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Prova

Skoda Citigo 1.0


Avatar di Andrea  Rapelli , il 21/02/12

12 anni fa - Dopo Volkswagen up! e Seat Mii, ecco la Skoda Citigo

Il trio di gemelline si completa: dopo Volkswagen up! e Seat Mii, ecco la Skoda Citigo. Il pianale è uguale per tutte ma gli intenti (e i clienti) sono profondamente diversi.

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TRE FACCE Stesso stabilimento di produzione – Bratislava – tecnica spiaccicata, forme simili. Insomma, il rischio-fotocopia fra le tre gemelline del gruppo Volkswagen è quantomai palpabile. Perché, a guardare la Skoda Citigo dietro e di lato, si fatica a distinguerla dalle sorelline. Diverso il discorso per il frontale, che porta in dote il nuovo stemma Skoda: l'argentea freccia alata s'ingigantisce e uno sfondo nero satinato prende il posto del verdone scuro. 

CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE Lo sforzo di Jozef Kabán, capo del design Skoda, si è concentrato tutto sul frontale della Skoda Citigo ed è dovuto passare sotto il rigoroso sguardo di Walter de' Silva. Il risultato, sulle prime e con certi colori (per esempio il bianco), pare voler accontentare tutti, senza tuttavia spiccare particolarmente per personalità: calandra a sviluppo orizzontale e proiettori tondeggianti, per un insieme che ha poco sapore. Della coda abbiamo già detto mentre la fiancata, pure con le 5 porte, non perde un grammo di pulizia stilistica rispetto alla versione a 3 aperture.

FANTASIA CECA Anche l'abitacolo appare di wolfsburghiana memoria: a cambiare sono principalmente la strumentazione, il volante e i tessuti dei sedili. La plancia, con le sue plastiche rigide – ma ben assemblate – rimane praticamente identica e un filo tetra. Così come la disposizione dei pulsanti che comandano gli alzacristalli elettrici anteriori: uno sul pannello porta sinistro e un altro sul destro. Così, se chi guida è da solo, per abbassare il vetro lato passeggero deve giocoforza allungarsi fino al lato opposto.

5 CONTRO 3 Ok, i vetri posteriori si aprono solo a compasso e le finiture dei pannelli porta sono spartane, con tanta carrozzeria a vista. Tuttavia, già dall'ingresso nell'abitacolo della Skoda Citigo, si scopre che lo spazio non manca. Sarà la forma cubica della carrozzeria o la conformazione dei sedili, sta di fatto che accomodarsi dietro non costa fatica. Il limite, una volta a bordo, sta tutto nell'altezza degli occupanti: se a viaggiare è il quintetto base di basket qualche problema inevitabilmente sorge. Ma, se la statura rientra nella media, non ci si può proprio lamentare, perché testa e gambe stanno comode. Mica poco, considerando che, ad eccezione dei 4 mm di larghezza in più, le dimensioni esterne rispetto alla 3 porte rimangono invariate (3,56x1,64x1,48m). Così come il bagagliaio: da 251 a 959 litri, grazie al divano posteriore abbattibile.

MONOMOTORE …o quasi. Perché per il momento a spingere la Skoda Citigo c'è il solito 3 cilindri mille a benzina declinato in due potenze: 60 (4,5l/100 km, 105 g/km) e 75 CV (4,7 l/100 km, 108 g/km). Non prima di novembre è attesa una versione a metano da 68 CV mentre il cambio robotizzato a 5 rapporti arriverà a metà 2012. Si annunciano – udite udite – pure varianti elettriche: nel caso specifico si tratta della up! (prevista nel 2013) ma ciò non vuol dire che le batterie non possano trovare posto, in un secondo momento, anche sulla sorellina ceca. Quella che sicuramente non vedremo sulle nostre strade è la versione Green Tec, con Start&Stop e recupero dell'energia in frenata.

