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Toyota Urban Cruiser


Avatar Redazionale , il 02/04/09

14 anni fa - All'avventura nella giungla d'asfalto

Fiocco rosa nel mondo delle crossover. A maggio arriva questa nuova factotum giapponese, con dimensioni da utilitaria e abito da esploratrice. Due le varianti previste: a benzina con trazione anteriore e turbodiesel con trazione integrale permanente.

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TRIPLA VITA Prima nei panni della concept, poi nella sua veste definitiva di auto di serie, è da un annetto buono che la Urban Cruiser fa parlare di sé. Il tutto senza contare la sua vita parallela con il nome Ist all'ombra del Sol Levante e come Xd sotto le insegne Scion negli Stati Uniti. Ora, dopo una lunga gestazione, per lei arriva finalmente il momento di debuttare sul mercato europeo e italiano, dove sarà protagonista di un classico weekend porte aperte, il 16 e il 17 maggio.

FUORI DAGLI SCHEMI La Urban Cruiser è una macchina che esce dagli schemi classici e che non è facile inserire in una categoria esistente. Il physique du role sarebbe quello di un'utilitaria di segmento B, con lunghezza, larghezza e altezza che misurano rispettivamente 393, 173 e 153 cm. La carrozzeria svolge però il tema della piccola in modo molto originale, con un'aria molto massiccia, il muso un po' imbronciato e una malcelata propensione alle scappatelle sulle strade bianche, pur se con un coefficiente aerodinamico pari a solo 0,315.

A MUSO DURO L'elemento distintivo della Urban Cruiser è senza dubbio il frontale, alto e arcigno, con la mascherina solcata da un unico listellone e con il paraurti surdimensionato. I passaruota non sono da meno, carnosi come se avessero fatto un intervento estetico a base di silicone. Un altro segno particolare è la linea di cintura ascellare, che regala ai lamierati una chiara supremazia territoriale sui finestrini e sul lunotto, in una carrozzeria in cui abbondano le forme geometriche.

ONDA SU ONDA L'interno intona a sua volta una voce fuori dal coro. La consolle ha un andamento a onda, con un'alternanza di superfici concave e convesse. La strumentazione è suddivisa in tre parti, con quella centrale che ospita in un unico indicatore circolare tachimetro e contagiri. Nemmeno la parte davanti al passeggero banale, con un doppio cassettino. Questa non è la sola soluzione furba studiata dagli ingegneri, che hanno disseminato numerosi vani in giro per l'abitacolo. Se la Urban Cruiser si può definire davvero pratica il merito va però soprattutto alla capacità di carico che, con cinque passeggeri a bordo, è comunque superiore ai 300 litri.

SCHEMA CLASSICO Se questa Toyota fa l'originale a livello estetico, sotto la carrozzeria adotta invece soluzioni tecniche piuttosto convenzionali. All'avantreno impiega infatti uno schema tipo McPherson, mentre al retrotreno trovano spazio sospensioni a ruote interconnesse, con assale torcente. A dividere i due assi ci sono 246 cm, non pochiper un'auto di queste dimensioni, a tutto vantaggio dell'abitabilità e delle doti stradali. L'impianto frenate è interamente composto da dischi.

CIFRA TONDA La gamma destinata al mercato italiano si articola attorno a due motori, che hanno come denominatore comune un nuovo cambio manuale a sei marce. Ad aprire le danze è un 1.3 a benzina (anzi, 1.33, come lo chiamano in Toyota) abbinato alla trazione anteriore, dotato di fasatura variabile delle valvole VVT-i e di un sistema Stop & Start che spegne il motore quando ci si ferma per limitare consumi ed emissioni. La potenza massima è di 100 cv a 6.000 giri, con picco di coppia di 132 Nm a 3.800 giri. Su strada questi valori si traducono in una velocità massima di 175 km/h, in un tempo di 12,5 secondi nello 0-100 e in una percorrenza media di 15,2 km/litro.

A(T)TRAZIONE INTEGRALE L'alternativa è un 1.400 D-4D turbodiesel, capace di 90 cv a 3.800 giri e di 205 Nm costantitra i 1.800 e i 2.800 giri. In questo caso la trazione è di tipo integrale permanente AWD a controllo elettronico attivo della coppia. Il giro di parole dice in sostanza che in condizioni normali, di marcia in rettilineo, tutta la potenza è destinata alle ruote anteriori ma in caso di necessità (negli spunti da fermo o in caso di perdita d'aderenza) fino al 50% della coppia può essere inviata alle ruote posteriori. Il pilota ha lapossibilità di bloccare la ripartizione sul rapporto fifty-fifty per cimentarsi nel fuoristrada o superare fondi scivolosi ma il blocco si disattiva automaticamente una volta superati i 40 km/h. Velocità di punta e crono nello 0-100 sono gli stessi della 1.33 VVT-i, con una media però di 17,2 km/litro. In termini di emissioni significa 130 g/km di CO2, record assoluto per un'auto di serie a trazione integrale.

