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Prova su strada

Subaru Legacy/Outback


Avatar di Mario Cornicchia , il 04/11/03

20 anni fa -

I soliti ingegneri con la costellazione delle pleiadi stampata sul camice hanno prodotto un altro gioiellino di tecnica orientale. Vestito e arredato all'occidentale.

COM’E’ Mettere la matita su un’auto come la Legacy e farne una tutta nuova non è lavoro facile. Auto per il vero fighetto, quello vero, quello che ama distinguersi con discrezione e che rifugge orologi coronati e auto stellopuntute, la Legacy ha trovato un posto tra le icone automobilistiche con la versione Outback che, malgrado l’abito bicolore, è tra le regine dell’understatement oltre che tra le auto che vantano numerosi tentativi di imitazione.

INSALATA GRECA

Fortuna che in Subaru è arrivato un nuovo responsabile del centro stile, Andreas Zapatinas. È nato sotto il sole di Atene, ha lavorato in Italia ed è sposato con una italiana. Un po’ di calore mediterraneo se lo è portato anche in Giappone. Così la nuova generazione Legacy è rimasta una Legacy e ha guadagnato eleganza e grinta.

PROFILO CATTIVO

Il frontale riprende il motivo che Zapatinas ha già applicato al resto della famiglia, con i fari che si allargano nei paraurti e con due belle bocche di ventilazione. Il profilo è quello della Legacy ma più filante e le grandi luci di coda che si allungano sulle fiancate sottolineano l’attitudine sportiva. Sul portellone, due piccole luci bianche, a destra la retromarcia e a sinistra il retronebbia a led. Lo scarico sdoppiato e lo spoiler sopra il lunotto rendono il trequarti posteriore piuttosto cattivo.

BEN PIAZZATA

L’effetto sportivo è merito anche della nuove proporzioni: la nuova Legacy è più bassa e più larga. Più bassa di 45 millimetri, più larga di 35, più lunga di 40 e con il passo più lungo di 20. La Outback, con uno stile meno rustico rispetto alla precedente, acquista 25 millimetri in larghezza, 10 in lunghezza e ne perde 40 in altezza, pur mantenendo una distanza minima da terra di 20mm, da vera fuoristrada. Misure che giocano a vantaggio della stabilità e dell’abitabilità. Oltre che dell’aerodinamica: la Legacy conquista un Cx pari a 0,30; 0,34 per la Outback.

OUTBACK

La Outback monta paraurti più massicci con grandi fendinebbia integrati in quello anteriore. Lungo le fiancate e sui parafanghi si protegge con difese plastiche ben integrate con la carrozzeria. Sul tetto, i rail per le barre portatutto sono sporgenti e il cofano ha due nervature longitudinali. Forse una personalizzazione anche troppo elegante e discreta, e il bicolore, arma di lancio della Outback, è disponibile in Italia soltanto con il colore verde abbinato a paraurti e a protezioni grigie. Dicono che altrimenti si confonderebbe con la vecchia Outback… Invece la nuova Outback ha uno stile così pulito che il bicolore le dona ancor più che alla serie precedente.

DENTRO

Gli interni spartani sono un ricordo. Nella semplicità dello stile, senza i voli pindarici di alcune concorrenti, la nuova Legacy ha interni più curati, realizzati con materiali di qualità e, come sempre, ben realizzati. Basta con i materiali un po’ lucidi, in favore di plastiche che appagano vista e tatto, come la parte superiore della plancia che, nella parte centrale, incorpora un cassettino o lo schermo del sistema Gps. La palpebra del cruscotto contiene quattro strumenti circolari definiti da spesse cornici color metallo che donano alla strumentazione un aspetto tridimensionale. La consolle centrale è racchiusa da due cornici in alluminio, è razionale nella disposizione dei comandi ed è rivestita da una plastica dal piacevole effetto alluminio.

