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Prova

Volvo V40 Cross Country


Avatar di Luca Cereda , il 25/01/13

11 anni fa - Più stilosa con il vestito agreste

Col vestito agreste è più stilosa, ma il suo pane vero è l'asfalto. Dove la Volvo V40 Cross Country sa distinguersi dalla massa

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STILOSA Allroad, Trekking, oppure, come in questo caso, Cross Country. Nomi diversi per ribadire lo stesso concetto, per inventarsi il segmento delle auto esploratrici, che una volta abbandonato l’asfalto non temono di sporcarsi o farsi male. A lungo andare, però, vestirsi da scout è diventata una moda: fascioni in plastica nera e protezioni in alluminio ora sono trendy, un modo per caratterizzare modelli dall’aspetto – in origine - più paludato. In questo la Volvo V40 non fa eccezione, più sbarazzina e stilosa nella sua declinazione tuttoterreno.

SOLLEVATA La differenza la fanno le ruote dedicate, che partono da 16’’ per arrivare a 19’’ (optional), i paraurti neri a contrasto con la carrozzeria, la griglia a nido d’ape e le luci diurne verticali. Ma anche piastre di protezione in alluminio e un portamento più impettito: la Volvo V40 Cross Country ha un assetto rialzato di 4 cm rispetto alla V40 classica, che si riflette nell’abitacolo su una posizione di guida altrettanto sollevata. E’ questa, in estrema sintesi, l’unica differenza tecnica degna di nota tra i due modelli. Il 4x4? C’è, ma al momento è riservato esclusivamente alla versione top di gamma, la T5 turbobenzina con motore 2.5 da 254 cv.

NUDO ALLO SPECCHIETTO Bando a sogni fuoristradistici, non sono affar suo. Piuttosto la Volvo V40 punta a distinguersi per originalità in un segmento dominato dalle solite, note tedesche. Il vestito Cross Country diventa una freccia in più al proprio arco, a un delta-prezzo di listino attorno ai 2.500 euro (praticamente dimezzato dalle offerte di lancio). Gli interni, come gli esterni, riprendono - volendo -  il tema bicolore con sellerie dedicate, in un abitacolo che, per il resto, offre sedili dall’ergonomia di riferimento, montaggi al millimetro e materiali di qualità anche laddove i polpastrelli entrano in contatto con la plastica. Un tocco di classe il retrovisore nudo (manca la cornice), mentre fa storcere il naso il pannello strumenti: troppo piccoli e ammassati i tasti a complemento dei pomelli.

AMICA DEL PEDONE Anche la Volvo V40 Cross Country ama i giochi di luce: ben sette differenti modalità di illuminazione con impostazione “da rosso a blu”, grazie alla quale l’illuminazione si adatta alla temperatura di bordo. Anche la Cross Country, come la V40 standard, ha il quadro strumenti dalla grafica personalizzabile: a seconda che si selezioni “Elegance”, “Eco” o “Performance”, cambia la luce di fondo e cambiano alcune delle informazioni visualizzate sul cruscottino. E come tutte le Volvo ha il pallino della sicurezza, che si riflette nella dotazione di serie ricca di tecnologie amiche, dove si segnalano, tra gli altri, l’airbag a protezione del pedone (vedi correlate) e il City Safety, il dispositivo che aziona la frenata automatica fino a 50 km/h. Tra i chip, come estensione del Volvo On Call per la chiamata d’emergenza, ce n’è uno che permette – tramite apposita application - di comunicare con l’auto a distanza attraverso lo smartphone: se scatta l’allarme antifurto, ad esempio, ti avverte sul telefonino all’istante.

QUI BENZINA Cinque sono i motori disponibili sulla Volvo V40 Cross Country: due a benzina, tre a gasolio. Dei primi, il T4 è un brillante 1.6 turbo da 180 cv e 270 Nm di coppia massima, abbinato in opzione al cambio a doppia frizione Powershift; il T5, invece, è un 2.5 da 254 cv e 360 Nm, che fa coppia fissa con la trasmissione automatica a 6 rapporti Gearbox e con la trazione integrale. Non solo, perché fa pure il più prestante: accelera da 0-100 in 6,1”.

QUI DIESEL Tuttavia, non è un azzardo prevedere che sarà il diesel a fare la voce grossa nelle vendite, in particolare il D2, un 1.6 turbo da 115 cv e 285 Nm di coppia piuttosto frugale (3,8 l/100 km il consumo dichiarato) e pulito (99 g/km di CO2), ma c’è solo con cambio manuale a sei marce. Entrambe i diesel più potenti, invece, hanno il Geartronic optional (+1.995 euro): il D3 2.0 da 150 cv e 350 Nm di coppia, che dichiara di accontentarsi di 4,4 litri di gasolio ogni 100 km, ed il D4, anch’esso un cinque cilindri duemila ma in grado di erogare 177 cv e 400 Nm.

APRITI SESAMO Tre gli allestimenti: Kinetic, Momentum e Summum. In fase di lancio, però, aprirà il listino la versione Nova Plus (con anche Hill Assist e volante in pelle di serie) abbassando il primo prezzo a 26.000 euro (per la D2 manuale), mentre la D3 e la T4 Nova Plus attaccano rispettivamente a 20.300 e 28.000 euro. Per la Volvo d4 si ragiona da 31.150 euro in su, mentre la trazione integrale, esclusiva della V40 T5, arriva a 34.450. Interessati? Nel week-end del 2 e 3 febbraio troverete le porte delle concessionarie spalancate.

