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Prova

Infiniti Q50


Avatar Redazionale , il 17/12/13

10 anni fa - Motore diesel e tanta tecnologia per sfidare le solite note tedesche. Guarda il video

Motore diesel (finalmente) e tanta tecnologia, assieme a un look ricercato. Sono queste le armi che ha a disposizione la Infiniti Q50 per sfidare le solite note tedesche

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SFIDA ALL’OLIGOPOLIO Alla Infiniti sono convinti che nella fascia premium del segmento D ci sia spazio per nuovi competitor, che spezzino l’oligopolio delle solite note tedesche puntando su tecnologia e ricercatezza delle forme. Sicuri di poter dire la loro, gettano dunque nella mischia la nuova Infiniti Q50, portabandiera del rinnovamento della gamma, che vedrà d’ora in avanti proprio la lettera Q fare da denominatore comune a tutti i modelli, talvolta abbinata alla X per le Suv.

TAGLIO ORIENTALE Per ritagliarsi un posto al sole, la Infiniti Q50 conta prima di tutto su una linea originale, che si contrappone alle forme più rigorose delle rivali teutoniche (anche se le nuova Mercedes Classe C dovrebbe diventare molto più muscolosa del modello uscente). I designer della Casa nipponica puntano su forme morbide e filanti al tempo stesso, di gusto tipicamente orientale ma che trovano estimatori un po’ a tutte le latitudini, con il contorno di fari allungati.

MEDIA SOPRA LA MEDIA Estetica a parte, un dato oggettivo è invece rappresentato dalle misure, che portano la Infiniti Q50 quasi ai limiti del segmento E: 479 cm di lunghezza e 182 di larghezza fanno da preludio al passo più lungo della categoria, ben 285 cm. C’è poco da stupirsi che con simili presupposti i tecnici gonfino il petto prima di annunciare un’abitabilità superiore alla media, assieme una buona capacità di carico, 510 litri per gli esemplari diesel e 400 per quelli ibridi, che dietro lo schienale del divano nascondono le batterie. Peccato solo che i posti posteriori realmente comodi siano due e non tre, perché chi siede in mezzo ha una porzione di schienale duretta e poco spazio per i piedi, a causa della presenza del tunnel per l’albero della trasmissione, che porta la coppia alle ruote dietro.

DOPPIO SCHERMO Il pilota della Infiniti Q50 e il suo secondo sono invece accolti su sedili ampi e comodi, che dal Giappone fanno sapere progettati dopo attenti studi su ricerche della Nasa. La plancia è sulla stessa lunghezza d’onda delle lamiere esterne ed è disegnata con tante linee curve che confluiscono in un mobiletto centrale piuttosto voluminoso. A dominare la scena sono i due touchscreen sovrapposti del sistema Infiniti InTouch, che fanno un ottimo gioco di squadra, permettendo, per esempio, di seguire la mappa sullo schermo principale e di cercare i punti d’interesse su quello secondario, integrato ai lati dalla giusta quantità di pulsanti tradizionali.

HI TECH I due visori sono la punta dell’iceberg rappresentato dalla moltitudine di gadget tecnologici presenti (di serie o a pagamento) sulla Infiniti Q50. Tra le novità principali spicca sicuramente il Dynamic Adaptive Steering, o DAS per i più intimi. Dietro queste parole c’è un inedito sterzo by wire che vede l’elettronica fare da filtro tra le ruote e il volante con l’idea di risparmiare al pilota le reazioni innescate dal fondo stradale e nel contempo di garantire la massima rapidità di risposta ai comandi. A chi guida è lasciata la possibilità di scegliere tra uno sterzo più o meno diretto e più o meno leggero, per un totale di quattro diverse combinazioni, due delle quali già preimpostate. Questo sistema lavora a braccetto con l’Active Lane Control,  che, utilizzando una telecamera, individua in autostrada la corsia di marcia e mantiene la macchina al suo interno se non si aziona un indicatore di direzione. Rispetto a sistemi simili, qui l’elettronica lavora sullo sterzo e non sui freni.

