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Nuovi miti:

Spyker C8 Laviolette


Avatar Redazionale , il 28/04/05

18 anni fa - Sharon Stone cambia auto

Tredici anni dopo Basic Instinct Sharon Stone cambia auto. Abbandonata la Lotus Esprit, la quarantenne più sexy di Holliwood passa a una supercar olandese dal nome dolce come il profumo e cattiva quanto lei: Laviolette. Ve la presentiamo in anticipo nel caso non la conosceste ancora. Anche perché la vedrete nel sequel di Basic Instinct, nelle sale dal prossimo anno.

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L'OLANDESINA VOLANTE Trenta secondi in apertura di film prima di finire nel Tamigi, una breve apparizione, sufficiente però per passare alla storia. E' il destino della Spyker, unica casa automobilistica olandese dal glorioso passato (nasce nel 1899) protagonista iniziale del sequel di Basic Instinct, film cult che nel 1992 ha celebrato nel mondo la bellezza di Sharon Stone. Nuovo film e nuova auto. Impossibile non notarla, l'auto.

PEDEGREE NOBILE Trattasi di una Spyker C8 Laviolette, ritratto a tinte forti dell'automobile sportiva pura, con il carattere impossibile di una bella donna della quale, una volta conosciuta intimamente, non si può più fare a meno. Così come le auto prodotte dalla olandese Spyker, nota per le lussuose fuoriserie prodotte all'inizio del secolo scorso, anche per conto della famiglia reale, tornata in vita dopo settant'anni con due modelli: una coupé ed una spider derivate da una comune matrice progettuale.

SERIE ARTIGIANALI La C8 Laviolette,

versione berlinetta della roadster, è un omaggio al progettista belga Joseph Valentin Laviolette, uno dei primi direttori tecnici della Spyker, che nel 1903 progettò la prima vettura a trazione integrale con motore a 6 cilindri. Il modello rappresenta una delle cinque versioni della produzione in piccola serie artigianale iniziata nel 2001 dopo 75 anni di inattività. Le vetture sono costruite nello stabilimento olandese di Zeewolde, con la collaborazione dell'azienda specializzata nella costruzione di vetture da corsa Cavallino Engineering (un nome che parla da solo...).

ESTREMA Sia la C8 che la Laviolette condividono un'impostazione formale estrema, opera del designer olandese Maarten de Bruijn, imposta dal motore in posizione posteriore centrale. Le dimensioni sono molto compatte, con un rapporto architettonico dei volumi teso ad enfatizzare la presenza scenica delle vettura sulla strada: poco più di 4 metri di lunghezza e più di 1,8 metri di larghezza. Le carreggiate sono molto ampie (anteriore 1,4 metri, posteriore 1,58 metri), enfatizzate da parafanghi molto avvolgenti che, verso il volume posteriore, sembrano quasi uscire in aggetto dalle fiancate (la vista è resa ancora più impressionante dalle immense ruote in lega da 18 pollici).

SPACE FRAME L'altezza da terra è molto ridotta

: poco più di un metro per lo spider e 1,2 metri per il coupé. Manco a dirlo, per entrambe il pezzo forte è il peso: 1050 kg esatti per la spider e 1075 kg per la coupé. Entrambi i modelli sono costruiti su uno "space frame" in alluminio prodotto dalla Polynorm rivestito con pannelli in alluminio della Prototype Panels ed in materiali compositi per quanto riguarda i paraurti, costruiti dalla Koni.

TRASPARENTE All'impostazione formale volutamente eccessiva si unisce una grafica di forte impatto emotivo (che potrebbe ricordare alla lontana una Ferrari 250 LM o la rinata Osca disegnata da Spada), con le porte che si aprono in avanti ad elitra e il cofano motore basculante all'indietro. Strutturalmente, la coupé mantiene un feeling ideale con la roadster da cui è derivata per via del tetto completamente trasparente, di chiaro sapore aeronautico (la Spyker costruì anche aerei durante la Prima guerra mondiale). Il risultato d'insieme è apprezzabile, anche so non privo di certi risvolti ingenui, quali una presa d'aria che solca il padiglione in senso longitudinale, di cui riesce difficile capire la motivazione, ma che appunto assimila l'abitacolo al cockpit di un minaccioso aereo da caccia.

CUORE AUDI I muscoli delle fiancate, sia sulla coupé come sulla spider, ospitano gli inviti d'aria dinamici per il raffreddamento del possente motore 8 cilindri a V di 4,2 litri derivato da quello dell'Audi S8, la cui gestione elettronica è stata completamente rielaborata con la collaborazione dell'azienda specializzata Motec LTD di Branbury (questa sì, inglese): dagli originali 360 CV si è passati a due diverse configurazioni di potenza, a scelta del cliente: 405 oppure 456 CV, con una coppia massima di 466 Nm disponibili a soli 3.400 giri.

SUPERSPORTIVA In entrambi i casi, visto il peso delle vetture, le prestazioni bastano e avanzano per farsi ritirare immediatamente la patente su tutte le strade dell'Unione Europea, con l'eccezione delle solite "autobhan" tedesche (ma diciamoci la verità, le avete mai trovate abbastanza libere per potere circolare a più di 110 km/h?): oltre 300 km/h di velocità massima e un'accelerazione da lasciare senza fiato: meno di 4,5 secondi per passare da 0 a 100 km/h. La meccanica prevede un cambio manuale a 6 marce oppure, a scelta, sequenziale. L'ABS è di serie e il controllo elettronico della trazione può essere disinserito (auguri, soprattutto se piove). Le sospensioni a quattro ruote indipendenti.

SU MISURA Quanto ai prezzi, non esiste un listino ufficiale, visto che ogni vettura è praticamente costruita "su misura", ma non si sbaglia di molto se si parla di 230 mila euro e rotti. Ogni cliente in compenso potrà seguire le fasi di lavorazione della propria vettura via Internet, tramite una web-cam collegata in tempo reale con lo stabilimento. Per gli allestimenti è possibile spaziare dalla pelle al carbonio, allo stesso modo si possono ordinare accessori specifici, dai giubbotti in pelle all'ormai immancabile set di valigie costruite su misura (Schedoni docet).


Pubblicato da Redazione, 28/04/2005
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