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Cadillac ATS, ora anche in video


Avatar Redazionale , il 03/12/12

11 anni fa - La Cadillac ATS sfida le solite note tedesche del segmento D

La Cadillac ATS punta in alto. In attesa di un turbodiesel e di una wagon, vuole affacciarsi nel segmento D e iniziare a rubare qualche cliente alle solite note tedesche. Comunque vada, "...ats, che coraggio!".

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L’ALTERNATIVA Chi è stufo delle solite berline tedesche, che da una vita fanno il bello e il cattivo tempo nella fascia alta del segmento D, da oggi ha un motivo in più per sorridere. Sul nostro mercato sta infatti per affacciarsi la nuova Cadillac ATS, tre volumi a stelle e strisce che interpreta in modo piuttosto originale il tema della media di taglio neoclassico. Il suo limite – tanto vale dirlo subito – è rappresentato da una gamma pensata per altri mercati e alla quale per il momento (e non si sa per quanto ancora) mancano una proposta turbodiesel e una station wagon. Tuttavia, la ATS offre molti spunti interessanti e può comunque avere un suo perché per chi ha percorrenze annue limitate e non è assalito dallo foga di cambiare macchina troppo spesso.

CON LA RIGA IN MEZZO La Cadillac ATS ha prima di tutto un design originale, che evolve il tipico stile della Casa, fatto di tagli netti e di forme geometriche. Il family feeling è evidente, complice anche la caratteristica piega che attraversa il muso e la coda, ma rispetto ad altri modelli qui gli spigoli sono meno vivi. Il risultato è che la linea appare più atletica e muscolosa, capace di dare subito un’idea di sportività, sottolineata anche dal taglio a cuneo della fiancata, in cui è presente molta più lamiera che vetro.

SCOLLO A V Tra i segni particolari vanno ricordati i fari dalla forma allungata (con eventuali colonne di Led accese di notevole effetto), la coda con spoilerino integrato e il frontale scollato a V. Lo stesso taglio si ritrova nell’abitacolo, a livello della plancia, al centro della quale è protagonista assoluto il sistema d’Infotainment CUE (sigla che sta per Cadillac User Experience) raffinato tanto a livello di look, in stile Vertu, quanto dal punto di vista tecnologico.

IN PUNTA DI DITA Tra i suoi fiori all’occhiello si segnalano lo schermo touch da 8” con funzioni identiche a quelle dei tablet più diffusi (appoggiando due dita e allontanandole s’ingrandisce quel che si vede, per esempio), la possibilità di sfruttare app specifiche e di collegare altri apparati tramite Bluettoth o prese USB. Non mancano anche un sensore di prossimità, che fa apparire i comandi quando si avvicina la mano e un discreto feedback sotto i polpastrelli quando si tocca lo schermo. Per muoversi tra le schermate del navigatore o del sistema audio, così come per scrivere eventuali messaggi, si possono comunque usare anche i tastini al volante o sfruttare il sistema di comandi vocali Natural Voice Recognition. Effetti speciali a parte, l’abitacolo sembra realizzato con buona cura, specie ricordando che di solito in America sulle plastiche fanno spesso economia. Qui non è esattamente così: la Cadillac ATS non è molto lontana dalle rivali più blasonate in fatto di finiture e sa far sì che l’occhio abbia la sua parte grazie ad accostamenti ricercati tra i rivestimenti e gli inserti sulla plancia.

WEIGHT WATCHERS Venendo ancor più al sodo, la Cadillac ATS lascia poco al caso anche sotto la pelle. Qui risulta di sana e robusta costituzione, grazie al largo uso di acciai ad alta resistenza combinati con leghe leggere per contenere il peso su livelli accettabili. La massa dichiarata va dai 1.559 ai 1.617 kg, a seconda delle versioni, un ottimo risultato per una macchina lunga 4.644 mm e larga 1.805, con anche, nell’ultimo caso, la trazione integrale permanente.

UNO PER TUTTE E a proposito di versioni, diamo un’occhiata a come si compone il listino, premesso che le prime consegne inizieranno con l’anno nuovo. A fare da denominatore alla gamma italiana è un unico motore, un due litri turbo benzina da 276 cv a 5.500 giri e di una coppia di 353 Nm stabili tra i 1.700 e i 5.500 giri. Questo quattro cilindri può essere abbinato alla trazione posteriore o a quella integrale. Nel primo caso si può scegliere tra il cambio manuale o quello automatico a sei marce, mentre nel secondo è d’obbligo l’accoppiata con l’automatico. I tempi nell’accelerazione 0-100 sono piuttosto uniformi, compresi tra 5,9 e 6,1 secondi, mentre i consumi medi oscillano tra gli 8,2 e gli 8,6 l/100 km.

