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Prova

Great Wall H6


Avatar di Mario Cornicchia , il 21/03/14

10 anni fa - Dalla Cina con rigore

Il suo passaporto è cinese ma non è il caso di aspetarsi un prodotto esotico: la Great Wall H6 si avvicina molto ai gusti europei e punta su un buon rapporto tra dotazioni e prezzo per farsi largo sul mercato. Senza dimenticare i cinque anni di garanzia

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GRANDE MURAGLIA Piano piano, ma nemmeno tanto lentamente, i produttori cinesi aggiustano il tiro verso l’Occidente. Great Wall, costituita nel 1984 (!), è una delle prime Case cinesi sbarcata in Italia e che ha l’Italia come unico Paese europeo dotato di una vera rete commerciale (i concessionari sono una settantina). Ora si avvicina all’Europa con una fabbrica in Bulgaria nuova di zecca e con un modello decisamente vicino alla produzione a cui siamo abituati in Occidente. Con la Great Wall H6 o la va o la spacca nel conquistare clienti occidentali.

BELLA PRESENZA Lo stile, disegnato da designer cinesi con il contributo di colleghi europei e americani, è meno originale rispetto alla Hover H5 ma ha quel tocco di già visto che tranquillizza nell’acquisto di un’auto la maggior parte dei clienti. Lo stile della Great Wall H6 è abbastanza omologato a quello delle concorrenti, mi ricorda un poco la Toyota RAV della precedente generazione ma ha anche una bella presenza su strada, non troppo spinto ma nemmeno banale, con frontale sorridente, una coda piacevolmente morbida (il lato più originale) e proporzioni moderne tra passo e sbalzi. Una linea pulita che sopporta bene e, anzi, è valorizzata dal rosso metallizzato Alluring Red. Si paragona a Fiat Freemont per dimensioni (464x182,5x175cm, passo 270cm scarsi) ma si inserisce nel mercato delle SUV medie, quello di Nissan Qashqai e Kia Sportage.

GRANDE BAGAGLIA Dimensioni generose ma non troppo e spazi interni a prova di famiglia, con cinque posti abbastanza comodi in larghezza e in altezza per tutti e un bagagliaio davvero ampio. Il vano è capace di 808 litri con tutti i sedili in posizione (calcolati fino al tetto) ed è anche modulabile, grazie a un ripiano che si può fissare a mezz’altezza, per arrivare fino a 2010 litri e un con piano di carico piatto come un biliardo se si viaggia in due.

A NASO Ok, fino a qui tutto bene, sullo stile ognuno decide a suo gusto, ma vi starete chiedendo com’è la qualità della Great Wall H6. Con la qualità cinese che, quando produce con propri marchi, non si è conquistata finora grandi consensi. Il ricordo più recente che ho di una Great Wall H5 è la guida con i finestrini aperti per l’odore degli interni che mi procurava un poco di nausea. Sul fronte olfattivo la H6 è decisamente occidentale, piuttosto inodore nei suoi interni.

A MANO LIBERA Se uno dei sensi è soddisfatto, anche tatto e vista hanno la loro parte, con lo stile e la qualità degli interni che non sembrano, salvo qualche dettaglio, avere complessi di inferiorità rispetto alla media delle concorrenti affermate. La plancia ha un disegno gradevole, i materiali sono altrettanto piacevoli e un bel display da 7 pollici al centro della plancia per l’infotainment a cui manca per ora la funzione navigatore, disponibile nei prossimi mesi con un aggiornamento software. Anche all’esterno, verniciatura e dettagli trasmettono una buona impressione. Sul giudizio dell’udito lascio un poco di suspense fino alla parte del Come Va.

CINQUE ANNI Per rassicurare i clienti italiani, la H6 è coperta da 5 anni di garanzia e assicurazione di viaggio (auto sostitutiva, soccorso stradale, rientro etc), utile se si viaggia all’estero con la H6, dove non esiste una rete di concessionarie e di officine Great Wall.

MONOMOTORE La scelta del motore è una sola, un nuovo duemila a gasolio da 143 cavalli e 310 Nm di coppia massima a 1850 giri, che consente alla Great Wall H6 consumi medi dichiarati nell’ordine di 6,8 l/100km con emissioni di 175 g/km di CO2. Al momento all’unico motore è abbinato un unico cambio manuale a sei marce e di automatico per ora non se ne parla.

A DUE E A QUATTRO Due sono invece le scelte per la trazione, anteriore o 4x4 on demand. La versione 4WD monta la trasmissione BorgWarner NexTrac che trasmette la coppia anche alle ruote posteriori, in caso di necessità, fino al 50%. Dialoga con la centralina ESP Bosch 9 per gestire al meglio i trasferimenti di coppia tra un asse e l’altro, intervenendo anche in caso di sbandata. Il pacchetto Bosch include controllo di stabilità e trazione, Hill Holder, Abs, assistenza alla frenata di emergenza e cruise control.

