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Prova su strada

Hyundai Coupe my 2002


Avatar Redazionale , il 17/01/02

22 anni fa -

I maligni potranno snocciolare l'elenco delle citazioni sparse per la carrozzeria, gli altri si limiteranno a togliersi il cappello di fronte all'ultima dimostrazione delle capacità coreane. Rimane una delle caratteristiche maggiormente gradite dal pubblico Hyundai, quella dei prezzi competitivi: si aggiungono appeal, grinta e sportività.

LA NOVITA’ È la generazione tre della Coupe, quella rigorosamente senza accento, quella che sostituì la Scoupe degli anni Ottanta, quella che ha traghettato la "H" da auto con la faccia da coreana a vetture semplicemente realizzate in Corea. Che è differente. Le affinità non mancano, vedi sguardi di Peugeot 406 Coupè, tocchi di American Style, come lo sbalzo dietro i passaruota anteriori che fa tanto supercar (Panoz, o, a scelta, Datsun) e – osando – richiami nobili, tipo Ferrari 456.

FELINO COREANO Il muso guarda dritto negli occhi con quei gruppi ottici trapezoidali a doppie lampade circolari, in mezzo la piccola presa d’aria in contrapposizione con il fascione del paraurti a due settori orizzontali. Il cofano bombato, con le scalfature laterali pronunciate, corre verso il parabrezza sfuggente, mentre la vista laterale, rastremata verso la coda, è dominata dalla nervatura a L, citazione delle sportive degli anni Sessanta. Il posteriore e le fiancate sembrano disegnati da Pininfarina, le linee hanno raccordi fluidi ed eleganti, non c'è eccessiva cattiveria, ma gusto sì, e tanto.

CE N’E’ PER TUTTI

La nuova Coupe è più lunga, più larga e anche leggermente più alta che in passato (4,39 metri di lunghezza per 1,76 m di larghezza e 1,33 m di altezza, con un vano bagagli di 418 litri). In pratica, non si preclude alcun traguardo: può essere una valida alternativa alla Opel Tigra o alla Ford Puma, così come all’Audi TT. Come ogni coupè che si rispetti, anche questa Hyundai è essenzialmente un'auto da vivere in due, ma non è impensabile fare un viaggio in quattro: lo spazio c'è, tanto più che l'accesso ai sedili posteriori è reso semplice dal movimento automatizzato di quelli anteriori, senza che il guidatore poi debba risistemare da capo il proprio, visto che le regolazioni per il posto guida vengono memorizzate.

BEN FATTA

Gli interni sono rinnovati, eleganti ma pregni di feeling sportivo, sottolineato dai rivestimenti in pelle nera e dai sedili avvolgenti Recaro, oltre che dalla bella strumentazione analogica con sfondo rosso. Ai due elementi circolari principali del cruscotto si aggiungono poi tre indicatori al centro della plancia: la coppia in Nm, il consumo istantaneo di carburante e la carica della batteria. Modanature in metallo su consolle centrale, pomello del cambio, pedaliera e maniglie delle portiere completano le finiture.

I MOTORI

Sul piano prettamente meccanico, la novità è l'inserimento al top della gamma di un propulsore ad alte prestazioni, tenendo praticamente invariati il parco 1.6 (da 105 cv) e il 2.0 che già equipaggiavano la serie precedente della Coupe. Si tratta di un sei cilindri da 2,7 litri, lo stesso che equipaggia la versione più potente della Santa Fe: ma, cambiando mole e aerodinamica, cambiano anche le prestazioni: i 167 cavalli erogati spingono la Coupe a 220 chilometri orari. Per rendere più divertente il tutto, il nuovo motore è abbinato a un bel cambio manuale a sei rapporti di impostazione chiaramente sportiva, con la possibilità di montare (solo sul 2.7) la trasmissione automatica H-Matic a quattro rapporti con funzione sequenziale. I consumi dichiarati vanno dai 6,3 litri per 100 km della 1.6 ai 7,9 della 2.7, nel ciclo extraurbano.

I PREZZI

Si va dai 16 mila Euro della 1600 cc 16V Comfort ai 24.500 del top di gamma 2.7 Premium automatica, passando dai 20.600 della 2.0 litri 16V FX Premium. La Coupe model year 2002 è disponibile dai concessionari dallo scorso 15 gennaio, con la garanzia Hyundai di tre anni e chilometri illimitati.

COME VA Finestrino senza la cornice superiore, da vera spider, e rumore sordo, rassicurante alla chiusura della portiera. Così ci accoglie la due più due targata Hyundai: piacevole la sensazione immediata, di buoni materiali, finiture curate e comfort. Il sedile avvolgente si regola in altezza anche se non riesce ad evitare al conducente di strofinare i capelli sul tetto, particolare che si nota da una certa statura in sù. Una toccatina alla leva sul piantone per posizionare il volante a tre razze (regolabile in altezza) e si accende.

VOCE ROCA Il quattro cilindri in linea Doch di 1975 cc di cilindrata si avverte ruspante alla prima sgasata in folle. Rimane accelerato al rilascio del gas per poi scendere di giri gradualmente; peccato, ci si aspettava una risposta più diretta. La leva del cambio corta si addice alla vocazione della coupettina, si va. La rombosità del motore salta all’orecchio – piacevole: del resto siamo su una sportiva – ma cresce pericolosamente in modo proporzionale ai regimi.

SENZA STRAPPI Il cambio è preciso negli innesti pur non brillando in quanto a fluidità e nonostante qualche inpuntamento nelle scalate terza seconda, rese lievemente problematiche dal bracciolo destro. Il 2.0 litri è graduale nell’erogazione, non ha stacchi repentini ma procede fluido fino alla zona rossa, contornato dalla frenesia delle coroncine sulla consolle, con gli aghi di coppia e consumo istantaneo che non conoscono pace.

VELOCE CON CALMA I 9,2 secondi necessari per toccare i cento con partenza da fermo rispecchiano il carattere della Coupe e dei suoi 138 cavalli di potenza (101,5 kW) a 6000 giri, con una coppia di 183 Nm a 4500 giri al minuto: la ripresa che schiaccia le spalle ai sedili non c’è e non farebbe male una manciata di cavalli in più, ma senza strafare si viaggia a media anche elevate e si raggiunge la velocità massima di 206 km/h senza il bisogno di rampe di lancio.

SPORT COMODO Lo sterzo, un po’ leggero, fa il suo dovere mentre l’assetto (che ha lo zampino di Porsche, per la messa a punto dello schema originario) tiene sì conto della tipologia di vettura ma non sacrifica il comfort all’indole sportiva: il risultato sono sospensioni non eccessivamente rigide che, se vengono gradite a passeggio sul pavè delle vie del centro, subiscono un po’ la guida al limite, senza comunque essere mai in difficoltà. I cerchi da sedici pollici garantiscono una buona stabilità, mentre la tendenza al sottosterzo tipica delle trazioni anteriori è intuitiva e facilmente correggibile. Buona e modulare la frenata.


Pubblicato da Ronny Mengo, 17/01/2002
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