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iMO, la Melamobile


Avatar Redazionale , il 21/01/09

15 anni fa - Un tentativo di ripensare il concetto di mobilità urbana

Non è un nuovo prodotto Apple e sarà più facile vederla in un aula di tribunale che sulle strade. Ma la iMO di Anthony Jannarelly rappresenta un tentativo di ripensare il concetto di mobilità urbana. Si ispira a tecnologie innovative e semplicità dei prodotti con la mela.

NEXT GENERATION Forse il sito della iMO pecca di ottimismo parlando di "mobilità di nuova generazione". E prima di esultare per lo spirito innovatore di Steve Jobs, che dopo informatica, musica e telefoni si appresterebbe a rivoluzionare anche il mondo automotive, meglio mettere tutto in chiaro. La iMO non è un prodotto e, tantomeno, una proposta Apple ufficiale. Si tratta della creatura di un designer, al secolo Anthony Jannarelly proveniente dall'Università di Cambridge, che dice di essersi ispirato (al punto di "rubare" i segni distintivi) ai concetti tanto cari alla Mela, ovvero semplicità ed essenzialità, oltre che a tecnologie esistenti e perfezionabili, per ripensare un nuovo modo di vivere l'auto.

NO LOGO Sull'appropriazione indebita di logo e look&feel del sito realizzato per l'occasione (un bel modo per farsi pubblicità) decideranno giudici e legali. A noi non resta che guardarla e scoprirne i segreti, per ora solo nei mondi virtuali del rendering, della realtà virtuale. A cominciare dall'impatto con gli occhi che riesce davvero - e non solo per la mela in bella vista - a rimandare alle creature di Jobs. Pulizia estetica, due sole ruote e una cupola di vetro pronta ad aprirsi per accogliere i passeggeri.

GUSCIO MULTIFORME Immacolata e vestita in trasparenza, presenta un guscio in alluminio e policarbonato (completamente riciclabile) che richiama le forme di un monitor, con solo due ruote tipo Segway, da cui riprenderebbe anche le movenze giroscopiche, e forme cangianti non solo nei colori ma anche nelle fattezze volumetriche come ha insegnato BMW con la concept Gina. Anche il muso sembra avere fattezze umane, pronto al sorriso. Ma non si tratta dell'ennesima scatoletta a due ruote. La iMO prevede un mix di tecnologia e vivibilità che - se realizzate - ne farebbero davvero una proposta radicale e rivoluzionaria.

ESCATOLOGICA La propulsione elettrica, tanto per cominciare, con una potenza di 60kW, quanto basta per muoversi nel traffico urbano e in brevi puntate fuoriporta, prevede la possibilità di ricarica veloce tramite presa elettrica. E poi un concetto di fruibilità che, a giudicare dagli schizzi, richiama quello dei carrelli della spesa con tante iMO pronte nelle loro docking station ipoteticamente disseminate per le vie del centro, neppure fossero iPod. Con la ricarica che potrebbe avvenire anche con la corrente elettrica trasmessa direttamente dall'asfalto.

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GESTI DI COMANDO In un contesto del genere, il ponte di comando non poteva rimanere ancorata alle certezze scontate di volante e pedali. La iMO cambia tutto e prevede un'interfaccia olografica (in stile Minority Report) in grado di interpretare i voleri del conducente. Con i movimenti del braccio e della mano si accelera, si frena e si svolta, per una guida ieratica.

FA DA SOLA Ma forse la novità più interessante deriva dal pilota automatico. Anche qui non si tratta di una novità assoluta, auto in grado di guidare da sole esistono giàma si aprono nuove modalità di utilizzo tranquillizzanti. In fondo dopo una dura giornata di lavoro, o se si è ecceduto col bere, perchè rischiare vita e patente? La iMO potrebbe aspettarvi proprio di fronte al ristorante, trasportare da sola i vostri oggetti nel trasloco o anche accompagnare i bambini a scuola: più un Robot-maggiordomo semovente che un'automobile come siamo abituati a concepirla.

SEMPLIFICAZIONE Il tempo dirà se mai vedremo una melamobile. Per stessa ammissione di Jannarelli, una iMO in policarbonato ed ossa potrebbe vedere la luce non prima del 2024, pur sottolineando il fatto che sotto il profilo tecnico si tratterebbe solo di perfezionare e sintetizzare concetti e tecnologie note. Anche se sulla rete non mancano idubbi di chi, con profilo più vicino all'ingegnere che allo stilista, vede la iMO solo come una proposta da guardare ma difficilmente realizzabile.


Pubblicato da Luca Pezzoni, 21/01/2009
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