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Prova su strada

Mitsubishi Space Runner my 1999


Avatar Redazionale , il 01/08/01

22 anni fa -

La flotta stellare del pianeta Mitsubishi cresce ancora e dopo le varie Space Wagon e Space Star, è ora il turno della più grintosa Space Runner. La nuova intermedia dell’armata di monovolume nipponici è infatti pronta a combattere la concorrenza con nuove forme, nuove dotazioni, nuove motorizzazioni e rinnovato appeal. Tutte armi indispensabili, perché la lotta per il dominio del settore dei monovolume compatti si gioca senza esclusione di colpi e la nuova giapponesina si trova ad affrontare avversari ben preparati e un pubblico sempre più esigente.

LA NOVITA’ Anche le ambizioni sono decisamente cresciute e la Space Runner non nasconde la volontà di apparire sempre più seducente, conquistare ancora di più il pubblico femminile e strizzare l’occhio a neofiti dai gusti raffinati, ma il cocktail non è perfettamente riuscito e qualche ingrediente lascia un po’ di amaro in bocca. La mancanza di una versione con trazione integrale opacizza l’immagine di vettura grintosa, versatile e tuttofare, l’assenza di un propulsore diesel è ormai considerato un handicap e alcuni dettagli stilistici non sono sempre all’altezza della situazione.

SOLO DA DESTRA Il frontale è caratterizzato dagli enormi fanali anteriorie dalla presenza di un generoso paraurti con prese d’aria, fendinebbia e spoiler inferiore incorporati. Anche le fiancate sono percorse da un vistoso fascione sottoporta che sottolinea il taglio sporgente dei passaruota e lascia intuire un carattere ancora più ribelle, ma il vero tratto distintivo della Space Runner rimane la presenza di una sola porta posteriore scorrevole imbullonata sul lato destro. Una soluzione coraggiosa e un po’ snob che, negli anni passati, ha stupito tutti e contribuito in maniera significativa a rendere maggiormente desiderabile la giapponesina, ma che oggi sembra un po’ superata, perché la voglia di apparire non privilegia certo quella praticità che i monovolume dovrebbero avere come missione.

BAGAGLIAIO VORACE Decisamente più utile è invece il portellone di carico posteriore che sfoggia misure extra-large e consente alla Runner di ingoiare praticamente di tutto. Anche il bagagliaio ha una forma regolare e una versatilità a prova di trasloco: i sedili posteriori sono abbassabili o asportabili separatamente, l’altezza a disposizione consente di trasportare comodamente due mountain-bike e la profondità non pone limiti di forma o dimensioni.

E L’ABITABILITÀ INTERNA? Promossa con la sufficienza. I sedili posteriori accolgono a fatica tre adulti, la possibilità di accesso da un unico lato costringe gli occupanti ad accordarsi su chi dovrà scendere per primo e la posizione molto bassa della seduta obbliga le gambe a una posizione innaturale. Le cose vanno decisamente meglio se si ha la fortuna di sedere davanti; il posto guida è comodo, la profondità per le gambe del passeggero è a prova di lunghi viaggi e il posizionamento della leva del cambio sulla consolle centrale lascia una piacevole sensazione di spazio.

JAPAN STYLE La plancia non brilla per originalità ma è funzionale e tutti i comandi si raggiungono intuitivamente, il display centrale fornisce le indicazioni del computer di bordo, visualizza le impostazioni della radio e più incorporare il navigatore satellitare. I materiali impiegati sono tutti di buona qualità, ma le ambizioni dell’allestimento più esclusivo sono immediatamente ridimensionate dalla solita comparsa di un inutile inserto in finta radica scura.

SENZA TASCHE Purtroppo, anche la presenza di tasche porta oggetti non è all’altezza delle aspettative e la vita di bordo è penalizzata dalle scarse possibilità di stivaggio: trovare un alloggiamento per il telefonino non è semplice, gli oggetti contenuti nel vano a sinistra del volante volano via alla prima accelerata, le tasche delle portiere sono anoressiche e per raggiungere il cassettino con coperchio posto sopra il display centrale bisogna slacciarsi la cintura di sicurezza e sdraiarsi sul cruscotto.