TOTOSCOMMESSE Per i prezzi ufficiali bisognerà attendere ancora qualche tempo (forse a Ginevra...). Nel frattempo, le indiscrezioni parlano di una cifra vicina ai 9.000 euro per parcheggiarsi sotto casa una Citigo 1.0 60 CV 3 porte Active, l'allestimento base di francescana ispirazione: oltre ai pur apprezzabili 4 airbag e all'ESP offre esclusivamente servosterzo, volante regolabile in altezza, cerchi in acciaio da 14” e divano posteriore abbattibile in un sol pezzo. Per avere quello sdoppiato ci vuole l'Ambition, che aggiunge un bel po' di roba e si propone come la scelta da preferire: peccato però che climatizzatore manuale e radio con lettore cd/mp3 e presa Aux (di serie sulla Elegance) siano comunque relegati nella lista degli optional.

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BOTTE PICCOLA... Risultati Euro NCAP ottimi: come le sorelline, anche la Skoda Citigo si è conquistata le cinque stelle nelle prove di crash. Merito pure del City Safe Drive (optional) capace, tramite un sensore, d'individuare il rischio di collisione e frenare in tutta autonomia fino all'arresto completo dell'auto, senza che il guidatore faccia alcunché. 

COME VA Maneggevole e duretta, la Skoda Citigo affronta con decisione città e fuori: non incolla al sedile ma mostra un certo carattere. Francobollandosi così alle sorelline e fotocopiandone il comportamento.

DOVE CI ERAVAMO VISTI? Il girovita dell'abitacolo è quello delle sorelle e così pure il posto guida: si sta seduti un po' sul trespolo, con una buona visuale su tutto ciò che succede intorno. Perfino in parcheggio, grazie a montanti non troppo ingombranti e lunotto generoso. Il binomio volante (regolabile solo in altezza) sedile – con schienale aggiustabile a scatti – consente a quasi tutti di trovare la giusta posizione, mentre c'è qualche piccola ombra nella disposizione dei comandi: il tasto dell'hazard, pur essendo alto sulla console, si confonde un po' con gli altri e non è immediatamente individuabile, almeno sulle prime. 

VOCAZIONE CITTADINA? Il terreno principe della Citigo sarà senz'altro la città: e allora, se la maneggevolezza e i parcheggi non fanno assolutamente preoccupare (anzi), la risposta delle sospensioni incrina un filo il rapporto. Perché il timbro sonoro appare piuttosto curato ma la taratura è secca, soprattutto su tombini e buche. Un po' più fastidiosa rispetto a quella di una Fiat Panda, per intenderci. Il duo cambio-frizione? Non stanca, anche se con l'automatico sarà indubbiamente un altro vivere.

AH, LE CURVE Dove la città finisce e iniziano le colline la Citigo si prende una piccola rivincita. Dal millino versione 75 CV non ci si possono aspettare miracoli, soprattutto nella parte alta del contagiri: il meglio arriva tra i 1.500 e i 4.000, inutile avventurarsi oltre. Il cambio ci mette del suo: non è precisissimo negli innesti ma si salva in morbidezza, con rapporti pensati in chiave contenimento dei consumi. Prese le misure a prestazioni non certo vivaci (0-100 in 13,2 secondi, 171 km/h) s'inizia a godersi la fedeltà dello sterzo, forse il comando migliore del segmento, e il rollio piuttosto ridotto. Così, pur con un sottosterzo di fondo sempre presente, si entra in curva un po' più composti e precisi rispetto alla Panda, che soffre la taratura più soffice delle sospensioni e uno sterzo leggermente meno preciso.

NIENTE PAURA Esagerando con il gas, la Citigo allarga dolcemente e basta diminuire la pressione sul pedale destro per vederla rientrare in traiettoria senza protestare troppo. Un comportamento, coadiuvato da un ESP che difficilmente si sente in dovere di dire la sua, pensato proprio per non mettere in crisi i guidatori in erba.


Pubblicato da Andrea Rapelli, 21/02/2012
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