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Prova

Dacia Sandero


Avatar Redazionale , il 04/07/08

15 anni fa - Alternativa low-cost alle "solite note"

Sempre e solo low-cost. La Casa rumena si lancia nel mondo delle compatte a due volumi senza tradire la filosofia che ha portato al successo internazionale la Logan. Proposta per ora con motori 1.400 e 1.600 a benzina, la Sandero sarà a breve anche turbodiesel e bifuel. I prezzi partono da 7.350 euro.

ARRAMPICATRICE SOCIALE L'appetito, si sa, vien mangiando. E così, dopo quattro anni di vendite a gonfie vele da parte della Logan, quelli della Dacia hanno deciso di lanciarsi in una nuova sfida. Il ruolo di best-seller in certi Paesi Emergenti come Romania e Marocco e di outsider "minimal chic" nei mercati principali inizia ad andare un po' stretto alla Casa di Pitesti. Alla Dacia sono pronti ora a confrontarsi con le principali protagoniste del segmento B sul loro terreno, cimentandosi in una compatta a due volumi e cinque porte, la nuova Sandero.

SALTO EPOCALE In questo modello la filosofia low-cost resta quella di sempre, ma a cambiare è la confezione, con un look che è finalmente vicino ai gusti della clientela dell'Europa occidentale. Lunga402 cm, larga 174 e alta 153, la Sandero ha una linea senza troppi grilli per la testa, con proporzioni classiche e un leggero taglio a cuneo della fiancata. L'elemento di spicco è il frontale, con fari allungati all'indietro messi in risalto da motivi ad arco che segnano la parte bassa del cofano assieme a un'eventuale barra cromata. In mezzo tengono banco una mascherina a listelli orizzontali, il nuovo stemma della Casa e una presa d'aria trapezoidale che movimenta il paraurti. L'insieme non farà forse girare la testa per strada ma il salto rispetto alla Logan è di quelli epocali. Non è un caso che la tre volumi si stia adeguando con un leggero restyling proprio allo stile della "sorellina".

PARENTI STRETTE Il vocabolo non è usato a sproposito. Il legame di parentela tra le due Dacia è strettissimo. La Sandero nasce infatti sulla stessa piattaforma della Logan con cui ha in comune anche lo schema delle sospensioni, tipo McPherson all'anteriore e interconnesse al posteriore. A fare da denominatore comune ci sono anche un'altezza minima da terra importante (per la Sandero siamo a quota 155 mm) e ampie protezioni per il sottoscocca. Giusto quel che serve, assieme a molle e ammortizzatori extrastrong per avere rapporti occasionali con gli sterrati senza rischiare danni alla salute degli organi meccanici. Per i più avventurosi si segnala inoltre un kit estetico con protezioni più vistose e con finitura metallica, disponibile come accessorio e che dà a questa Dacia un tocco... suvveggiante.

SANA E ROBUSTA Chi sfoggia un aspetto totalmente nuovo è la plancia, anche se i più fisionomisti possono riconoscere qua e là componenti di derivazione Renault. Lo stile è moderno, meno squadrato che sulla Logan, con un più ampio ricorso a plastiche scure, dall'aria più elegante e prestigiosa. Un'altra figura fanno anche i pannelli delle porte, finalmente dotati (almeno quelli davanti) di maniglie degne di tale nome. Complice la nuova veste cromatica, la qualità percepita migliora sensibilmente. Sensazioni a parte, le finiture badano soprattutto al sodo. Di materiali pregiati non c'è traccia. Le plastiche sono in ogni caso di sana e robusta costituzione e gli assemblaggi sono ben saldi.

INCOMINCIO DA TRE Lo zampino Renault si ritrova anche sotto il cofano. Dove la Sandero ripropone una selezione dei motori già visti anche sulla Logan. A comporre la gamma sono inizialmente due unità a benzina. Quanto alla prima, apre le danze un 1.400 da 75 cv e 112 Nm che garantisce uno scatto da 0 a 100 in 13 secondi netti, una velocità massima di 161 km/h e una percorrenza media di 14,3 km/litro. Per chi accusa più frequenti pruriti al piede destro c'è invece un 1.600 da 90 cv e 128 Nm, che liquida la pratica 0-100 in 11,5 secondi, permette di toccare i 174 km/h e si accontenta comunque di un litro ogni 13,9 km. La famiglia Sandero, si amplierà in seguito con l'arrivo di due noti turbodiesel 1.5 dCi da 70 e 85 cv e, cosa più importante per il mercato italiano, di una variante del 1.400 a doppia alimentazione benzina-GPL, attesa per settembre.

