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Anteprima:Mitsubishi Eclipse Concept-E


Avatar Redazionale , il 08/01/04

20 anni fa -

La linea toglie il fiato anche se solo schizzata, ma il fiore all'occhiello è sotto la carrozzeria: un sofisticato sistema di propulsione ibrido, a benzina ed elettrico. Dalla passerella di Detroit ecco l'auto che apre la strada a una nuova stirpe di sportive Mitsubishi. E punta diritto alla TT.

NOME E COGNOME Per fortuna c’è anche il nome Eclipse a fugare ogni dubbio su quale sia il ceppo etnico da cui discende la Concept-E. Diversamente sarebbe stata dura risalire alla paternità Mitsubishi della vettura, tanto lungo è il passo in avanti che compie rispetto alla sua progenitrice, sia dal punto vista tecnico che stilistico.

CATTIVISSIMA Sotto questo profilo, la Concept-E è una sportiva estrema, con mille dettagli che le fanno sprizzare grinta da tutti i pori. Nel frontale, lo sguardo viene catturato dal disegno dei proiettori allo xeno e dalla vorace presa d’aria che si apre nel paraurti, proprio sopra lo spoiler anteriore.

RASOTERRA Quest’ultimo ha una forma così tagliente e radente il suolo che non sfigurerebbe nemmeno come lama spazzaneve. In fondo, fatto che i tecnici Mitsubishi abbiano curato molto l’aerodinamica, appare chiaro anche dalla forma delle minigonne (con scarichi sottoporta incorporati) e dalla presenza al posteriore degli estrattori tipici delle auto a fondo piatto.

MISSILE Due spanne più in alto l’occhio cade sull’aspetto quasi missilistico dei gruppi ottici posteriori a ogiva e, ancora più sopra, si notano due piccole appendici che sormontano il lunotto tipo pinnette di squalo. Nella vista laterale, invece, a rubare la scena sono invece il taglio a goccia dei finestrini e le ruote, tanto grandi che paiono sul punto di schizzare fuori dai passaruota.

PER QUATTRO? Come si intuisce anche dalle immagini, le dimensioni della Concept-E sono compatte (4320 mm x 1855 x 1300). Eppure la Mitsubishi dichiara che l’abitacolo, molto proteso in avanti, può accogliere ben quattro persone. Ok, il passo sarà anche lungo (2635 mm), ma con quel padiglione così spiovente il sospetto è che dietro possano prendere posto solo bambini, gnomi e contorsionisti.

DOPPIO MONITOR Insomma, parlare di 2+2 sarebbe risultato più credibile e onesto... In ogni caso la Eclipse non è una monovolume e quindi, più che ai sedili posteriori, è giusto dedicarsi alla plancia. Questa presenta un andamento a onda e ospita una strumentazione dall’aria futuristica capace davvero di stupire con effetti speciali. Deep Video Imaging e Multi-Layer Display sono le criptiche definizioni che portano alla presenza di due monitor LCD sovrapposti capaci di dare al pilota tutte le informazioni che gli servono (e anche qualcuna in più) oltre che di riprodurre immagini con effetti tridimensionali.

ELETTRIZZANTE Come detto in apertura, la principale attrattiva della Concept –E è rappresentata da un avanzatissimo sistema di propulsione ibrido battezzato E-Boost. Questo si basa su uno schema di trazione integrale in cui le ruote anteriori prendono il moto sia da un motore a benzina 3.8 V6 da 200 kW (ovvero 272 CV) che da un’unità elettrica. Al retrotreno è invece affidato il compito di scaricare a terra i 150 kW (204 CV) erogati da un motore elettrico. Per immagazzinare l’energia necessaria a questo tipo di propulsore, la Concept-E impiega batterie agli ioni di litio ad altissima efficienza. A completare il quadro vi è infine un raffinato cambio manuale robotizzato a sei marce, che può funzionare però anche come automatico tradizionale.

QUALE FUTURO? Nessuno si è ancora sbilanciato a diffondere numeri ma è probabile che con un simile bagaglio tecnologico la Eclipse Concept-E sia in grado di dare filo da torcere a molte accreditate sportive nelle prove di accelerazione, assicurando però nell’uso quotidiano consumi contenuti e un impatto sull’ambiente limitato. Tutti argomenti, questi, che potrebbero portare Mitsubishi a valutare seriamente l’introduzione di questo sistema di propulsione nella produzione di serie, magari anche in tempi relativamente brevi.


Pubblicato da Paolo Sardi, 08/01/2004
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