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Anteprima: Jeep Grand Cherokee 2005


Avatar Redazionale , il 07/04/04

20 anni fa -

Anche questa volta il logo potevano risparmiarselo. A New York debutta l'attesa Grand Cherokee 2005, nuova da capo a piedi ma con un inconfondibile family feeling Jeep. Per vederla sulle nostre strade bisognerà però portare un po' di pazienza

GENE DOMINANTE

Ti conosco mascherina! Quelle sette feritoie valgono come una prova del Dna: il codice genetico è quello tipico del marchio Jeep. Chi aveva previsto che la nuova Grand Cherokee non sarebbe uscita troppo dal seminato ha dunque colto nel segno. L’edizione 2005 della Suv americana, pur se completamente inedita, si guarda bene dal rinnegare usi e costumi di famiglia, a partire dal look.

A TUTTO TONDO

Oltre alla calandra, molti altri elementi richiamano la tradizione della Casa, primi fra tutti i fari. Nel loro disegno prevalgono le linee curve che hanno fatto la storia della Jeep e che sono state rispolverate in epoca recente dalla Cherokee. A ben vedere qui i cerchi sono due, leggermente sovrapposti e sottolineati da nervature sul cofano, secondo la scuola della "cugina" Mercedes. Tuttavia il legame col passato è comunque forte e chiaro, come ricordano anche i fendinebbia, che a loro volta potrebbero essere stati disegnati da Giotto.

RITORNO AL FUTURO

La carrozzeria cerca di tenere il piede in due scarpe, sforzandosi di proporre qualcosa di nuovo attingendo a piene mani dal passato. La forte inclinazione del lunotto, il taglio dei finestrini e della linea di cintura sembrano infatti ispirarsi alla wagon americane di ieri. Anche le cromature sono al posto giusto: mancano giusto i pannelli in legno perché la citazione sia perfetta.

STRETCH

Della precedente Grand Cherokee resta a prima vista la notevole altezza da terra, mentre le dimensioni sono in crescita. Basti pensare che le carreggiate sono cresciute di oltre 6 cm per capire in che direzione si è mossa la Jeep progettando la vettura. Il colpo d’occhio è davvero notevole e le proporzioni tra i volumi regalano alla linea un effetto stretch tutto sommato personale e gradevole.

TECNOLOGICA

Ciò dovrebbe tradursi in un incremento dello spazio interno, prima non eccezionale quanto meno a livello dei posti posteriori. La plancia ha un disegno più moderno ed elaborato, con una console centrale più importante e sporgente. Novità ci sono anche sul fronte degli equipaggiamenti high-tech, con un nuovo navigatore satellitare, il lettore DVD per chi viaggia dietro e sistemi audio e di comunicazione integrati di ultima generazione.

W L’INDIPENDENZA

E’ però sotto il profilo tecnico che la nuova Grand Cherokee fa registrare le evoluzioni più significative. Dal reparto sospensioni scompaiono gli ormai anacronistici ponti rigidi. Al loro posto vi è una soluzione a ruote indipendenti all’avantreno, che assicura un incremento dell’escursione del 13%. Al retrotreno compare invece un multilink a cinque bracci, mentre sul fronte sterzo entra in scena un nuovo comando a pignone e cremagliera.

DURA QUANDO SERVE

Simili scelte denotano una maggiore attenzione al comportamento su asfalto, confermata anche dal debutto sulla Grand Cherokee dell’ESP e di un innovativo sistema denominato DHS. L’acronimo sta per Dynamic Handling System, che è poi un sistema di stabilizzazione elettroidraulico. Il suo compito è quello di limitare il coricamento laterale del corpo vettura in curva, senza per questo penalizzare troppo il confort quando si marcia in rettilineo.

FREE CLIMBER

Anche in questa nuova serie della Grand Cherokee resta comunque una chiara vocazione fuoristradistica. A parte una versione a due ruote motrici, destinata soprattutto al mercato interno, la gamma sfrutta infatti diversi sistemi di trazione integrale permanente con tanto di ridotte e differenziali a slittamento limitato abbinati a sofisticati cambi automatici sequenziali.

CHE TRIO!

La famiglia dei motori è composta per ora da tre membri, tutti con passaporto americano. Si tratta quindi, manco a dirlo, di tre unità a benzina con cilindrate ben lontane dagli standard italici. La motorizzazione base è infatti il 3.7 V6 che già spinge la Cherokee, seguita a ruota dal 4.7 V8 che rappresenta l’unica eredità lasciata dalla serie precedente. La punta di diamante è invece il 5.7 V8 Hemi già utilizzato su altri modelli del gruppo ma alla sua prima uscita sotto un cofano marchiato Jeep.

CILINDRI PART TIME

Grazie alle doti di tiro di questo motore e alle capacità di un sofisticato acceleratore a controllo elettronico, la Grand Cherokee 5.7 è la prima Suv ad adottare il Multi Dis-placement System, MDS per gli amici. Si tratta di un sistema che, quando al motore non viene richiesta grande potenza, gli consente di funzionare a mezzo servizio e non solo in senso lato. A velocità costante e nelle accelerazioni meno violente lavorano infatti solo quattro degli otto cilindri.

SENZA FRETTA

Questo dispositivo garantisce sulla carta un abbattimento dei consumi nell’ordine del 20% ma, a dirla tutta, rappresenta una misera consolazione per il portafoglio. Per il mercato europeo ed italiano in particolare non resta quindi che attendere che venga deliberata anche la produzione di una versione turbodiesel. Non bisogna tuttavia avere troppo fretta. L’assemblaggio delle Grand Cherokee destinate agli States inizierà a Detroit nel corso dell’estate mentre la catena di montaggio di Graz, in Austria, verrà attivata solo nel 2005.
Pubblicato da Paolo Sardi, 07/04/2004
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