LARGHI LARGHI

La cura dimensionale esterna ha portato ancora più spazio all’interno. Ai posti anteriori non manca spazio anche in altezza e sul divano posteriore possono sedere anche ospiti alti senza problemi per le loro gambe. Il bagagliaio, mantiene le dimensioni più che generose della serie precedente, con la possibilità di affiancare quattro valigie grandi senza fatica. E, se si ripiegano in avanti i sedili posteriori, la tendina copribagagli, che non si sa mai dove mettere, ha un posto sotto il piano di carico insieme ad altri oggetti, fino a un volume di 11 litri.

DIETORELLA

Anche Wanna Marchi e le sue cure miracolose nulla possono di fronte all’abilità dei tecnici Subaru. Hanno sviluppato una tecnica di piegatura delle lamiere, una specie di Origami che rende la struttura rigida e leggera. Inoltre, cofano e portellone sono in lega leggera. La Legacy 2.5 pesa 1.390 chilogrammi e la Outback 1.535, circa 100 kg in meno rispetto alla serie precedente. Un peso piuma: tanto per avere una idea, pesa quanto una Audi A4 1.6 Avant. Ma la Legacy è più lunga di quasi 20 cm, ha un motore 2,5 litri e la trazione integrale… E Subaru è sempre attenta a dove mettere il peso, sempre il più basso possibile (il motore è più in basso rispetto alla vecchia Legacy) e sempre ben bilanciato tra lato destro e sinistro. Sulla Legacy e hanno perfino sdoppiato lo scarico (anche per far respirare meglio il motore). Una vera mania della simmetria…

SICUREZZA

Leggerezza non significa debolezza. La vecchia Outback era considerata la più sicura delle sua categoria negli USA (secondo l’IIHS, Insurance Institute for Highway Safety) e la nuova serie migliora ancora: in uno scontro frontale disassato secondo le regole dell’IIHS l’arretramento dell’abitacolo è ancora inferiore. Sempre in tema di sicurezza passiva, poi, la nuova Legacy aggiunge airbag frontali a doppio stadio, airbag laterali bacino/torace, airbag a tendina e poggiatesta attivi. La Legacy si preoccupa anche dei pedoni, con il cofano pronto ad attutire l’urto in caso di investimento e tergicristalli a rottura programmata.

MOTORI

Cavallo di battaglia della Legacy è il quattro cilindri boxer 2.5, radicalmente riveduto e corretto con interventi su testata, sistema elettronico di gestione, monoblocco, pistoni e segmenti, albero a camme, albero motore, scarico… un po’ su tutto, in pratica. Il risultato: 165Cv (+9Cv) a 5600 giri e 226Nm (+3Nm) a 4400 giri. Quanto basta alla Legacy per raggiungere i 206 km/h e contenere il tempo dello 0-100km/h in 9,6 secondi (198 km/h e 9,8 secondi per Outback). Al cinque marce manuale di serie con il classico riduttore delle marce Dual Range si può preferire il quattro marce automatico a controllo elettronico con comando sequenziale Sportshift. Esiste anche un motore due litri da 137Cv, per chi proprio non ha fretta, ed è in arrivo un 3000 sei cilindri da 245 Cv, per chi invece ne ha molta.

MENO ASSETATA

Il miglioramento più consistente, merito anche della carrozzeria più leggera e più aerodinamica, riguarda i consumi: Subaru dichiara 12 km/litro nel ciclo combinato, quasi 9 nel ciclo urbano per la Legacy Touring Wagon. Percorrenze di poco inferiori per la Outback. E, caso raro, i consumi dichiarati con il cambio automatico sono identici a quelli dichiarati con il cambio manuale. Una cura efficace.

EFFETTO CALAMITA

Come tradizione Subaru, anche la Legacy ha la trazione integrale permanente, con differenziale centrale autobloccante per trasferire la coppia sull’asse che ha migliore aderenza. Il cambio automatico, invece, provvede elettronicamente a indirizzare la potenza dove serve al posto del differenziale centrale.

I PREZZI

Il prezzo d’attacco per la Touring Wagon con il motore duemila è di 25.980 euro. La 2.5 costa 30.980 euro, 32.480 la Outback. Cambio automatico (1980 euro), interni in pelle (1.750 euro) e vernice metallizzata (400 euro) sono gli unici optional disponibili. Per il resto Subaru offre tutto di serie sulle 2.5: dalla batteria completa di airbag al climatizzatore automatico, dallo stereo con Cd ai cerchi in lega, dal cruise control ai sedili anteriori riscaldabili, dagli specchi riscaldabili al fantastico tetto apribile maxi, dai sedili riscaldabili ai fendinebbia. Il navigatore Gps Kenwood è montato aftermarket per circa 3000 euro.