FULL OPTIONAL Promossa a pieni voti, invece, la dotazione di accessori della giapponese. Già il modello di accesso, infatti, sfoggia un equipaggiamento di serie con quattro airbag, ABS, ripartitore elettronico della frenata, fari alogeni, fendinebbia, cerchi in lega, barre portatutto sul tetto, retrovisori in tinta con la carrozzeria, climatizzatore manuale e autoradio. La versione top di gamma è ulteriormente impreziosita e caratterizzata dalla presenza dello spoiler posteriore sul tetto, vetri posteriori fumé e dalla possibilità di montare il cambio automatico a controllo elettronico.

DUE MOTORI Quest’ultimo accessorio è infatti riservato alla nuova motorizzazione 2.4 GDI a iniezione diretta che, contrariamente alle credenze popolari, non è un diesel ma un quattro cilindri a iniezione diretta di benzina sotto mentite spoglie, capace di erogare 150CV a 5.500 giri, raggiungere i 190 km/h e accelerare da 0 a 100Km/h in 10.4 secondi. In alternativa, si può scegliere il collaudato propulsore due litri, 136CV a 6.000 giri, 185Km/h di velocità massima e 11 secondi per il classico zero-cento. Con quest’ultima motorizzazione, la nuova Space Runner è in vendita a 42.750.000 lire che diventano 46.650.000 se si decide per la versione 2.4 GDI GLS con cambio meccanico e 48.850.000 lire per il 2.4 con la trasmissione automatica.

AL VOLANTE Osservando la nuova Space Runner ferma in un posteggio e pronta al decollo, si notano immediatamente le caratterizzazioni sportive dell’intero corpo vettura, gli spoiler pronunciati, i passaruota allargati, i cristalli posteriori fumé e l’alettone posteriore. Le premesse per immaginare una giapponesina dal carattere pepato ci sono tutte, ma davvero la Space Runner è in grado di soddisfare l’esigente clientela nazionale e mantenere tutte le promesse?

IL POSTO GUIDA è ben progettato, e trovare una corretta posizione non è difficile grazie al sedile regolabile anche in altezza. Il volante a tre razze si lascia impugnare volentieri e i comandi sono tutti facilmente raggiungibili, ma la strumentazione rimane piuttosto minimalista e la grafica non si discosta dai soliti indicatori made in Japan. Anche i comandi della climatizzazione non brillano per originalità e raffinatezza, sono gli stessi da sempre e la rotella che accende l’aria condizionata non garantisce il giusto refrigerio. Il comando di accensione, infatti si aziona spingendo la rotella che regola anche l’intensità della ventilazione e può capitare di variare la velocità della ventola spegnendo inavvertitamente il climatizzatore che si mette a pompare aria calda a velocità maggiore.

DUEMILAPer quanto riguarda le motorizzazioni, invece, il due litri con cambio meccanico si è comportato onestamente regalando una guida fluida in città senza bisogno di ricorrere troppo spesso ai rapporti più bassi. Anche nei percorsi extraurbani, il propulsore consente alla Runner di muoversi con disinvoltura nei sorpassi, ma con l’aumentare della velocità aumentano considerevolmente anche la rumorosità meccanica e quella aerodinamica.

DUEMILAQUATTRO E le cose non migliorano di molto nemmeno al volante della sorella con la nuova motorizzazione GDI da 2.4 litri. Anche in questo caso, i quattro cilindri mostrano presto i loro limiti e l’erogazione diventa piuttosto ruvida già a partire da 3.500 giri. Le prestazioni rimangono simili a quelle del propulsore da due litri, ma la maggiore coppia a disposizione (225Nm contro 178Nm), consente una migliore progressione, un minore ricorso al cambio e una guida più rilassata.

BEN PIAZZATA L’impianto frenante con ABS e EBD si è rivelato all’altezza della situazione con entrambe le motorizzazioni e non ha mai mostrato segni di particolare affaticamento lasciando intuire frenate sicure anche a pieno carico. Il buon lavoro delle sospensioni completa infine un quadro prestazionale positivo assicurando il giusto comfort nei lunghi viaggi e la necessaria stabilità nel misto.

di Chris Winters
20 settembre 1999


Pubblicato da Redazione, 01/08/2001
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