Logo MotorBox
Prova su strada

Peugeot 206 2004


Avatar Redazionale , il 20/11/03

20 anni fa -

Un nuovo cuore millequattro per la pegiottina, più moderno e brillante. E, per i pigri, arriva il cambio automatico Tiptronic system Porsche.

COM’E’

L’Enfant diventa Garçon, e con la maturità migliora ancora, con due novità consone al rango ormai conquistato: più forza, con il nuovo motore 1.4 16v, destinato a soppiantare il vecchio otto valvole e ad essere montato svariati altri milioni di esemplari e più comodità, grazie al cambio automatico montato in abbinamento al vecchio 1.4 e al 1.6 sedici valvole.

MOLTO PIACERE Un successo, comunque vada. La 206 fa strage di cuori in tutta Europa da ormai cinque anni e, nonostante la concorrenza sempre più agguerrita, l’innamoramento continua. Uomini, donne, giovani o anziani, sportivi o tranquilloni, studenti o lavoratori: le mille frecce dell’arco che la piccola Pegiottina è in grado di scagliare paiono in grado di accontentare proprio tutti. E gli ultimi "colpi" (nel senso più recenti) ampliano e rafforzano allo stesso tempo la gamma. Sarà amore anche stavolta? Probabilmente sì, maledetti francesi.

CI SIAMO GIA’ VISTI? La linea, ormai, la conoscono tutti, visto che sono quasi quattro i milioni di 206 che hanno calcato le strade di tutto il mondo. Frontale agguerrito, con i due fari obliqui a doppia parabola, ora dotati degli irrinunciabili vetri trasparenti e la grossa bocca aperta sotto il paraurti a mangiarsi la strada; ormai caratteristiche sono le due prese d’aria sul cofano anche se, passateci il paragone, ricordano quelle della Ritmo prima serie. E’ una "faccia" che ha una forte personalità, ed è sicuramente uno dei motivi del successo di questa macchinina.

LA TROVO BENE La fiancata, simile per la tre e la cinque porte, ha il caratteristico taglio obliquo del finestrino posteriore. Dietro, un lunotto bombato quanto basta, e i due fari sfuggenti, che si spingono fin nelle fiancate allargando visivamente l’aspetto della coda. La SW si nota per gli strani fari posteriori, mentre la Cabriolet…beh, è veramente inconfondibile, con la piccola luce laterale e la superficie del cofano bagagliaio corrugata a mo’ di portapacchi e due corrimano laterali. E’ stata fonte di ispirazione per un sacco di vetture aperte col tetto in lamiera, e ancora emerge dal mucchio.

BELLEZZA INTERIORE Anche dentro la piccola è cresciuta bene, nel senso che si ritrovano linee familiari, ma che ancora reggono il passo della concorrenza. Certo, rispetto alle ultime tendenze di design che privilegiano l’uso della riga, qui i progettisti mostrano una certa predilezione per il compasso. Il risultato: linee morbide, avvolgenti, ancora piacevoli. Le plastiche sono di buona qualità, morbide in alcune parti e più "secche" altrove, ma ben assemblate. La strumentazione non propone niente di nuovo, anche a livello di grafica dei soliti quattro indicatori, ma è leggibile e con la colorazione ambrata che ha fatto scuola.

MILLEQUATTRO Meccanicamente parlando, c’è una importante novità,

che non mancherà di esercitare un impatto importante sulle nostre vite…o meglio, sui destini della Casa e di chi cerca una compatta brillante, parca nei consumi, e poco inquinante (Euro3). Si tratta di un nuovo motore, denominato ET3 (lo so cosa state pensando. Non è una Vespa). Sono aperte le scommesse sul successo di questo bel motorino, che va ad affiancare - ma solo per il momento poi lo sostituirà completamente - il vecchio e glorioso TU3 dal quale deriva, con la novità delle sedici valvole e del variatore di fase sul lato aspirazione chiamato, senza grande sforzo di fantasia, VVT - Variable Valve Timing.

C’E’ BISOGNO DI UN CAMBIO

La seconda novità lascerà probabilmente noi italiani un po’ più freddini. Già, il cambio automatico-sequenziale. Se ne parla, tutti lo apprezzano, ne tessono le lodi in pubblico e privato, ma poi le vendite faticano a staccarsi da terra… Per non parlare poi tra le piccole come la 206, il cui acquirente tipo è più affezionato al pedale della frizione che uno scozzese al suo portafoglio. O forse è proprio un problema di portafoglio e di prezzo. Il cambio della 206 è un automatico vero, con il convertitore di coppia, per intenderci, abbinato al 1.4 otto valvole e al 1.6 sedici valvole. E’ chiamato "Tiptronic System Porsche", ed è appunto progettato in collaborazione con la Casa tedesca.

ASSEGNO CIRCOLARE Il resto dei cambiamenti alla gamma sono veramente marginali, in attesa di un modello totalmente nuovo che arriverà nei prossimi anni. Nel frattempo, la concorrenza continuerà a dormire sonni tutt’altro che tranquilli, visto che le firme sui contratti continuano a fioccare, in casa Peugeot. I prezzi vanno dai quasi 10.000 Euro della 1.1 Lee agli oltre 20.000 Euro della versione RC 2.0, con tutte le altre nel mezzo: la 1.4 XT 16v costa circa 13mila.

