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Kia Carens 2007


Avatar Redazionale , il 08/11/06

17 anni fa - Ora è più moderna e spaziosa.

La monovolume coreana si rinnova da cima a fondo e cresce anche nelle dimensioni. Disponibile con due motori e tre allestimenti, ora è proposta anche in versione a sette posti.

STESSO NOME Alla fine, del vecchio modello è rimasto soltanto il nome. A ben vedere, però, in Corea avrebbero potuto cambiare anche quello. La seconda generazione della monovolume di taglia media della Kia porta dunque il nome Carens, un appellativo in simil-latino che involontariamente va ad insinuare il dubbio l'auto abbia qualche carenza. Se si pensa però che tra i nomi partoriti (e poi per fortuna bocciati) dal quartier generale per modelli destinati all'Europa pare ci fossero anche "Becca" e "Marcia" forse è meglio così...

CAMBIA FACCIA Al di là delle assonanze infelici, alla nuova Carens non manca davvero niente. Rispetto al modello precedente, il look diventa più sportivo e moderno, chiaramente ispirato a quello della concept Multi-S apparsa al Salone di Francoforte del 2005. Tra i suoi tratti distintivi spicca il frontale, con due fari spalancati in stile cartoon e il cofano motore che si staglia in modo deciso dalla sagoma della vettura. Un elemento, questo, che allontana la Carens dallo stereotipo della monovolume e strizza l'occhio al mondo delle Suv, facendo di questa Kia una specie di crossover. Quale che sia l'etichetta affibbiatale, la Carens ha un'aria piuttosto grintosa per un'auto da famiglia. Il merito va soprattutto alle fiancate massicce, al curioso taglio geometrico della coda e ad alcuni dettagli, come i piccoli faretti fendinebbia.

A TUTTO VOLUME La nuova Carens fa anche segnare un discreto aumento delle dimensioni. Lunga 454,5 cm (+ 5,2 cm), larga 182 (+ 7,2 cm) e alta 165 (+ 4,1 cm), allunga il passo fino a sfiorare i 2 metri e 70. Se a tutto questo aggiungiamo l'adozione di un serbatoio sottilissimo, che permette di abbassare un po' il pavimento, c'è poco da stupirsi che lo spazio a bordo cresca per tutti e in ogni direzione. Al punto che gli ingegneri coreani hanno deciso di offrire la possibilità di ordinare l'auto (con un sovrapprezzo di 600 euro) anche con una terza fila di sedili ripiegabili nel piano di carico e di portare così fino a sette i posti a bordo. Viaggiando in cinque, la capacità del bagagliaio è comunque di 430 dmc, che diventano 2.106 rinunciando anche alla fila centrale.

SOLO DUE LITRI La Carens 2007 arriva in questi giorni nelle concessionarie con due motorizzazioni, entrambe da due litri, una a benzina e una a gasolio. A recitare nel ruolo di best-seller è chiaramente la diesel 2.0 CRDi che, grazie a una turbina a geometria variabile, eroga 140 cv a 4.000 giri, con una coppia massima di 305 Nm a 2.000 giri. La velocità massima è di 187 km/h, con un tempo nello 0-100 di 11 secondi e una percorrenza media di 16,4 km/litro. La Carens a benzina ha invece 144 cv a 6.000 giri e 189 Nm a 4.250 giri, raggiunge i 190 km/h, passa a sua volta da 0 a 100 in 11 secondi mentre con un litro percorre in media 12,3 km. I cambi standard sono manuali, a sei marce per la diesel e a cinque per la CVVT a benzina, mentre per tutte e due è prevista l'opzione automatica a quattro rapporti a 1.200 euro.

TRE PER DUE Restando in tema di equipaggiamenti, i livelli di allestimento previsti sono tre. Quello "base" si chiama Family e ha di serie tra le altre cose il clima manuale, sei airbag, i fendinebbia, le barre al tetto, il sintolettore CD-Mp3, i cerchi in lega da 16". Al livello intermedio si pone l'Harmony, che ha standard anche i sensori di parcheggio posteriori, i controlli elettronici della stabilità e della trazione (Esp e Tcs), gli specchi ripiegabili, il computer di bordo e la corona del volante in pelle. Al top c'è la Class, che in pelle riveste anche i sedili, ha il clima automatico, il retrovisore fotocromatico e i cerchi da 17". Con motore a benzina le tre versioni costano rispettivamente 18.900 euro, 20.400 e 22.100, mentre per le turbodiesel basta sommare 2.000 euro nei primi due casi e 2.200 per la 2.0 CRDi Class che ha in più anche il cruise control.

