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Avatar Redazionale , il 15/10/07

16 anni fa - La Focus cambia faccia ma è sempre lei

Revamping a metà per la Ford Focus. Il ringiovanimento passa attraverso un chirurgo facciale dalla mano pesante. Il bisturi ridisegna occhi, bocca e proporzioni kinetiche. Mentre sottopelle arriva un cambio a doppia frizione.

IN POCHI Il muso proiettato nel futuro, il corpo ancorato al passato. Oramai lo fanno in pochi. Nel senso che tutte le auto arrivate a metà del cammino vanno a incipriarsi il naso, ma di solito limitando le spese. Troppo oneroso e a volte anche sconveniente: i clienti della prima ora ci rimangono male. Invece la Ford Focus si rinnova senza paura. Strano destino per una berlina tanto rivoluzionaria nello stile della prima generazione, quanto conservativa nella seconda.

NE VALEVA LA PENA? Nel casato Ford tornano sui loro passi. E investono ben oltre i ritocchini fatti di nuove lenti per fari e qualche profilino. Silicone, botulino, creme e bisturi taglienti ridisegnano un viso trapezoidale su un fisico che, prima, si distingueva per understatement elevato a potenza. Il risultato? Apprezzabile, ma lascia interdetti nel complesso. Ne valeva la pena? Evidentemente sì, secondo gli strateghi del marketing.

STILNOVO A fronte di un muso in linea con lo stilnovo Ford, tutto il resto rimane uguale, o quasi. Con le conosciute linee semplici semplici, che sembrano disegnate col righello e il compasso per non offendere nessuno. La correzione di rotta trova motivazioni giuste, in fondo l'unico rimprovero mosso quasi unanimemente da critica e pubblico alla Focus era lo stile troppo piatto. Tutto il resto era da best in class.

TRAPEZIO Inevitabile quindi partire dal frontale. Dove al posto delle linee elementari e semplici arrivano i trapezi. Con fari che diventano spigolosi e allungati in profondità, un cofano che gioca a fare il kinetico, una mascherina meno anonima ridondata in basso da un'altrabocca a trapezio rovesciato. Tutto nuovo e allineato al nuovo credo stilistico del sarto Martin Smith, fatto di giochi di superfici taglienti. Ma con misura. Nel senso che manca la coraggiosa esagerazione della Kuga, ad esempio. Il motivo? Da ricercarsi nella ricerca di equilibrio. Non solo estetico, ma anche di cassa.

INVESTIMENTI Se il cambiamento del frontale, pur richiedendo investimenti consistenti poteva essere deliberato, adeguare tutto il resto dei lamierati avrebbe significato due parole semplici semplici: nuovo modello. Da cima a fondo. Troppo presto per i piani produttivi e commerciali. Di qui il tentativo di raccordare i muscoli con l'eleganza del corpicino. Dove i cambiamenti sono fatti di dettagli. Con i fanali posteriori che fanno da parentesi al lunotto e guadagnano i led.

TITOLARI
Per il resto rimangono confermatissimi gli altri ingredienti che hanno decretato il successo della Focus. Cura nell'assemblaggio e nei materiali. Magari poco appariscenti ma vicini al segmento premium di classe. E guidabilità da far invidia a concorrenti ipercelebrate. Il tutto condito da value for money e aggressività commerciale tipicamente Ford, presumibilmente in crescita visto l'avvicinarsi della pensione. Per la lista completa di optional, versioni e prezzi bisogna attendere la commercializzazione a cavallo col nuovo anno.

MENSOLATA
Anche negli spazi abitativi meritano la segnalazione alcuni ritocchi. Intanto si passa per l'illuminazione degli strumenti dal tristarello verdolino al fiammeggiante rosso. Poi la nuova consolle centrale si allunga in una mensola d'appoggio più capiente e che può integrare sia la presa USB che il tasto di accensione vicino al cambio. Il tutto reso possibile dalla tecnologia wireless che fa tanta scena, ma se nei dintorni dovesse esserci qualche annusatore di codici potrebbe costare cara.

LA VERA NOVITÀ
Tutti cambiamenti importanti ma non decisivi una volta seduti con le mani sul volante, direbbero i maligni. Errore. La vera novità in grado di giustificare il passaggio al revamping della Focus è il cambio a doppia frizione. Sviluppato in Joint Venture con Getrag, dovrebbe riecheggiare per dolcezza e rapidità il DSG del gruppo Volkswagen. Accoppiandosi perfettamente ai propulsori a gasolio.

POWER
Battezzato Powershift, previsto ad oggi solo sul diesel più prestante della gamma, il 2.0 litri da 136 cavalli, non arriva a colmare una lacuna ma il desiderio dei piedi comodi e pesanti. E lascia pregustare una Focus ancora più pimpante nell'uscita dalle curve come nel traffico urbano. Sei marce, modalità automatica e sequenziale, inserimento anticipato del rapporto successivo, il "doppia frizione" si sostanzia in due alberi intermedi che lavorano in parallelo, uno per le marce pari l'altro per quelle dispari.

IMPAZIENTI
Una boccata d'ossigeno estetico-tecnico per allungare il ciclo di vita della Focus. Permettendole di non sfigurare nelle vetrine luccicanti dei dealer Ford. Dove Mondeo e S-max hanno fatto invecchiare tutte le altre sorelle di una generazione. Prevista anche una versione con l'1,6 Tdci particolarmente attenta alle emissioni e ai consumi. Ma la vera rivoluzione che si intuisce dalle linee di Kuga e Verve, arriverà necessariamente con la prossima generazione. Questa è una Focus traghettatrice, per impazienti.


Pubblicato da Luca Pezzoni, 15/10/2007
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