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SPLENDE IL SOL Per il momento, a così tante settimane dal lancio, è ancora impossibile parlare di prezzi esatti. Stando alle voci ufficiose, la 1,33 VVT-i a trazione anteriore dovrebbe comunque avere prezzi dai 17.000 euro in su, mentre per la 1.4 D-4D AWD l'assegno da staccare dovrebbe essere almeno di 20.000 euro. Tutto sommato definita è invece l'articolazione degli allestimenti, che saranno tre:"base", Sol e Luxury. La prima disporrà del controllo elettronico della stabilità, di sette airbag e dello stereo ma avrà il climatizzatore solo a richiesta. Quest'ultimo sarà standard invece sulla Sol, che avrà anche i cerchi in lega, il kit vivavoce Bluetooth, volante in pelle e alzacristalli anche posteriori. La Luxuryinfine metterà sul piatto tra le altre cose anche la chiave elettronica,cerchi bruniti e lo specchietto fotocromatico.

VEDETTA Al volante della Urban Cruiser si siede in posizione rialzata. Pur sfruttando tutta l'escursione in altezza, la seduta resta un po' lontana dal pavimento oltre che leggermente inclinata in avanti. Anche il volante ha una corsa ridotta e alla fine chi ama sedersi in modo sportivo deve fare di necessità virtù, accontentandosi di una soluzione di compromesso. Il lato positivo della cosa è rappresentato da unadiscreta visibilità, nonostante i finestrini abbiano una superficie abbastanza ridotta. Complice il taglio delle lamiere non è difficile capire i reali ingombri e muoversi con disinvoltura negli spazi stretti.

PRENDE TUTTO CON LE MOLLE La vocazione cittadina della Urban Cruiser emerge anche a livello delle sospensioni. Molle e ammortizzatori filtrano bene le buche e passano con disinvoltura sui lastricati dei centri storici. La loro taratura si dimostra comunque buona un po' per tutte le occasioni. Quando l'andatura aumenta la piccola factotum giapponese non fa una piega e continua a muoversi in scioltezza. Nel misto stretto affrontato a passo di fanfara esegue senza tentennamenti gli ordini che arrivano dallo sterzo che, dal canto suo, si fa apprezzare per la precisione.

GIROTONDO Una volta entrata in curva, la Urban Cruiser si appoggia sulle ruote esterne ma senza coricarsi troppo e disegna poi una traiettoria senza sbavature. Lo stesso accade nei curvoni autostradali e pure in presenza di eventuali rattoppi lungo i viadotti. Questa Toyota si dimostra a suo agio nei panni della maratoneta della corsia di sorpasso grazie anche alla buona silenziosità e alla scelta di una sesta che permette ai due motori di tenere velocità di crociera elevate a regimi ragionevoli. Come rovescio della medaglia, la rapportatura lunga del cambio penalizza un po' la vivacità in ripresa e costringe a scalare una o due marce quando si viaggia su strada aperta e si vuole uno spunto deciso.

SENZA FRETTA Ciò è vero soprattutto nel caso della 1.33 VVT-i a benzina. La fasatura variabile delle valvole fa l'impossibile per regalare una progressione fluida e per limitare i consumi ma la cilindrata contenuta e la massa non proprio da peso piuma frenano un po' la grinta. In ogni caso, per viaggiare spediti senza far salire i consumi conviene snocciolare una marcia dopo l'altra. A chi soffre invece di gravi pruriti al piede destro non resta invece che francobollare l'acceleratore al pavimento e sfruttare tutto l'allungo. Con simili caratteristiche, questo motore è la scelta giusta per chi si muove prevalentemente in città e per chi guida senza tanti grilli per la testa.

PIU' BRIO Per un impiego a 360° che comprenda anche qualche puntatina su strade in forte pendenza e magari pure sterrate è invece meglio orientarsi verso il 1.400 turbodiesel. Con la sua curva di coppia più robusta, risponde in modo più vivace a ogni sollecitazione dell'acceleratore, alla faccia. La maggiore esuberanza del motore non mette però in crisi il telaio. Grazie anche alla trazione integrale, la potenza viene scaricata a terra senza problemi e la guida resta sempre pulita.


Pubblicato da Paolo Sardi, 02/04/2009
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