COME VA

L’abitacolo della nuova Legacy è un ambiente gradevole nello stile e razionale nell’uso. Il sedile è un po’ alto anche regolando al minimo l’altezza, soprattutto sulla Outback che ha sedili differenti rispetto alla Touring Wagon. Il volante si regola soltanto in altezza, non in profondità, ma l’assetto di guida alla lunga risulta comodo.

PLANETARIO

Il grande tetto apribile offre una piacevole sensazione di libertà, quasi da cabrio. Si apre in due parti: al primo tocco si apre verso l’alto la fetta frontale; insistendo, scorre all’indietro la parte più grande, fino quasi sopra i posti posteriori. Una enorme finestra sulle stelle per incontri romantici.

COMFORT

Pur non essendo imbottita di materiali fonoassorbenti come alcune concorrenti, la Legacy offre un buon comfort acustico, forse non tra i migliori ma comunque adatto a non stancare. La scocca è ben isolata dalla strada ma qualche fruscio aerodinamico disturba un poco e il frullare del boxer si fa sentire, senza essere fastidioso. Il vero comfort deriva dalla guida, senza stress e senza patemi.

EQUILIBRISTA

Il lavoro dei tecnici sul peso dà frutti eccellenti. La Legacy si sente leggera in ogni condizione, agile nelle curve malgrado il passo e la lunghezza complessiva e sempre facile da guidare. Lo sterzo è preciso e ha sempre il giusto peso. Anche sulla neve, pur provando a osare oltre i limiti della prudenza, la Legacy è sempre fedele alla traiettoria o comunque facile da riportare nei binari. La coda, rispetto alla serie precedente, è più leggera ma facile a domarsi. Il telaio ha capacità così sovradimensionate da far venire voglia di provare il tremila da 245 cavalli, che arriverà presto. Freni ben dimensionati e peso ridotto formano una ottima accoppiata, con spazi di arresto contenuti

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BOXER CHE NON ABBAIA

E nemmeno morde. Il 2.5 è un motore tranquillo, con il caratteristico frullare dei motori boxer. Per dare più carattere al boxer i tecnici Subaru hanno però lavorato sullo scarico, con un sound inedito per una Subaru. Un po’ vuoto intorno ai 2000 giri nei rapporti più lunghi, il 2,5 è un motore che ben si presta alla guida fluida, alla guida veloce senza strappi. Per tenere testa alla prova semaforo, però, è necessario far salire l’ago del contagiri verso la zona rossa. Il cambio manuale, facile e a prova di errore nell’uso urbano, asseconda facilmente anche le cambiate sportive e le mezze marce del riduttore Dual Range aiutano a tenere il regime giusto quando serve.

BOXER AUTOMATICO

Con il cambio automatico la musica cambia. Il boxer sembra più generoso e più silenzioso. Anche se sulla carta quattro sole marce sembrano una scelta un po’ démode (ormai c’è chi ne offre anche sette), abbinate al boxer 2.5 sono più che sufficienti. Abbinando al meglio rapporti e curve di coppia il 2.5 sembra un tremila e si viaggia sul velluto. Guida da autista veloce con il cambio in Drive, guida sportiva spostando la leva verso sinistra, verso il selettore del comando sequenziale.

VELOCE E DOLCE Solo spostando la leva e mantenendo il comando automatico, le logiche di gestione cambiano verso attitudini sportive: in curva e se si solleva bruscamente il piede dall’acceleratore evita di inserire inutilmente un rapporto più lungo e in frenata e in accelerazione scala prima. Se proprio si vuole fare da soli, il comando sequenziale è veloce e dolce nelle cambiate e, al contrario di quasi tutti i concorrenti, avvisa con un cicalino se il cambio marcia non è possibile.


Pubblicato da M.A. Corniche, 04/11/2003
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