PRIMIZIA Se avete letto attentamente fino a qui e conoscete la storia della Infiniti avete però già capito bene quale sia la primizia principale che porta in dote la Q50, ovvero il motore diesel, mai affacciatosi prima d’ora sotto il cofano di una berlina della Casa. Per la prima volta in Giappone non hanno voluto improvvisare e hanno deciso di sfruttare il recente accordo con Daimler, facendosi fornire il noto 2.1 turbodiesel della Stella a Tre Punte in configurazione da 170 cv e 400 Nm, abbinabile a un cambio manuale a sei marce o a un automatico a sette. Che si scelga l’uno o l’altro, il crono nello 0-100 è di 8,5 secondi o poco più, mentre i consumi oscillano tra i 4,4 e i 4,9 l/100 km.

UN FULMINE Il cambio automatico è invece l’unica soluzione possibile con la Q50S Hybrid, che offre tuttavia una possibilità di scelta a livello di trazione, posteriore o integrale AWD. Questa versione combina un V6 3.5 a benzina da 302 cv e 350 Nm a un motore elettrico che porta la potenza totale di sistema a 364 cv. Ce n’è abbastanza per fare di questa Q50 uno tra i migliori compromessi in circolazione tra sportività e rispetto dell’ambiente, con un tempo di soli 5,1 secondi nello 0-100 e un consumo medio dichiarato di 6 litri e spiccioli sulla canonica distanza dei 100 km.

FACCIAMO I CONTI Venendo infine ai prezzi, per avere un quadro completo anche degli optional rimando a poco più sotto, dove si trovano i pdf dei listini delle versioni per i privati e per le flotte, con dunque . In ogni caso il prezzo d’ingresso è di 36.100 euro per la versione base della Q50 2.2d, che monta comunque già la telecamera posteriore, il cruise control e il clima automatico bizona. Per circa tremila euro in più si passa invece al livello Premium, che ha di serie anche rivestimenti in pelle, cerchi in lega da 17” con pneumatici runflat e sedili riscaldabili. Con ulteriori 4.215 euro si arriva infine alla variante Sport, che, oltre a un look più grintoso a livello di paraurti, monta cerchi da 19”, il DAS e l’ALC di cui sopra, la regolazione elettrica del volante e dei sedili sportivi, la chiave elettronica i-Key e le eventuali levette per comandare dal volante il cambio automatico, che di suo costa 2.210 euro. La Q50S Hybrid costa invece 54.495 in versione a trazione posteriore e 57.015 in quella integrale.

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QUATTRO PIU’ UNO Non so se sia merito o meno dell’ispirazione presa dagli studi della Nasa ma quel che è certo è che i sedili della Infiniti Q50 sono molto comodi, grandi e ben conformati. Inoltre hanno ampie regolazioni, così come il volante. Il risultato finale è che ci si può ritagliare addosso la posizione di guida in modo sartoriale, che si sia dei corazzieri amanti della seduta rasoterra o fantini alla ricerca di una vista panoramica sul traffico. I comandi sono tutti a portata di mano divisi tra una plancia ben fatta e il mobiletto centrale. Anche dietro si sta benone. Visti i proclami fatti, mi sarei forse aspettato qualche centimetro in più per le gambe ma da qui a lamentarsi ce ne passa: solo il posto centrale è un po’ sacrificato, mentre ai lati sembra di stare in business class.

QUESTIONE DI TAGLIA Il primo contatto avviene con una Infiniti Q50 2.2d priva del DAS e scopro in fretta che l’auto non è proprio a suo agio negli spazi angusti. Ciò a causa delle dimensioni rilevanti e con la complicità anche del taglio delle lamiere, che non aiuta a capire al volo quali siano i reali ingombri. Per fortuna, però, il diametro di sterzata non è eccessivo e i dispositivi di assistenza previsti dalla Casa (sensori e telecamere) possono venire in aiuto in manovra.