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A SETTEMBRE Sempre a settembre inizieranno le prime consegne, a ridosso del "porte aperte" che si terrà nel weekend del20 e 21. Già da subito è possibile comunque ordinare la macchina, visto che prezzi e dotazioni sono già definiti. Ad aprire le danze è la versione base, che fa economia di tutto, anche di un nome particolare, e si chiama semplicemente Sandero. Scarna che più non si può, è priva anche di servosterzo e chiusura centralizzata ma ripaga le rinunce con un prezzo da saldi, di soli 7.350 euro in abbinamento al motore 1.400. Con 8.350 euro si porta invece a casa l'Ambiance con di serie appunto il servo e la chiusura, oltre alla funzione di ricircolo per l'aria e la regolazione in altezza delle cinture di sicurezza. La versionetop è infine la Lauréate, proposta a 9.050 euro con il 1.400 e a 9.550 con il 1.600. In questo caso diventano standard tra le altre cose anche i vetri elettrici, lo schienale posteriore frazionato, i fendinebbia, il telecomando della chiusura centralizzata e il sedile e il volante regolabili in altezza. Ilclimatizzatore manuale è offerto in opzione assieme alla radio sulle Ambiance e Lauréate a 1.000 euro spaccati o da solo a 850. Quanto infine alla Sandero a GPL, proposta a sua volta nelle tre varianti di cui sopra, ha prezzi superiori di 1.700 euro rispetto alla 1.400 ma non si deve scordare l'incentivo di 1.500 euro che riporta il listino quasi al punto di partenza rendendo la doppia alimentazione molto vantaggiosa.

VIZI E VIRTU' Anche se non si sceglie una versione Lauréate, che dispone di sedile e volante regolabili in altezza, la Sandero calza piuttosto bene ai piloti di tutte le taglie. Quale che sia la loro posizione di guida preferita, i comandi sono sempre a portata di mano, salvo quelli dellaclimatizzazione, che alla Dacia hanno il vizio di piazzare troppo in basso sulla console centrale. Tra le buone abitudini della Casa c'è invece sempre il riguardo prestato ai passeggeri posteriori, che possono contare sull'ampio angolo di apertura delle porte e hanno a disposizione centimetri in abbondanza in tutte le direzioni. E lo spazio c'è inoltre per i bagagli, con un volume utile che può andare da 320 a 1.200 litri.

LA MOLLEGGIATA Un risultato del genere è apprezzabile soprattutto perché ottenuto con una carrozzeria dalle dimensioni ragionevolie ben gestibili anche negli spazi angusti. La seduta abbastanza alta, il taglio dei lamierati e le superfici vetrate piuttosto estese offrono una buona visibilità. Questi aspetti, uniti a un diametro di sterzata contenuto, vanno a vantaggio della facilità di guida in città e nei parcheggi. Dei centri storici la Sandero non teme nemmeno i fondi dissestati e i pavé. Grazie a un assetto pensato per affrontare anche le strade disastrate del Sudamerica e dell'Africa, questa Dacia sfodera doti da grande incassatrice e filtra bene le buche. Se le vertebre sono al sicuro, anche i timpani non hanno di solito di che lamentarsi troppo. La silenziosità è discreta; tuttavia, quando s'insite con l'acceleratore, i motori fanno sentire la loro voce fin dentro l'abitacolo.

AL SICURO Le scelte fatte in sede di progetto privilegiano il comfort senza per questo pregiudicare la guidabilità. Il baricentro più alto della media e la lunga escursione delle sospensioni consigliano giusto di sotterrare l'ascia di guerra al volante e di affrontare i bruschi cambi di direzione con la diligenza del buon padre di famiglia. In situazioni normali, e pure ad andature allegre, questa Dacia si muove con disinvoltura e sicurezza, allargando appena le traiettorie con il muso. Anche in caso di emergenza, la Sandero reagisce in modo prevedibile e resta ben controllabile nonostante lo sterzo non brilli per precisione e sensibilità.

MEGLIO PICCOLO Che la Sandero sia più a suo agio nei panni dell'auto da famiglia e della factotum per il tempo libero piuttosto che in quelli della piccola tutto pepe lo dicono poi le caratteristiche dei due motori provati. Il 1.600 da 90 cv si fa apprezzare più per la regolarità dell'erogazione che non per la vivacità. A regalare un po' di brio e a esaltare le doti di elasticità in ripresa pensa il cambio, con rapporti piuttosto corti. Il rovescio della medaglia sta nel fatto di portare il motore a girare altino in autostrada, con la lancetta del contagiri attorno a quota 3.600 quando si viaggia ai 130 Codice. Passando al 1.400, l'assenza di 15 cv non si fa sentire tanto, almeno nella guida di tutti i giorni. Nel traffico o nel misto, a meno che non si viaggi con l'acceleratore a tavoletta, il piccolo di casa Dacia si dimostra così la scelta più azzeccata che si possa fare per ora, in attesa della variante bifuel. La sua progressione lineare e il tiro onesto già dai bassi lo rendono indicato a un uso a 360° che non perda di vista i costi gestione.


Pubblicato da Paolo Sardi, 04/07/2008
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