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Prova su strada

Hyundai Terracan


Avatar Redazionale , il 21/11/01

22 anni fa -

Se dominerà la terra, come il nome vuole presagire, misto tra latino e orientale, lo dirà il pubblico. Certo è che la Terracan, ultimo prodotto di Casa Hyundai, non vuole passare inosservata, anche se decide di non stravolgere la categoria, di non lanciarsi in design inediti - come ha fatto la sorella Santa Fe - di ricordare anzi illustri concorrenti.

COM'E' Non si abbandona a fronzoli, segnando un po’ un’inversione di tendenza, e punta piuttosto verso il buon vecchio concetto di fuoristrada, con un motore cattivo al punto giusto, dimensioni imponenti, marce ridotte di fianco al cambio manuale, altezza da terra più consona a jeans e scarpe comode che non minigonne e tacchi osé.

OLTRE IL SUV Non per niente sostituisce la Galloper e non vuole essere minimamente paragonata alla sorellina più fru fru Santa Fe. Qui si fa sul serio, si ha a che fare con una potenza che raramente conosce ostacoli sullo sterrato, si sa ben comportare sulle strade di tutti i giorni e non disdegna i tragitti autostradali. Da off-road (prima che questo termine si trasformasse in SUV) vien da dire, anche se non mancano alcuni dettagliuzzi a ingentilire l’insieme.

ISPIRATION POINT Le linee esterne sono pulite e tradizionali, con qualche "citazione" qua e là, vedi i fari anteriori che fanno molto Mercedes Classe M e qualcosa di Mitsubishi, che fa capolino quando meno te lo aspetti, in particolare nella vista laterale/posteriore pajerizzata. E poi la calandra a barre verticali che evidenzia la "H" cerchiata, il cofano smussato e dominato dalla presa d’aria centrale, il paraurti di colorazione differente che si integra con i passaruota e la coda.

GROSSA E DINAMICA Dietro, lo sportellone spiovente si chiude a filo del piano di carico, contornato dai gruppi ottici di ampie dimensioni che non brillano in quanto a sobrietà. I cerchi da 15 pollici (da 16 nella versione top di gamma) contribuiscono al look imponente della Terracan, mentre le barre sul tetto danno quel pizzico di sportività.

LE DIMENSIONI CONTANO I 4,71 metri di lunghezza (per 1,86 di larghezza e 1,79 di altezza) se si fanno sentire nella ricerca di parcheggio in centro, diventano una manna per i cinque a bordo: spazio per tutti, ginocchia che non strusciano contro gli schienali e bagagliaio che va dai 1180 litri in conformazione standard ai 2000 litri a tutto carico, sfruttando la fila posteriore ribaltabile asimmetricamente 60/40.

PREZZI Lasciano un po’ a desiderare in tocchi in simil radica della plancia e delle maniglie interne delle portiere, mentre non stona il volante a quattro razze con due zone della corona in legno. La Terracan è disponibile dai concessionari da subito, nei due differenti allestimenti: a 26.300 Euro (50.923.901 lire) la Plus e 29.400 Euro (56.926.338 lire) la Premium, che aggiunge gli interni in pelle, il climatizzatore automatico, l’autoradio con il lettore CD e finiture più ricercate.

COME VA

Ci si siede in alto, più di un monovolume, più di un SUV: in alto come i fuoristrada di qualche tempo fa, quelli veri, non quelli per parcheggiare sui marciapiedi senza stress. Il sedile è ben regolabile, con i due pomelloni di fianco per l’altezza e l’inclinazione della seduta, la leva per i tre diversi stadi dell’imbottitura lombare e il volante regolabile in altezza che fa il resto. Solo il gomito destro ha qualcosa da ridire: sarebbe stato preferibile avere il bracciolo un po’ più spostato in avanti per la guida rilassata.

POTENZA DIESEL Si accende il motore e ci si accorge che è un diesel dalla rumorosità a freddo, e che ha dei numeri da mettere in mostra, dall’ondeggio dell’abitacolo che accompagna le accelerate in folle. Non sa cosa sia la timidezza questo quattro cilindri CRDi (Common Rail Diesel Injection), l'unico motore previsto, di 2902 cc di cilindrata da 150 cavalli di potenza a 3800 giri al minuto e una coppia di 33,9 Nm a 2000 giri. Tutt’altro. E la ripresa in prima e seconda ne dà subito un assaggio.

PENDOLARE DALL'ALTO Partiamo con la trazione (inseribile manualmente) sulle sole ruote posteriori e alla prima curva in salita con un po’ di viscido, ecco la piacevole sorpresa: la 4x4 si dimentica dei 2590 chilogrammi che si porta appresso e tende a scodare di potenza. Spunta un inaspettato sorriso, da bimbo di fronte ai regali sotto l’albero. Piacevole snocciolare le marce una dietro l’altra, vista la fluidità del cambio a cinque rapporti, anche se la coppia ai bassi regimi permette di lasciare in pace la leva, per lunghi tratti. Tanto che in quarta sotto i 1000 giri, la Terracan stringe i denti e si divincola riprendendo velocità senza necessità di scalare.

ALZARE IL VOLUME Raggiunta la temperatura d’esercizio il propulsore a gasolio si fa meno invadente nell’abitacolo, pur accompagnando la guida con un rombo di sottofondo. In autostrada si comporta bene e raggiunge la velocità massima di 166 km/h (occorrono 13,7 secondi invece per passare da zero a cento) senza bisogno di particolari rampe di lancio: la rombosità diventa più fastidiosa tra i 140 e i 160 orari; meno, prima e dopo.

NON E' UNA COUPE' Le sospensioni sono tarate sul morbido

, come è giusto che sia vista la tipologia di vettura: i pro sono un buon comfort di marcia anche su terreni accidentati, i contro una tendenza al coricamento in curva e alla perdita di aderenza del retrotreno (facilmente gestibile in modo intuitivo) in caso di rilascio. Buona la risposta dell’impianto frenante, nonostante un’escursione pronunciata del pedale e un arresto lievemente lungo.

GIOCARE CON LA TRAZIONE Lo sterzo servoassistito non dà adito a critiche. Inseriamo la trazione integrale (è possibile farlo anche in marcia, fino a 80 km/h) tramite il comando sul tunnel centrale: la risposta di guida è più legata, si sa, ma sugli sterrati non particolarmente impegnativi aumenta la direzionalità, eliminando l’effetto pendolo, divertente ma imprevedibile se ci si fa prendere la mano. Quando l’off-road diventa invece più arduo, è sufficiente girare di un’altra tacca la manopolina magica e inserire (questa volta da fermi) le ridotte, per arrampicarsi praticamente ovunque. Non chiamatela SUV: è una fuoristrada.


Pubblicato da Ronny Mengo, 21/11/2001
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