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Fiat PanDAKAR


Avatar Redazionale , il 11/12/06

17 anni fa - Tu vuo' fa' l'africana.

Il deserto non sarà forse l'habitat naturale del panda ma potrebbe diventarlo per la Panda. La Casa torinese l'ha iscritta addirittura alla Dakar 2007, con la malcelata ambizione di fare molto bene.

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FUORI GLI ATTRIBUTI Per la serie: "Ora vi faccio vedere chi sono io...", la Panda sta davvero per combinarla grossa. Neanche si fosse stufata di sentire i vecchi nostalgici e gli ultrà delle 4x4 dure e pure tessere sempre le lodi della sua progenitrice, la piccola di casa Fiat ha deciso di appendere gli abiti borghesi nell'armadio e di vestire panni dall'esploratrice. Per far vedere di che pasta è fatta, dal 6 al 21 gennaio parteciperà dunque alla Dakar 2007. Roba tosta, per fuoristrada con sotto dei... differenziali così: 8.696 km totali, di cui 5.100 di prove speciali attraverso il Portogallo (si parte da Lisbona), la Spagna, il Marocco, la Mauritania, il Mali e fino alla capitale del Senegal.

NULLA AL CASO L'obiettivo è chiaramente quello di raggiungere il traguardo, senza particolari ambizioni in classifica generale e puntando al limite a ben figurare nella graduatoria della classe T2, quella riservata ai mezzi più vicini alla serie. Rispettando i rigidi vincoli imposti dal regolamento, la Fiat non ha però lasciato nulla al caso, allestendo con cura certosina le due Panda Cross protagoniste della spedizione e ribattezzate - quanto a fantasia, si sa, a Torino sono secondi a pochi - PanDAKAR.

CORAZZATA La parentela con il modello di produzione è evidente. Le novità di maggior spicco sono la presa d'aria sul tetto, i pneumatici artigliati da 15" e le ampie piastre in Avional da 10 mm che proteggono il sottoscocca dai colpi bassi nel fuoristrada. Per il resto è impossibile non notare la scontata chiusura dei finestrini posteriori, con tutta la zona alle spalle del pilota e del navigatore che si trasforma in stiva. Al suo interno trovano posto, tra le altre cose, le piastre in alluminio indispensabili in caso di insabbiamento, due pale, tre ruote di scorta, attrezzi varie e una riserva di dieci litri d'acqua.

CURA RICOSTITUENTE Anche la meccanica è rivista per l'occasione. Il turbodiesel 1.3 Multijet è sottoposto a una cura ricostituente che porta la potenza massima a 105 cv a 4.500 giri, con un picco di coppia di circa 167 Nm a 2.500 giri. Il cambio è a sei marce, con frizione monodisco in metallo-ceramica da 200 mm mentre la trazione è integrale ad inserimento automatico con giunto viscoso e Locking Differential, che assicura l'invio della coppia motrice sulle ruote con più grip. Le sospensioni sono a ruote indipendenti con schema McPherson, davanti, e a bracci tirati, dietro. Su tutte le ruote si trovano ammortizzatori regolabili e freni a disco.

SIGNORI PILOTI Per capire però davvero quanto alla Fiat abbiano preso sul serio la cosa, occorre aguzzare la vista e leggere i nomi dei piloti chiamati a guidare la PanDAKAR. Si tratta di due soggetti che non hanno bisogno di grandi presentazioni: da una parte il mitico Biasion, due volte Campione Mondiale con la Lancia, dall'altra il francese Saby, uno che nei rally e nelle corse africane ha un curriculum alto quasi quanto le Pagine Gialle. Se a tutto ciò aggiungiamo uno spiegamento di forze notevole, con una Fiat Sedici per l'assistenza veloce e tre camion Iveco per il trasporto dei ricambi e dei meccanici, si può dire che a Torino stiano per dare un nuovo senso alla locuzione "Campagna d'Africa".


Pubblicato da Paolo Sardi, 11/12/2006
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