PIEDE FELPATO Con il salire della velocità, la prima cosa che impressiona è il comfort. La Infiniti Q50 avanza silenziosa, invogliando a guidare con piede felpato per godersi la progressione regolare e il buon molleggio. In queste condizioni, e lasciando l’elettronica di bordo sulla modalità Standard (quella più soft), anche il motore tira fuori il suo lato migliore, assieme alla sua spalla naturale, il cambio automatico a sette marce, a sua volta di origine Mercedes. Questa trasmissione si fa apprezzare per la dolcezza degli innesti, mentre quando si affonda con decisione sull’acceleratore reagisce con una flemma che ha ben poco di tedesco. E nei passaggi di marcia c’è qualche frazione di secondo di troppo pure lavorando manualmente o selezionando la funzione Sport.

AMA LA PULIZIA Quest’ultima tiene il motore un po’ su di giri ma, se si considera che il quattro cilindri turbodiesel dà il meglio ai regimi medio bassi, si capisce bene come convenga sotterrare l’ascia di guerra. Il che non vuol dire comunque che la Infiniti Q50 – dotata di sospensioni anteriori a doppio braccio oscillante e posteriori multilink - vada guidata con il cappello in testa. Semplicemente non la si deve strapazzare tanto per puntare invece su una guida pulita e precisa. In questo modo si possono apprezzare la buona tenuta e l’appoggio sicuro sulle ruote esterne, che portano a pennellare le traiettorie senza affanno.

FERMI TUTTI! E il tanto atteso Dynamic Adaptive Steering? Ho avuto modo di provarlo abbastanza a lungo dapprima in un’area chiusa e poi su strada, abbinato anche alla motorizzazione ibrida, e devo dire che in alcune situazione è davvero sorprendente. Il suo cavallo di battaglia è il rendimento sullo sconnesso, dove è in grado di eliminare le vibrazioni e gli scuotimenti del volante. Fiutate le malformazioni del fondo, l’elettronica “anestetizza” il comando, lasciando la corona e le mani su di essa immobili.

AMPIA SCELTA Quanto al comportamento su strada, bisogna dire che tra la funzione Sport e Standard c’è davvero una bella differenza. Nel primo caso lo sterzo diventa pesante e incredibilmente diretto, tanto che si può affrontare anche il misto stretto con piccoli movimenti delle mani. Il gioco è divertente ma una simile taratura andrebbe bene su una sportivona, più che su una berlina di questa categoria. In Standard si dispone invece di un comando turistico a bassa andatura, leggero e demoltiplicato, che tende comunque a indurirsi al salire dell’andatura, fino a diventare a sua volta sportiveggiante alle velocità autostradali. In ogni caso c’è un terzo set up personalizzabile, che consente a ciascuno di ottenere pure uno sterzo leggero ma diretto o pesante e demoltiplicato. Quanto al feeling, l’assenza di un collegamento meccanico classico non manda in crisi nessuno ma rimane il fatto che certa concorrenza (tipo quella con il marchio bianco e azzurro…) assicuri un feedback più chiaro su cosa accade tra pneumatici e asfalto.

SENZA MANI? Due paroline vanno spese anche per l’Active Lane Control, il sistema che, quando attivato, dai 70 km/h in su calamita l’Infiniti Q50 all’interno della sua corsia di marcia. Il suo funzionamento è molto dolce ma, in ottica sicurezza, sarebbe forse preferibile che la centralina richiedesse comunque la presenza delle mani sul volante (tecnicamente qui si possono invece fare chilometri e chilometri senza mani) e che venisse emesso un segnale acustico quando l’ALC non riconosce più le linee sull’asfalto e si disattiva. Sarà una raccomandazione ovvia, ma è bene insomma ricordare che non si deve mai abbassare la guardia facendo affidamento sull’elettronica.

A TUTTA BIRRA Last but not least, ultima ma non meno importante, la Q50S Hybrid, che avrà un ruolo marginale nella raccolta ordini in Italia ma che sarà invece sicuramente gradita in altri Paesi. Questa versione tiene fede allo spirito sportivo Infiniti, con uno spunto notevole, tanto nelle partenze da fermo quanto nei rilanci, facilitati da un cambio automatico ben più rapido di quello della sorella a gasolio. Anche a livello di telaio la svolta è evidente, con un assetto completamente rivisto e con la ciliegina sulla torta rappresentata da un impianto frenante potenziato


Pubblicato da Paolo Sardi, 17/12/2013
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