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Prova su strada

Suzuki Celerio


Avatar di Marco Rocca , il 19/11/14

9 anni fa - Spaziosità e agilità sono le doti migliori della Suzuki Celerio

Dopo la Alto, ora è la volta della Celerio, la nuova piccola di segmento A di casa Suzuki. Proposta in tre allestimenti e due motori, offre tanto spazio in 3 metri e 60 di lunghezza. 

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RACCONTAVA UN TALE “Ogni cosa ha la sua bellezza ma non tutti la vedono”, diceva Confucio. C’è chi crede molto nell’apparenza e chi invece bada al sodo, puntando dritto dritto ai contenuti. Una forma di bellezza diversa, se vogliamo, ma che sposa alla perfezione le esigenze di una clientela per cui l’automobile deve essere prima di tutto funzionale. Parlo dell’India, mercato per cui è stata sviluppata e concepita la nuova Suzuki Celerio, che nasce come Maruti Suzuki e che da oggi è disponibile anche in Italia. Una premessa più che doverosa, questa, visto che in Europa la nuova cittadina dagli occhi a mandorla è chiamata a battersi con la best seller Fiat Panda, le rinnovate Renault Twingo e Hyundai i10, e il doppio trio composto da Seat Mii, Skoda Citigo, VW up! oltre che da Citroën C1, Peugeot 108 e Toyota Aygo.

PASSAGGIO DI TESTIMONE Chiamata a sostituire in gamma la Alto, la neonata Celerio è stata completamente riprogettata e, rispetto a quest’ultima, presenta una scocca realizzata con nuovi acciai altoresistenziali, nuovi motori poco assetati e sistemi di sicurezza più avanzati. Ma non finisce qui, perché in 3 metri e 60 centimetri trovano posto anche cinque persone e un bagagliaio da 254 litri. Niente male, per una segmento A.

COME LA VEDO Come detto, la carrozzeria non regala particolari guizzi di personalità. I designer avrebbero potuto sicuramente osare di più, soprattutto guardando indietro alla vecchia Alto (che personalmente trovo più proporzionata). Detto questo, la Suzukina ha tutto quello che serve per rendere piacevole la guida e facili le operazioni di carico di bagagli o passeggeri che siano. Prendete ad esempio il portellone: un vero portellone, bello verticale e con un'imboccatura ampia, che, volendo, spalanca l'accesso a 726 litri di capienza utile a sedili reclinati. Anche la finestratura è generosa, a tutto vantaggio della visibilità dall'interno, punto debole di più d’una citycar.

COSTRUITA PER DURARE La stessa filosofia pragmantica ritorna all'interno della Suzuki Celerio. Dove non ci sono schermi touch screen, né tessuti tecnici che arredano l’abitacolo, e nemmeno materiali ricercati a rifinire la plancia. La verità è che ci si immerge nelle tonalità scure di un abitacolo costruito per durare nel tempo e che fa della semplicità il suo punto di forza. I comandi sono subito lì, a portata di mano, e plastiche rigide ma ben assemblate trasmettono un certo qual senso di robustezza. Ma a colpirmi è lo spazio, decisamente sopra la media in ogni direzione si guardi: di sicuro è questo il punto di forza della Celerio. In 3 metri e 60 due adulti e un bambino possono accomodarsi senza troppi sacrifici e, cosa importante, senza stare con le ginocchia in bocca, come si dice. L’accesso, poi, è facilitato dall’apertura “ad angolo retto” delle portiere. Da cittadina convinta, la posizione di guida sulla Suzuki Celerio è pensata per guardare lontano sulla strada. Questo significa che sono seduto in alto con la possibilità, tra l’altro, di poter regolare a mio piacimento l’altezza del sedile, accessorio offerto di serie e spesso non presente su concorrenti di ben altra levatura.  

SOTTO IL COFANO Due le motorizzazioni previste, entrambe 1.000 benzina a tre cilindri. Ho detto due è vero, anche se a ben vedere hanno esattamente la stessa potenza, 68 cavalli. Cosa cambia? Beh, il primo, sigla di progetto K10B, è il noto 3 cilindri che equipaggiava la Alto, il secondo invece, sigla K10C sfrutta la tecnologia DualJet, ovvero la doppia iniezione per ogni cilindro che consente di contenere i consumi entro la soglia dei 3,6 litri per 100 chilometri, contro i 4,3 del motore più anziano. A favore di quest’ultimo però, c’è la possibilità di poter avere, per 700 Euro, il cambio automatico che per la cronaca è un meccanico robotizzato.

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PIU’ CHIARO DI COSI’ Facili-facili anche le combinazioni di allestimento: L, EASY e STYLE. La prima fissa il suo listino a quota 8.990 offrendo 4 airbag, suggeritore di cambiata e ESP. Un gradino più in alto, per 10.490 euro, c’è la EASY che aggiunge il sistema audio con Bluetooth, vetri elettrici anteriori e aria condizionata. Al top c’è la STYLE, che non si fa mancare vetri elettrici posteriori, 6 airbag e cerchi in lega e sistema audio premium, il tutto per 11.490 euro. Per chi volesse sfruttare i vantaggi del motore DualJet, sappia che potrà sceglierlo solo in abbinamento alla configurazione più lussuosa, al prezzo, non proprio basso per questo genere di auto, di 12.290 Euro. Ultima cosa, due pacchetti opzionali: COMFORT PACK, che prevede fendinebbia e sensori di parcheggio e il CITY PACK, per avere un look “allroad”, per dirla alla Audi maniera, con passaruota, minigonne e protezioni laterali in plastica nera. 

PESO PIUMA Con una massa di soli 880 chili, la Suzuki Celerio dimostra un carattere brillante, perfetto per la città. A onor del vero, non ho potuto provare il nuovo motore con tecnologia DualJet, che per la cronaca verrà venduto a partire da aprile. Ad ogni modo, il tre cilindri da 68 cavalli (K10B) risponde con una bella prontezza al richiamo del piede destro. Le vibrazioni, per quanto congenite a questo tipo di frazionamento, sono ridotte anche al minimo a tutto vantaggio del comfort di marcia.

COMBATTENTE Anche fuori dai confini cittadini, il comportamento dalla piccola Celerio non tradisce mai. Certo, non è fatta per la guida sportiva, e questo era facilmente intuibile, ma devo dire che anche forzando volutamente l’ingresso in curva, la piccola giapponesina rimane composta, con un rollio tutto sommato contenuto e un comportamento facilmente prevedibile. A questo proposito un “più” se lo prende anche il comparto sospensivo, che è riuscito a mandar giù più d’una buca (leggasi voragini, disseminate lungo tutto il percorso di prova) senza batter ciglio. E’ anche vero che i piccoli cerchi in lega da 14 pollici con gommatura 165/65 hanno giocato un ruolo fondamentale, ma la bontà delle sospensioni nello smorzare le sconnessioni è fuori discussione. Promossi il cambio manuale a 5 marce, morbido come un panetto di burro e i freni che possono contare sul sistema di assistenza che, in caso di emergenza, riduce i tempi di reazione.

PRO E CONTRO Tirando le somme posso dire che chi è in cerca di un’auto razionale ed economica per spostarsi in città (e non solo) ha trovato quello che cercava. Certo, non sarà l’auto che vostro figlio vi chiederà in ginocchio a 18 anni, ma come seconda auto di famiglia potrebbe essere la soluzione adatta per chi ha bisogno di tanto spazio e ingombri ridotti. I consumi poi, saranno sempre dalla vostra.


Pubblicato da Marco Rocca, 19/11/2014
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