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2001: come avremmo dovuto essere


Avatar Redazionale , il 02/09/04

19 anni fa -

Chissà se tra vent'anni viaggeremo su mostri come quello esposto a Francoforte dalla Peugeot. Certo, prevedere il futuro è sempre un esercizio difficile. Stando ai nostri padri, per esempio, le auto del 2001 sarebbero state diverse da quelle attuali, sostenute su cuscini d'aria, con linee avveniristiche e joystick per la guida. Come quelle pensate e disegnate da Syd Mead, illustratore e futurologo, assunto nel 1959 dal Centro stile Ford proprio per prefigurare l'auto di oggi.

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La sua è la biografia di un settantenne egocentrico e anche un po' megalomane, tutto immerso nella sci-fi cattiva di Blade Runner e Aliens (due film ai quali ha collaborato per scenografie e costumi), condizionato dalla pseudorealtà iperveloce e sfuocata della playstation Sony e dei videogame Bandai (altri suoi lavori). Questo è oggi Syd Mead, illustratore, futurologo, visionario. Così immerso nella cultura dominante del videogame da non citare nemmeno i primi cinquant'anni della sua vita. Dedicati al disegno (adesso, si dice rendering) delle auto e della vita del futuro. Ma, soprattutto, delle automobili.

Nato a St. Paul, Minnesota, USA, il 18 luglio 1933, Syd Mead, figlio di un pastore protestante, ha scoperto da subito la vocazione per il disegno e l'illustrazione. Non è un designer, in quanto non si è mai preoccupato della fattibilità delle sue affascinanti e intriganti illustrazioni. E' un visionario, una di quelle rare persone che sanno guardare avanti di 30 o 50 anni e le cui intuizioni o forme si ritrovano, appunto, 30 o 50 anni dopo.

Syd ha iniziato a immaginare le auto del futuro nel 1959

, quando è stato assunto nel reparto design della Ford a Detroit. Nel decennio seguente, per la United Steel Corp. (oggi, USX) ha realizzato una splendida serie di libri illustrati, purtroppo introvabili, nei quali ha prefigurato i mezzi di trasporto, le architetture, i vestiti di quella che ha chiamato l'Età dell'Acquario: A.D. 2020.

Che si tratti di automobili è innegabile

: quasi tutte hanno le ruote, di solito quattro e nelle posizioni in cui siamo abituati a vederle. Non mancano veicoli bizzarri come i monoruota a stabilizzazione giroscopica o quelli che si sostentano con cuscini d'aria o levitazioni magnetiche. Le ambientazioni, con il passare degli anni, tendono sempre più allo stile Aliens o Blade Runner, con notazioni un po' morbose (donne di solito nude accanto a esseri di sesso probabilmente maschile fasciati in tute spaziali da Robocop) e architetture sotterranee, orgiastiche, inquietanti meeting point tra umani e alieni.

Molte delle automobili che ha sognato negli anni Sessanta e Settanta lasciano senza fiato

per l'audacia di forme e pensiero, ma anche per la loro concretezza. Si trovano le forme poi realizzate dai grandi carrozzieri, Pininfarina, Bertone, Giugiaro, e gli spunti per le grandi berline e gli SUV (Sport Utility Vehicle) USA di vent'anni dopo. Ma anche gli elementi tipici del design automobilistico di allora, tanto da far sorgere l'eterno dubbio se, anche per Syd Mead, sia nato prima l'uovo o la gallina.

Syd ha lavorato per Giorgetto Giugiaro

realizzando alcuni favolosi rendering di auto Italdesign. Lo stesso ha fatto per la BMW. E' quindi giustificato il dubbio se sia arrivato prima lui con i suoi disegni o Nuccio Bertone con l'Alfa Romeo 33.2 Carabo 1968 e la Stratos Prototipo 1970, oppure Pininfarina con la Ferrari 512S Modulo 1970. O la Carrozzeria Viberti (quella che produceva banali carrozzerie per autocarri e autobus) con il sensazionale prototipo di autobus Golden Dolphin del 1956, sintesi del design aerodinamico à la Raymond Loewy e dell'immaginario di Flash Gordon.

Ripercorrere queste prime opere di Syd Mead è ritrovare le origini della creatività di un illustratore di genio. E' un esercizio stimolante alla ricerca di citazioni e realtà di oggi.


Pubblicato da Aldo Zana, 02/09/2004
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