COME VA Innanzitutto, la forma: oltre a piacere tanto ad un sacco di gente, conferisce una caratteristica ben precisa all’abitacolo. Quando è nata la 206 si parlava appena di sviluppo in altezza delle carrozzerie, quella sorta di moda mutuata dalle MPV e dai SUV, e si privilegiava, forse, la riduzione della sezione frontale (cosa buona, per i consumi) e l’aspetto filante. E’ ovvio, quindi, che dall’abitabilità della piccola Peugeot non si possano ormai pretendere meraviglie, soprattutto nella versione berlina o, peggio, sulla CC. Manca la sensazione di ariosità e di libertà di alcune concorrenti più recenti, certo, ma viene abbondantemente compensata da una piacevole compattezza, un feeling da "bozzolo" al quale contribuiscono non poco le forme arrotondate di plancia e portiere.

BASSO VOLUME

La posizione di guida non è, per gli stessi motivi, troppo elevata, e si riesce rapidamente a trovare una posizione di guida corretta, anche se il volante lo avremmo preferito un po’ più verticale: è però "bello cicciotto" come usa adesso, e dotato di un comodissimo satellite di comando della radio nella parte posteriore. Ottimi i sedili, rivestiti in pelle nelle vetture che abbiamo guidato: avvolgenti il giusto ma morbidi, senza sprofondare. Ovviamente chi si siede dietro deve fare qualche sacrificio: il personalissimo taglio della linea di cintura, molto inclinato, non aumenta certo la luminosità, né la voglia di rimanerci a lungo. Non è una monovolume, insomma, né lo vuole essere.

MONELLA

Fedele all’indole di monella ormai caratteristica, colpisce più per la grinta che per il comfort, e pensando a lunghe ore al volante, viene in mente più una strada tutta curve che un trasferimento con famiglia e bagagli. Certo, non sono auto per correre, questo lo avrete capito anche voi. Ma entrambe le novità presentate aggiungono qualcosa in termini di piacere di guida, che non guasta mai. La 1.4 16v sotto forma di brillantezza e riduzione dei consumi; l’automatica perché mette finalmente a riposo la gamba sinistra, senza costringere a rassegnarsi alla noia.

FAST, NOT FURIOUS

I novanta cavalli della 1.4 16v si fanno sentire, e non fanno rimpiangere motori di cilindrata superiore. E’ un bene, perché in sostanza è il propulsore più "centrato" della gamma a benzina, e quello che si venderà di più, e ci ha fatto ben divertire sulle strade della campagna francese dove l’abbiamo "assaggiata". Riprende bene anche dai bassi, grazie al variatore di fase, non costringendo a smanettare come pazzi col cambio, peraltro rapido negli innesti. Poi allunga bene - e qui le otto valvole in più rispetto al vecchio motore si sentono - senza manifestare una ruvidità eccessiva, difetto purtroppo comune a molti motori di cilindrata medio-bassa. In sostanza il rombo del motore non infastidisce, nemmeno ad alta velocità: fattore positivo, questo, considerato che la 206 appartiene a una categoria di auto che vengono utilizzate anche per spostamenti veloci di una certa lunghezza (giovani, soprattutto, ma non solo).

IN PIEGA Sulle strade più tortuose, non è difficile scoprirsi a sorridere: il 1.4 spinge bene a tutti i regimi e il telaio è ben equilibrato, quasi sportivo come nell’indole della casa del Leone. Forse fin troppo, poiché mantiene la tendenza a chiudere repentinamente la traiettoria se si rilascia l’acceleratore o, peggio, se si frena, in curva. Chi ci sa fare col volante, si diverte (preciso lo sterzo, solo un po’ pesante in manovra). Chi non sa, o non ha voglia di guidare, invece, deve fare un po’ di attenzione per non trovarsi a duellare con un retrotreno che non si può definire granitico.

BELLA COPERTA Abbiamo provato il millesei automatico a controllo elettronico sulla Coupé-Cabriolet che, data la stagione e il luogo della prova – nord est di Parigi – abbiamo apprezzato soprattutto chiusa. Bella è bella comunque, e fa la sua scena anche così. L’avessimo aperta, avremmo attirato parecchio l’attenzione, ma forse più che altro per incongruenza "termica". L’abbinamento tra cambio automatico tradizionale, motore piccolo (va bene, ha 110 CV e sedici valvole, ma non si può definire un fulmine di guerra) e, soprattutto il peso non indifferente della "scoperchiabile" che ingrassa di 150 chili rispetto alla versione normale, fa dimenticare ben presto le velleità sportive che la linea suggerisce.

IL RIPOSO DEL GUERRIERO Intendiamoci, funziona molto bene, soprattutto in automatico, e permette di guidare persino sportivamente, poiché tiene la marcia anche rilasciando l’acceleratore prima di una curva, specie se si seleziona l’opzione sportiva con il tastino a fianco del bel selettore a griglia. Peccato che le marce siano solo quattro: il salto di regime tra una marcia e l’altra è piuttosto consistente e questo contribuisce in parte a un certo effetto "relax". Il convertitore di coppia (che, per chi non lo sapesse, è l’elemento che contraddistingue gli automatici tradizionali, ed è ciò che conferisce la morbidezza e la fluidità caratteristiche di questo tipo di trasmissioni, al posto della tradizionale frizione) fa bene il suo mestiere, regalando cambi di marcia quasi inavvertibili, soprattutto se non si "schiaccia" come dei forsennati.

SU E GIU’ Se si preferisce, si può scegliere il funzionamento sequenziale: si cambia manualmente spostando in avanti o indietro la leva del cambio, ma visto che sono poche (quattro, quando alcune concorrenti ne offrono sei o sette), ci si gode forse di più il viaggio lasciando fare al cervellone. Magari gustandosi l’impianto stereo JBL montato in opzione su alcune versioni, ottimo per profondità e fedeltà del suono. Avanti, a tutto volume.


Pubblicato da Simone Coggi, 20/11/2003
Gallery
Vedi anche