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PIU’ QUATTRO V40 Cross Country, alias più crossover e meno berlina. Se si rinuncia alle gigaruote da 19’’ (pur disponibili sborsando quasi 3000 euro) e alla trazione integrale, esclusiva della T5, la vera differenza – oltre a un fattore estetico - si riduce all’assetto rialzato e a una posizione di guida sollevata di 4 cm. Il che, tuttavia, non impedisce di cucirsi addosso una posizione di guida sportiva: i sedili ti abbracciano come un orsacchiotto e hanno regolazioni complete, così come il volante. Guidando arretrati l’unica controindicazione riguarda chi eventualmente siede dietro, cui viene a mancare un po’ di spazio vitale.

IL TERZO SCOMODO Spazio che, sulla Volvo V40 Cross Country, non abbonda in tutti i sensi. In prima fila si soffre meno, malgrado un parabrezza molto inclinato, preludio a un tetto basso: solo i watussi avrebbero di che lamentarsi. In seconda, invece, due ospiti ci stanno bene, ma il terzo già diventa “incomodo”, stretto in una seduta centrale risicata. E nemmeno la capacità di carico del bagagliaio primeggia nella categoria: solo 335 litri (configurabili a piacere grazie alla presenza di un pianale supplementare), che diventano 1.032 a divanetto (sdoppiabile 60/40) abbattuto. La percezione di spazio è anche penalizzata da una finestratura molto stretta, bella a vedersi (da fuori), meno godibile da dentro. Alla guida il dazio si paga nella visibilità posteriore per via del lunotto smilzo, ma con 370 euro di extra (tanto quanto costano i sensori di parcheggio) si può porre rimedio.

BENZINA E BOLLICINE Tolti i sassolini dalla scarpa, il resto è una luna di miele. Sin dalle prime battute. Cominciamo il test con il T4, un 1.6 dal carattere sportivo, nei suoi limiti. Abbinato al cambio a doppia frizione, che asseconda bene le intenzioni del piede con cambiate abbastanza veloci, inizia a spingere sin dai bassi regimi offrendo birra sino a oltre i 6.000 giri. E’ silenzioso, ma non dei più discreti in assoluto. E nemmeno dei più parchi, perché i consumi effettivi si allontanano dal dato di omologazione (6,1 l/100 km nel misto, con cambio automatico), assestandosi tra gli 8 e i 9 l/100 km. Ma è l’ideale per mettere un filo di pepe sulla prova da subito e saggiare le (buone) doti dinamiche della V40 Cross Country.

CON LE UNGHIE Lo sterzo (elettromeccanico) è diretto e preciso, comunicativo quanto basta. Tra le curve la Cross Country si infila agile restando sempre ben aggrappata alla strada anche quando deliberatamente provocata con le maniere brusche, forte di un rollio limitato al minimo. Le sue reazioni sempre composte infondono una forte sensazione di sicurezza, prima ancora di rendersi conto di poter contare su un arsenale di chip, tra cui il City Safety (di serie), che prima rallenta e poi, se necessario, frena la V40 fino per scongiurare un eventuale tamponamento. Il tutto esclusivamente se si viaggia sotto i 50 km/h.

GASOLIO OK A dare stabilità alla Cross Country contribuiscono anche le ruote da 17’’ dell’allestimento Summum, dalla gommatura generosa (e un po’ rumorosa), ovviamente invernale. Nel complesso, però, la V40 è un’auto silenziosa e ben insonorizzata, anche con altri motori. Il D2 è accreditato come bestseller soprattutto per i consumi irrisori, confermati in sede di prova. Spinge appena oltre i 1.500 giri dando il meglio un po’ più avanti, con un allungo onesto e nulla più. I suoi 115 cavalli soddisfano un utilizzo a tutto-tondo della V40, anche se un po' al limite, ma assecondano poco il piacere di guida, impedendo di godersi appieno le qualità della macchina. Tutt’altra musica col cinque cilindri da 150 cv, il D3, molto poco rumoroso e decisamente godibile. Non ha un timbro sportivo, d’accordo, ma ha un’erogazione piena, fluida, concedendo coppia (il picco è a 350 Nm) a ogni minima sollecitazione del piede. Piacevole, perfetto per una guida no-stress, sfoggia un allungo invidiabile all’occorrenza. Il cambio automatico Geartronic non è fulmineo nel gestirne la progressione – meglio ingranare i rapporti manualmente, se si cercano le prestazioni- ma nel complesso il matrimonio è riuscito abbastanza bene.

AWD E la 4x4? Mi sono concesso un assaggio anche della V40 Cross Country T5, ma fatico a trovare un buon motivo per arrivare a spendere così tanto (36.200 euro costa la T5 AWD Momentum). Non essendo certamente un’auto da fuoristrada, malgrado il nome possa trarre in inganno, della trazione integrale gode in termini di maggiore trazione e direzionalità, soprattutto sulle strade un po’ sporcate dalla neve (parte del test si è svolto sulle pendici di Madonna di Campiglio). Ma se non siete maniaci delle prestazioni (il T5, con i suoi 254 cv abbinati al 4x4, è sicuramente esaltante) e non avete il portafoglio a fisarmonica, meglio dirigersi altrove, pena una assidua frequentazione col benzinaio. Probabile che Volvo decida, in futuro, di offrire la 4x4 su cuori più parchi.  


Pubblicato da Luca Cereda, 25/01/2013
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