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Wiesmann Roadster


Avatar Redazionale , il 26/03/03

21 anni fa -

Sognate una spider che unisca l'old style britannico con la qualità esclusiva di scuola tedesca? A Ginevra gli osservatori l'avranno notata. Coupé costruita in solaio da due fratelli creativi e intraprendenti. Dal nome armonioso.

Martin e Friedhelm

(e non è l’attacco di una fiaba per bambini) hanno già avuto modo di farsi conoscere nell’ambiente. Risale al 1993 il debutto della prima Wiesmann Roadster pronta alla produzione di serie. Bene: questa, la trecentesima, dà il via ad una svolta nell’attività dei due deutch. Migliorie nel design e nella tecnica, per vincere le timidezze iniziale e puntare al botto. Dare vita alla più ristretta nicchia di auto esclusive.

Due porte, due posti, cofano immenso, rotondità in evidenza. Concediamo la calandra ai due ragazzi, che più che un riferimento nobile è roba Jaguar staccata e riavvitata: tiratina di orecchie. Il resto è fatto di linee marcate, gusto retrò, spirito anglo-americano nelle spalle larghe, nei cerchi possenti, nelle portiere dimensione Barbie. Nessun giaguaro, comunque, che piomba dal cofano, nessun cavallino: spazio a un logo più simpatico, meno dinamico: un geco.

Te lo ritrovi sul centro del volante a tre razze, che guarda, immobile, a destra, sperando di non essere visto. Un attimo dopo rieccolo nelle corone della strumentazione in centro alla plancia. Ti distrai un attimo e schizza in coda, cristallizzato stile "Strega comanda color" sopra alla targhetta del nome. Per finire sui battitacco in alluminio, a dare il benvenuto a bordo. Il geco.

Poi la macchina, molto simile ai modellini che tutti noi avevamo da piccoli, quelle con i laccetti che tenevano chiuso il cofano, con le ruote destinate a saltare in tempo zero. La versione 1 a 1 attira per l’assenza di giunture: un paio per le portiere, una per dare il là alle vistose minigonne, una per il baule. Stop. Già che il cofano si apre in avanti, scoperchiando tutto, passaruota e fiancate comprese.

L’indole artigianale

salta fuori nei dettagli: la capottina ripiegata e abbottonata alle spalle dell’abitacolo, il tappo della benzina che scintilla alla base del lunotto, la schiera di fari circolari che sorride dalla coda, i terminali di scarico che incorniciano luce della retro e fendinebbia.

E dentro, con il profumo della pelle che ricorda il lusso della scelta. Disegno a rombi cucito a mano, per i sedili e tunnel centrale, pomello del cambio appoggiato su una cuffia che ci cresci dentro, crogiuolo di corone cromate che guarda il conducente di sottecchi e pulsante dell’engine start a dominare nella sua discrezione, affogato nel pellame.

Oltre la corona del volante solo un minimo display digitale. A portata di dita, invece, due leve vistose, sempre che si scelga per la trasmissione sequenziale a sei rapporti con tecnologia SMG II (al posto del manuale a cinque marce). E chicche, tipo la manovella dei finestrini uscita dal museo di arte moderna.

Il motore, certo, c’è anche quello. Due varianti per il sei cilindri BMW opportunamente elaborato: la MF30 da 231 cavalli (170 kW) e la MF 3 da 343 cv (252 kW). Mica numeri da gitarella in campagna.

Avete perso la testa per la tedeschina? Tocca contattare i fratelli per dettagli e informazioni. Il numero di telefono è lo 0049.2594.91360 (fax 913649). Il sito: www.wiesmann-auto-sport.de.


Pubblicato da Andrea Sperelli, 26/03/2003
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