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Prova

Range Rover Sport TDV6


Avatar Redazionale , il 20/05/05

18 anni fa - Sarà la regina della famiglia Sport.

Last but not least, la versione turbodiesel arriva a ruota delle sorelle a benzina. Con una corona in testa che non lascia dubbi: sarà lei la regina della famiglia Sport.

IN INCOGNITO In una foto di famiglia è quasi impossibile riconoscerla. La TDV6 non ha terminali di scarico cromati e la mascherina scintillante della Supercharged, ma rispetto a una 4.4 in compito si fa davvero arduo. La carrozzeria è quella nota, con il parabrezza sfuggente e un'aria atletica come poche altre, realizzata però nel rispetto dello stile della Casa. C'è dunque una netta predominanza di linee tese e di forme geometriche, che solo qua e là si rigonfiano e lasciano trasparire la presenza di muscoli possenti, come nella zona dei parafanghi e dei sottoporta.

SU SOLIDE BASI

I dubbi sull'identità svaniscono invece come d'incanto se si ha modo di capire che quella che si ha davanti è una versione S, allestimento base offerto proprio soltanto con la motorizzazione 2.7 TDV6 e unico dei tre disponibili ad avere i sedili in tessuto. Visto il prezzo di 50.500 euro, va però da sé che base è sinonimo di povero, bensì meno ricco; sembra una sottigliezza ma non lo è. Della dotazione di serie fanno infatti parte, tra le altre cose, sei airbag, i cerchi in lega da 17", il clima automatico, lo stereo CD, il cruise control e i sedili elettrici.

SEMPRE PIU' RICCA

Con 55.300 euro si acquista invece una SE, che in più offre i fari bi-xeno, i sensori crepuscolare, pioggia e di parcheggio posteriori, oltre all'interno in pelle, ai fendinebbia, ai lavafari e agli inserti in legno di ciliegio sulla plancia, mentre i cerchi diventano da 18". Un valore, questo, che arriva a quota 19 con l'HSE, allestimento di punta della 2.7 TDV6. A un prezzo di 61.500 euro, mette sul piatto anche i sensori di parcheggio anteriori, lo stereo Harmon Kardon con caricatore CD, il navigatore satellitare Premium, una pelle più pregiata per il rivestimento dei sedili e gli specchietti ripiegabili elettricamente.

PER OGNI GUSTO

Per chi non si sa accontentare o semplicemente vuole tagliarsi l'auto su misura, la Land Rover offre una lista di accessori chilometrica. In ottica familiare, si va dal box refrigerante nel portaoggetti centrale, all'impianto audio-visivo posteriore, con schermi nei poggiatesta anteriori, passando per i classici vetri oscurati o per il tetto apribile. Per gli stakanovisti del "da casello a casello" c'è il cruise control adattivo mentre per gli amanti della guida a 360° non mancano il differenziale posteriore autobloccante e le sospensioni attive Dynamic Response..

FIGLIO DEL GIAGUARO

Così come i due propulsori a benzina, anche il turbodiesel è di derivazione Jaguar, anche se i tecnici hanno apportato profonde modifiche per adattarlo alle esigenze specifiche della Range. L'intervento più importante comportato il passaggio da due turbine a una sola, una KKK da 51 mm a geometria variabile, con la perdita di 17 cv (passati da 207 a 190, erogati a 4.000 giri) e un tempo di accelerazione nel 0-100 km/h non proprio sportivo: 12,7". Un sacrificio tutt'altro che vano visto che consente di ottenere una curva di coppia molto più favorevole ai regimi più bassi.

A TUTTA FORZA

Il picco massimo dichiarato è di ben 440 Nm a 1.900 giri ma pure qualche centinaio di giri più sotto la spinta è già robusta e vigorosa. Il meglio viene fuori ai regimi intermedi, per fortuna proprio quelli attorno ai quali ci si ritrova più spesso, grazie al lavoro preciso e puntuale della centralina che governa il cambio automatico ZF con funzione sequenziale. Complice la corretta spaziatura dei rapporti, l'elettronica riesce infatti a tenere il motore in un intervallo favorevole, a tutto vantaggio della fluidità di marcia e della prontezza dei rilanci. Gli innesti sono dolci anche quando si sceglie la modalità sequenziale, che permette di selezionare le marce anche con una discreta rapidità. Certo, nell'uso fai da te sarebbe forse più meglio che la leva fosse in posizione più avanzata, ma questo è un peccato tutto sommato veniale.

NIENTE SEVIZIE

Visto che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, dove il 2.7 TDV6 non mostra di avere grande smalto è invece ai regimi più elevati. Una volta selezionata la modalità manuale, occorre infatti insistere a lungo per portare la lancetta del contagiri sopra quota 4.000, poco oltre la quale arriva l'input per il passaggio automatico al rapporto successivo. E' quindi inutile seviziare il pedale dell'acceleratore, guidando in scioltezza si viaggia altrettanto spediti (la velocità massima è di 193 km/h) e con un buon comfort.

TUTTO TACE

In questo senso, le soddisfazioni maggiori vengono dalla silenziosità del motore e dall'ottimo isolamento acustico dell'abitacolo, che tra l'altro offre a tutti un'eccellente quantità di spazio ed è rifinito con cura. Il silenzio regna sovrano fino a che le velocità sono in regola con il Codice e anche quando si esagera non occorre mai alzare il tono della conversazione. Il classico pelo nell'uovo è rappresentato dalla risposta un po' secca delle sospensioni sulle buche più pronunciate ma questo è un prezzo che si paga volentieri, in cambio di una neutralità in curva rara su auto di questa stazza.

SULLA RETTA VIA

A suo agio quando si trova a gestire i 390 cv della V8 4.2 Supercharged, il telaio assicura alla 2.7 TDV6 un'invidiabile dinamismo nel misto. Anche quando le curve strette si susseguono rapide, questa Range Rover Sport disegna le traiettorie come una studentessa diligente. Poco incline al rollio e con una coda su cui vigila sempre il controllo elettronico della stabilità Dsc, garantisce sempre un'ottima scorrevolezza, accusando una deriva molto contenuta.

PRONTA A TUTTO

All'altezza della tradizione Land Rover è infine il rendimento offroad. Basta agire sulla manopolona del Terrain Response, indicando quale tipo di fondo si sta per affrontare perché l'elettronica regoli di conseguenza tutti i vari organi meccanici. Normalmente ben acquattata sull'asfalto, la Range Sport si può sollevare e porta l'altezza minima da terra a 227 mm, 55 in più rispetto all'assetto standard. Con angoli d'attacco, dosso e uscita rispettivamente di 34, 25 e 29 gradi, si comporta come una fuoristrada doc, spingendosi ovunque.
Pubblicato da Paolo Sardi, 20/05/2005
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