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SI FA IN QUATTRO Gli allestimenti proposti sono invece quattro: Elegance, Sport Luxury, Performance e Premium. Sul primo, quello base, sono già di serie il clima bizona, il CUE, la chiave elettronica, uno stereo Bose, il cruise control, i sensori di parcheggio posteriori e i cerchi in lega da 17”. Dal secondo livello diventano standard i rivestimenti in pelle, i sensori di parcheggio anche anteriori, sedili e volante riscaldabili e la telecamera posteriore. Gli esemplari Performance hanno inoltre i sedili sportivi, uno stereo Bose più raffinato, i fari allo xeno e il Driver Awareness Package (che comprende gadget come Safety Alert Seat, Forward Collision Alert, Lane Departure Warning, Traffic Sign Recognition e sensore pioggia). La Premium sfoggia infine il navigatore satellitare, l’Head Up Display, le sospensioni attive Magnetic Ride Control e i cerchi da 18”. Quanto ai prezzi, si va dai 39.650 euro della Elegance manuale a trazione posteriore ai 53.340 euro della Premium AWD automatica, cifre dunque piuttosto competitive.

VESTE TUTTI La Cadillac ATS mette subito a suo agio il guidatore, con un posto di guida ben progettato. Il sedile è ben regolabile e arriva alla giusta distanza dal pavimento, facendo la gioia anche di chi ama posture sportive. Le possibilità di regolazione sono comunque ampie e pure chi preferisce una sistemazione più rialzata e panoramica non ha di che lamentarsi.La plancia è molto ordinata, con i comandi a portata di mano, mentre un po’ di apprendistato è necessario per orientarsi tra i molti pulsanti che popolano il volante.

ALLE STRETTE Se davanti si sta d’incanto, dietro le cose vanno un po’ meno bene. L’accessibilità non è il massimo, a causa della forma del padiglione che impone di abbassare un po’ la testa quando si entra e si esce. Una volta sul divano, poi, si scopre che lo spazio per le ginocchia è appena discreto e che il padiglione gira piuttosto vicino al capo. D’altro canto che la Cadillac ATS sia una macchina con una certa vocazione sportiva lo conferma anche la capacità di carico: 381 litri sono un volume sufficiente per l’ordinaria amministrazione ma non permettono di darsi a piccoli trasporti eccezionali.

PRONTI? VIA! Quando ci si mette in movimento la Cadillac ATS colpisce subito positivamente, tanto a livello di motore quanto di guidabilità. Il quattro cilindri turbo impressiona per la corposità dell'erogazione a ogni regime. Pur avendo una potenza specifica molto alta, non sa prodursi solo in acuti squillanti. Anzi, a voler trovare il proverbiale pelo nell'uovo, è proprio in fase di allungo che non strappa la lode, come invece fa ai bassi e soprattutto ai medi. Nel suo crescendo questo motore non fa rimpiangere unità di maggior cilindrata, assicurando una buona elasticità e permettendo un ricorso limitato al cambio.

NIENTE FAI-DA-TE Quest'ultimo, dal canto suo, alterna luci e ombre, con una spaziatura delle marce indovinata e innesti un po' legnosi. Il consiglio che mi sento di dare è di scegliere il cambio automatico, dolce nei passaggi di marcia quando si viaggia con piede felpato sull'acceleratore ma anche piuttosto rapido in modalità sequenziale, quando si ritira la delega alla centralina per prendere il comando delle operazioni nella condotta più arrembante. In fondo la Cadillac ATS è una macchina che invoglia a tenere un passo allegro, vuoi per la prestanza del motore, vuoi per il notevole equilibrio che mette in mostra su strada.

FIFTY-FIFTY I tecnici parlano con giusto orgoglio di una ripartizione dei pesi non lontana dall'ideale fifty-fifty tra anteriore e posteriore e nella guida in effetti si sente come la ATS sia ben bilanciata. Nella fase d'inserimento in curva la ATS si rivela docile ai comandi dello sterzo ad assistenza elettrica firmato ZF e resta precisa anche quando il fondo è freddo e umido. In questa prova ho testato solo esemplari con l'assetto Magnetic Ride Control e il suo lavoro mi è parso ottimo, come già in altre occasioni. La capacità di assorbire le buche va a braccetto con un buon controllo nel misto veloce e un comportamento piuttosto neutro quando si è in appoggio sulle ruote esterne. Il limite di tenuta con i cerchi da 18" è elevato e solo in uscita di curva l'esuberanza del motore può far perdere aderenza alle ruote posteriori. Questa è una buona notizia per gli amanti del controsterzo, mentre chi preferisce un'esistenza più tranquilla sappia che - se lasciati inseriti - i controlli elettronici della stabilità e della trazione fanno buona guardia e impediscono alla coda di scomporsi troppo.


Pubblicato da Paolo Sardi, 03/12/2012
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