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SICUREZZA Dopo la qualità il grande interrogativo su un’auto cinese è quello della sicurezza. La Great Wall H6 è dotata di airbag frontali, laterali e a tendina e, nella versione Premium, di poggiatesta attivi. E i test EuroNCAP? Per ora la H6 ha superato i crash test di omologazione e si è guadagnata i pieni voti nei crash test di ChinaNCAP che hanno parametri più teneri rispetto a quelli europei.

PREZZO Adesso vorrete sapere anche se il prezzo è cinese. La Great Wall H6 2WD è venduta in allestimento One e Star, ed è ben dotata già dal primo livello: cruise control, keyless, sensori per fari e tergicristalli, cerchi in lega da 17” gommati 225/65 M+S, vetri posteriori oscurati, Bluetooth, prese USB e Aux, climatizzatore, infotainment con schermo da 7 pollici e comandi al volante, sensori posteriori con telecamera, controllo pressione pneumatici TPMS, Start&Stop e il pacchetto ESP Bosch. H6 Star aggiunge interni in pelle e climatizzatore automatico. Prezzi da 21.980 a 23.800 euro. H6 4WD è venduta in allestimento Star e Premium, che aggiunge tetto apribile elettrico, poggiatesta attivi e sedili regolabili elettricamente. 26.960 e 27.960, dal secondo semestre 2014. Prezzi non cinesi ma interessanti a fronte anche di 5 anni di garanzia.

COME VA Moderna nello stile e omologata alla maggior parte delle sue concorrenti Great Wall H6 comunica una buona sensazione di qualità già a prima vista. Con vernici brillanti quanto le sue cromature affronta serenamente anche la classica prova portiera. Dall’interno non provengono cattivi odori e i materiali sono in linea con la media del suo segmento. Un bel passo avanti rispetto alla precedente generazione, un passo obbligato per uscire dai confini cinesi dove la H6 vende comunque 40.000 pezzi al mese.

TUTTO QUEL CHE SERVE La posizione di guida è un poco verticale, come piace sulle SUV, ma comunque ben coordinata tra volante e sedile e, anche dopo un paio di ore alla guida, non stanca per nulla. Il motore non è per nulla agricolo, si avvia silenzioso e senza vibrazioni anche a freddo come un moderno turbodiesel deve fare. Ha una erogazione piacevole, regolare anche da poco più di mille giri, inizia a spingere avvicinandosi ai 1500 per fare sentire la cavalleria avvinandosi ai 2000 e prosegue a spingere fino a 4000 giri, cambiando tonalità e diventando meno ovattato e morbido nel funzionamento. Non è un fulmine ma ha tutta la potenza che serve per muoversi brillanti. Il cambio sembra un poco legnoso ma va in realtà trattato con mano decisa, come un cambio sportivo, per farsi apprezzare come preciso e sufficientemente veloce.

VIA COL VENTO Anche in velocità la Great Wall H6 si mantiene silenziosa, sia nell’isolamento della scocca, che non trasmette vibrazioni e rombosità, sia nell’isolamento del rumore di rotolamento delle gomme, sia nella aerodinamica. La parte più rumorosa della H6 è l’impianto di climatizzazione che insiste nel tenere la ventola a velocità fastidiose sulla pelle e per la rumorosità. È una delle ingenuità elettroniche della H6, insieme alle quattro luci di emergenza che si accendono automaticamente anche in caso di frenate non certo da staccata all’ultimo metro. Anche l’automatismo che chiude il tetto apribile sopra i 100 km/h non è per forza un plus, mentre lo sarebbe l’apertura/chiusura al tocco (se c’è non sono riuscito a comandarla).

AMA IL LISCIO Tra le curve la Great Wall H6 è piacevole e piuttosto facile da subito. Lo sterzo è un poco vuoto, un poco leggero e piuttosto demoltiplicato, da fuoristrada quale la H6 non è, ma è facile abituarsi al suo peso e a muovere le mani sul volante più di quanto si vorrebbe. L’assetto è europeo, per niente morbido ma nemmeno rigido e la H6 è sempre piuttosto neutra quando si solleva di colpo il piede dall’acceleratore in piena curva. Nel primo giro di prova in anteprima non ho trovato molte curve con asfalto rovinato ma nelle poche svolte rugose gli ammortizzatori mi sono sembrati adattarsi poco con la tendenza a far scivolare un poco le gomme M+S in coda.

FACCIAMO I CONTI La Great Wall H6 è un’auto che mettiamo al microscopio perché è cinese, anche se costruita in Bulgaria. Ma è mediamente all’altezza delle concorrenti per qualità percepita e piacevolezza di guida. Offre un grande bagagliaio e una dotazione completa già nell’allestimento base con rapporto tra qualità e dotazione in rapporto al prezzo interessanti. Non è tedesca ma non sfigura nel pacchetto di mischia delle SUV medie. L’unico dubbio può rimanere il risultato di un test EuroNCAP. 


Pubblicato da M.A. Corniche, 21/03/2014
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