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Endurance:

24 Ore di Catalunya


Avatar Redazionale , il 12/07/07

16 anni fa - Una gara lunga un giorno

Dopo le disavventure di Le Mans non abbiamo mollato e siamo tornati in pista per correre una delle gare di durata più prestigiose in Europa. La 24 Hores Catalunya non fa parte del mondiale ma non manca di blasone. L'abbiamo onorata con una prestazione incredibile a cui è mancato solo il risultato finale.

GIOIE E DOLORI Si può essere contenti senza finire una gara? Io dico di sì. Anzi, vista la gara che abbiamo corso direi che dobbiamo essere più che contenti, perché quando un team riesce ed essere costantemente nelle prime posizioni per tutte le prove, finisce 64° per un colpo di sfiga pazzesca ed è in grado di rimontare di nuovo fino alla decima posizione, direi che deve essere orgoglioso di quanto ha saputo dimostrare, in pista e ai box.

VOGLIA DI RISCATTO Ma vado con ordine, e vi racconto come sono andate le cose. Dopo lo schiaffo subito a Le Mans eravamo decisi a mollare tutto, troppo forte la delusione per tutto l'impegno (sia umano, sia finanziario) vanificato in modo così ingiusto. Ma quella malattia incurabile che si chiama passione è troppo forte e noi non sappiamo resistere. Terminata la nostra missione con la Benelli (limitata alla 24 Ore di Le Mans) ci siamo quindi rimessi in pista con le nostre Suzuki e con una voglia di riscatto che va al di la di ogni immaginazione.

TRASFERTA SPAGNOLA L'occasione buona arriva con la 24 ore di Barcellona, una gara che, ingiustamente aggiungo io, non appartiene al calendario mondiale ma che anno dopo anno sta guadagnando sempre più seguito e prestigio anche per i team presenti. Basti sapere che quest'anno al Montmelò sono sbarcati in forze tanti team francesi, il team D'antin e perfino la BMW ufficiale.

LA GARA PIÙ IMPORTANTE Lo spessore dei partecipanti è quindi di livello internazionale, e non a caso questa è giudicata la gara più importante dell'anno in Spagna, ma è bello viverla perché tutto è molto più rilassato che in Francia, e tra i 73 partecipanti si trova di tutto, dal team iperprofessionale (come quelli citati sopra) al gruppo di amici per cui vale prima di tutto la regola di Pierre de Cubertin...

DEDICA SPECIALE Per noi, invece, questa gara ha anche un significato particolare, vogliamo dedicare questa gara a Flavio, un amico, il nostro supporter numero uno oltre che insostituibile uomo-muretto. L'unico al mondo, credo, capace di passare 24 ore di fila a guardare moto che passano a manetta su un rettilineo. Flavio ha avuto un brutto incidente stradale in moto solo qualche giorno prima della nostra partenza e ci ha seguito dall'ospedale. Insomma avevamo qualcosa di più delle solite motivazioni.

UGUALE MA DIVERSA Ho studiato la gara dell'anno scorso fino al minimo dettaglio e, conoscendo i nostri tempi dei test ufficiali sapevo che avremmo potuto fare bene, ma la gara all'inizio si era messa anche meglio di quanto sperato. La 24 ore di Barcellona è una gara atipica, qui al Montmelò ti concedono un giorno di prove a metà giugno, ma in occasione della gara di prove se ne fanno pochine. In pratica le prove sono concentrate tutte al venerdì, dal mattino alla sera, dove si svolgono le prove libere (45 minuti diviso tre piloti), le ufficiali (solo un turno a testa e a cinque minuti uno dall'altro), la superpole e le prove in notturna.

TUTTO IN UNO Tutto concentrato in una giornata e con una sola moto perchéper evitare differenze tra i team più "ricchi" che hanno una moto di scorta e chi invece dispone di un solo mezzo, non è consentito punzonare una seconda moto. Così, oltre a dare il gas meglio che si può, occorre anche stare attenti a non sdraiarsi perché altrimenti gli altri non riescono più a qualificarsi. Oltretutto, per la prima volta, questa gara prevede una superpole per i primi dieci team qualificati e la possibilità di correre in quattro piloti.

