi ci sono gli ingressi in curva, dove la moto scende con una progressione che commuove, scorre pulita, esegue e soprattutto non ci schernisce per questo ritmo prossimo al letargo.

MOMENTO DI GLORIA

Un'ultima curva a destra apre la visuale sul rettilineo. E' il mio momento di gloria, quello del passaggio davanti ai box. Mi tuffo nel cupolino, gas completamente spalancato e con l'aiuto del cambio elettronico, le marce entrano senza chiudere mai l'acceleratore, ogni volta che spingo sulla leva è un nuovo, sempre più forte calcio nel fondo schiena. CARBONIO IN RITARDO E' con il cuore strozzato in gola che arriva la risposta dei freni in carbonio a riportarmi con i piedi per terra. Se non sono in temperatura semplicemente non frenano! si dice che quelli nel leggero materiale rendano oltre i 400°, decisamente più bassa quella per i dischi in acciaio, e non c'è pinza o pompa del freno radiale che tenga la frenata, qui, è semplicemente stellare, ma anomala per chi non è abituato. La prima parte della staccata sembra andare a vuoto, ma quando la febbre sui due Lp della Brembo si è alzata la risposta è definitiva: potenza allo stato puro e una modulabilità a due dita. A questo punto la storia finisce sul più bello, il mesto rientro ai box e la signora del Dottore che finisce tra le avide mani di un altro.

LA BELLA E LA BESTIA La NSR mi aveva colpito ma qui lo stupore è addirittura aumentato. Sorprende pensare quanto facile sia condurre la RC 211V ad un ritmo che per lei è da passeggio. Un gioco da ragazzi che si trasforma in dura lotta quando in palio c'è titolo di campione del mondo. Tutti noi tifosi del bel motociclismo salutiamo così da Barcellona un altro matrimonio vincente che finisce e questa volta la sfida assume tinte ancora più accese. Honda e HRC sanno perfettamente da chi hanno divorziato ed è per questo che promettono per la prossima stagione una moto ancora migliore per battere quel campione di Valentino con la faccia da peste. Il problema è che io, non riesco ad immaginarmi moto migliore di questa


Pubblicato da Marco Selvetti, 06/11/2003
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