A PORTATA DI MANO Anche nell'abitacolo della Carens il salto generazionale è ben evidente. La consolle centrale mette il naso tra il pilota e il passeggero, portando la leva del cambio e i comandi secondari a portata di mano del guidatore, mentre bocchette dell'aria circolari danno un ulteriore tocco di modernità. Le plastiche sono durette ma lo spessore dei componenti e la precisione degli assemblaggi fa sì che la qualità percepita sia buona. La plancia ha un andamento piuttosto sinuoso, con una moltitudine di ripiani e vani portaoggetti che semplificano non poco la vita nell'uso quotidiano.

BENE ANCHE DIETRO La seduta è rialzata ma non troppo, per evitare il sempre spiacevole effetto furgone e alla fine solo la leggera inclinazione in avanti del volante ricorda che non si è su una berlina. Se il pilota ha di che sorridere, il suo equipaggio non piange di certo. A bordo i centimetri abbondano, tanto per le gambe, quanto per la testa e le spalle. Anche i due posti in terza fila, omologati per passeggeri alti al massimo 180 cm, sono relativamente comodi. Raggiungerli non è facilissimo ma se si ha l'accortezza di non fare arretrare del tutto il divano posteriore, possono rivelarsi vivibili anche per viaggi a medio raggio.

PRONTA A TUTTO Sin dai primi metri colpisce la notevole leggerezza dello sterzo, che è prontissimo nel far cambiare direzione alla Carens. Complice la buona visibilità, questa Kia mette subito chi guida a suo agio, anche negli spazi stretti, facendo dimenticare in fretta dimensioni non proprio tascabili. Con il salire della velocità, la Carens mette in chiaro quale sia la sua vera indole, quella cioè di una factotum capace di vestire senza difficoltà i panni della grande passista.

SUL VELLUTO La taratura delle sospensioni è piuttosto soffice e digerisce bene ogni tipo di sconnessione, da quelle piccole in rapida sequenza a quelle più pronunciate e secche. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal coricamento laterale che emerge se si butta la Carens in curva con eccessiva irruenza. Basta però adottare una guida pulita per poter affrontare i percorsi misti anche a passo sostenuto e per sfruttare la discreta cavalleria dei motori, anche se nessuno dei due - né potrebbe essere diversamente - ha un temperamento sportivo.

ACQUA CHETA Il duemila a benzina si fa apprezzare soprattutto per l'erogazione pulitissima e lineare. Accetta di buon grado di girare anche ritmi bassissimi e di riprendere senza strappi o sussulti. Sempre silenzioso e discreto, sa prodursi anche in allunghi brillanti ma va sollecitato a dovere con l'acceleratore, visto che il tiro ai medi non è il suo forte. Proprio il contrario del turbodiesel, che sfoggia un notevole vigore quando la lancetta del contagiri balla attorno a quota 2.000 - 2.500. Anche partendo dai regimi più bassi la spinta è robusta e con il salire dei giri la progressione è vivace.

MEGLIO FAR DA SE' In entrambi i casi i cambi manuali si comportano egregiamente, con innesti rapidi e puliti e con una corsa della leva contenuta. Qualche critica va invece all'automatico che, con soli quattro rapporti, fatica un po' in certi frangenti. Capita infatti talvolta che una marcia sia eccessivamente corta e la successiva troppo lunga, cosa che probabilmente non accadrebbe adottando una trasmissione a cinque rapporti. Il consiglio è dunque quello di puntare sul cambio manuale, mentre, sul fronte dei motori, la CRDi resta la scelta vincente per gli stakanovisti del volante. Per chi invece ha la percorrenza media annua molto contenuta e intende tenere a lungo l'auto acquistata, la 2.0 CVVT può essere invece una valida alternativa.


Pubblicato da Paolo Sardi, 08/11/2006
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