SEMPRE IN TRE Ma le regole sono uguali per tutti e a parte il fatto che noi corriamo in tre e non in quattro ci adattiamo senza fatica a quanto richiesto dal regolamento. Come ho detto prima la gara si è messa anche meglio di quanto sperato. Nonostante prove un po' tribolate per un assetto non perfetto (in un paio di punti della pista la moto si muove molto ed è impegnativa fisicamente) fin dalle libere siamo li, nei primi dieci, i nostri tempi sono sempre tra i più veloci e la media dei tre ci consente di accedere alla superpole. Arnoldi in particolare stacca un 1.52.7 che lo piazza nei primi cinque assoluti!


SUPERPOLE L'esperienza della Superpole è bella ma occorre esserci anche abituati. La gomma che ci fornisce Dunlop è talmente morbida che occorre fare piano perfino il giro di lancio per evitare di scioglierla. Una cosa non semplice per chi non è abituato a questo genere di cose, Ivo alla fine conferma la nostra ottava posizione assoluta, mai partiti così avanti e siamo anche primi nella Superstock, direi che possiamo essere soddisfatti.

LA GARA: 24 ORE IN RIMONTA

Poi la gara. L'esperienza insegna che una 24 ore non è mai finita, né in un senso, né nell'altro e noi come al solito non ci facciamo mancare niente, problemi rimonte, giri veloci. Al via Arnoldi è esagerato, alla prima curva è addirittura secondo, l'assetto non è ancora perfetto e la moto a volte si imbizzarrisce un po' e questo porta ad una guida più fisica di quello che ci aspettavamo e soprattutto a stringere leggermente forte i manubri. Ivo rientra senza la manopola di destra che nonostante fosse incollata e legata (come su tutte le moto da corsa) si è sfilata sotto la forza dello stritolamento della sua mano. Qualche minuto per sistemare il tutto e siamo di nuovo in pista, ancora in ottava posizione.

PARAOLIO DISPETTOSO Basta mezz'ora però perché Bellezza rientri con gli occhi fuori dalle orbite e la moto piena d'olio. Il paraolio del pignone, ha deciso improvvisamente che voleva entrare in sciopero, risultato olio sulla gomma posteriore e Ivo che non cade per miracolo. Perdiamo mezz'ora ai box, sembra una vita ma viste le condizioni in cui è la moto è davvero poco. Devo fare i miei complimenti a Max e a tutti i ragazzi per come siano riusciti a rimetterci in pista in fretta: la ricerca di una perdita con la moto rovente e tutta imbrattata non è così banale...

Quando rientro, in sessantaquattresima posizione, sono carico, forse fin troppo perché la troppa velocità in corsia box (dove il limite per questa gara è di 40 all'ora ma ero così inc... che lo avrei superato anche a piedi), ci costa 2 giri di penalizzazione, come se non fossimo già abbastanza indietro.

UN PO' DI TENSIONE Non è che sono molto tranquillo, in verità; dell'abilità Max mi fido ciecamente, ma del paraolio un po' meno per cui il mio primo turno (tra l'altro caldissimo) lo vivo un po' teso, sempre attento a qualsiasi perdita di aderenza anomala. Dico anomala perché, con il caldo che fa, le derapate in uscita di curva sono più la norma che l'eccezione.Il lunghissimo curvone dopo il traguardo si fa (in quarta) sempre con la moto di traverso, e la cosa sarebbe anche divertente se non fosse che le gomme ne soffrono parecchio, la posteriore in particolare è stressatissima da queste interminabili curve a destra in piena accelerazione dove le temperature vanno alle stelle. Impossibile pretendere da lei che duri anche 4 ore come avevamo previsto.

5 ORE CON UNA GOMMA Ma devo dire che le Dunlop si rivelano anche superiori alle nostre aspettative. Nella nostra rimonta le sfruttiamo fino all'ultimo micron di battistrada usandole per molto più tempo di quanto ci avevano detto i tecnici della casa inglese. L'anteriore, in particolare, ha del paranormale. Dopo 5 ore a manetta lo cambiamo giusto per sicurezza, perché a voler guardare sarebbe ancora in eccellenti condizioni. E il posteriore, che ci avevano dato per spacciato dopo meno di due ore, in realtà tiene per due ore e mezza, il tempo di due cambi pilota, visto che i turni di guida durano anche un'ora e un quarto; una vita con questo caldo.

SENZA TREGUA Ma è tutto il team a non poter riposare, perché visto quanto accaduto per noi si prospetta la solita gara di rimonta, 24 ore ad inseguire e a dare in pista tutto quello che abbiamo, lottando con le piaghe sulle mani e con muscoli che alla fine del turno non ne vogliono più sapere di rispondere ai comandi impartiti dal cervello. Ad ogni sosta i massaggi di Daniel e qualche mezz'ora di sonno ci rimettono un in sesto ma una volta in sella la stanchezza arriva sempre prima, anche perché con il pieno la moto va molto bene, ma man mano che il serbatoio si svuota torna un certo nervosismo e la cosa ci affatica non poco.

LA NOTTE COME IL GIORNO Non ci perdiamo d'animo e senza rischiare di passare per immodesto posso dire che di notte abbiamo dato lezioni di guida. Mentre tutti alzano i tempi e si mettono a girare sui 2 minuti al giro o anche di più, c'è una Suzuki nera per cui il buio sembra non sia nemmeno sceso.Tutti e tre di notte continuiamo imperterriti a girare sui tempi del giorno anzi, anche meglio, e per lunghi momenti siamo addirittura i più veloci in pista.

GARA DURA La 24 ore inizia a mietere le sue inevitabili vittime, la BMW ufficiale finisce l'avventura dopo 7 giri causa una rovinosa caduta, la Kawasaki D'Antin si ritira durante la notte con il motore a pezzi, lo stesso succede alla Suzuki del team Càtàlà vincitrice lo scorso anno, la MV nostra compagna di box dopo guai di tutti i generi (problemi elettrici, di surriscaldamento, di cambio) si ritira per caduta.

LA SCALATA La lista dei concorrenti si accorcia e la Suzuki numero 90 scala la classifica a grandi passi. L'alba ci vede già ventesimi, abbiamo risalito 43 posizioni in 6 ore rosicchiando ben 6 giri al primo. La cosa ci rammarica perché, viste le prestazioni, capiamo che gli obbiettivi che ci eravamo posti (primi dieci della classifica assoluta e podio della Stock) erano perfino riduttivi...

NON È MAI FINITA Ma ancora una volta la legge della 24 ore non si smentisce. Dopo un paio di turni con la luce siamo a ridosso dei primi dieci, e continuiamo a guadagnare secondi, l'inconveniente di 20 ore prima appare già lontano e stiamo già per festeggiare un risultato incredibile quando un bullone di una biella (oggetto da una decina di euro) decide che non è più il caso di continuare e cede di schianto sul rettilineo proprio davanti alla nostra postazione. Il risultato è tanto coreografico (fumata bianca manco avessero eletto il Papa) quanto devastante (carter sfondato), Arnoldi parcheggia mesto la moto sul muretto dei box e rientra a piedi. Dopo 20.000 km di pista subiamo quindi la prima rottura meccanica che non poteva arrivare in un momento peggiore...

DELUSIONE La delusione è cocente, a qualcuno scappa anche qualche lacrima, ma l'applauso che gli altri team vengono a tributarci è il segno che la nostra rimonta non è passata inosservata. L'orgoglio ci impedisce di firmare il foglio nel ritiro, finiamo la gara con la moto nel box e nonostante restiamo fermi per un ora e venti, i giri compiuti fino a quel momento sono sufficienti per classificarci comunque in trentaduesima posizione, a metà schieramento. Non era certa questa la nostra ambizione ma le gare sono anche questo e occorre saperlo accettare. Certo in tanti si ricorderanno di quella Suzuki nera...


Pubblicato da Stefano Cordara, 12/07/2007
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