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Prova

Harley Davidson My 2008


Avatar di Mario Cornicchia , il 06/08/07

16 anni fa - Freni italiani e tante novità.

Tanti aggiornamenti per la sterminata famiglia Harley Davidson che continua senza sosta ad evolversi tecnicamente. ABS per le Touring, nuovi dettagli per le altre, e tre nuovi modelli, che abbiamo provato direttamente negli States.


COM'È
L'evoluzione della specie Harley-Davidson vuole che, dopo un anno di poderosi rinnovamenti, (nuovi motori per la serie grossa, iniezione per le Sportster) il 2008 sia invece l'anno degli affinamenti. Ma il 2008 è anche l'anno del centocinquesimo anniversario, e in Harley lo festeggiano con l'arrivo di una serie speciale e limitata caratterizzata da nuovi accoppiamenti cromatici, oltre che di tutte le novità che vi andiamo a raccontare.

FRENO TRICOLORE, E ABS Ma la vera novità è il debutto dell'ABS sulla serie touring che da quest'anno non bloccherà più le ruotone grazie alla collaborazione della Casa americana con Brembo, che dopo aver frenato le V-Rod porta quindi un pizzico di tricolore anche sulle big twin americane.. Tutta la serie Touring avrà quindi una frenata italiana, l'ABS sarà fornito di serie sulle Electra Glide, sulla Road King 105th e sulle lussuose versioni CVO. Per gli altri modelli Touring e VRSC (le V-Rod) sarà possibile averlo su richiesta. La serie Touring beneficia poi di un nuovo serbatoio da 22,7 litri che ne aumenta l'autonomia.

AGGIORNAMENTI CONTINUI Come sempre accade quando si parla di Harley, sono una marea gli interventi medio-piccoli apportati a tutta la gamma, l'evoluzione di queste moto è davvero continua alla faccia di chi pensa che a Milwaukee siano fermi a 100 anni fa. Il bello (e il difficile) è piuttosto che tutti questi aggiornamenti non modificano mai l'anima di queste moto (anche se qualche iper purista rimpiange ancora i carburatori), guidare un Harley oggi offre le stesse sensazioni di sempre, lo abbiamo verificato di persona volando negli States dove abbiamo potuto provare le tre new entry del 2008, la "piccola" Nighster 1200, e la Rocker e la Fat Bob che, ovviamente, vi raccontiamo.


NIGHTSTER, LA MINIMALISTA
La desinenza -ster la assimila subito alla famiglia delle Sportster, di cui fa parte e ne rispetta la formula essenziale: un grande motore, un serbatoio minimalista quanto la sella e un ciclistica compatta. Per la Nighster il minimalismo arriva agli eccessi, prevedendo una operazione comune agli harleysti, quella del taglio del parafango posteriore.

LED Un taglio netto e, per rispettare il Codice, frecce hi-tech, con una corona di led per indicare la direzione e un bulbo rosso al centro per indicare posizione stop. Così il parafango rimane bello pulito, con larga montata di lato negli States e appesa sotto il parafango per l'Europa. Bello maschio ed anche elegante il gioco di finiture nere, satinate e cromate per meccanica e ciclistica e verniciatura bicolore per il serbatoio che non lo snellisce, facendo sembrare la parte superiore simile al coperchio di una scatola. Belli i colori e le combinazioni nel bicolore.


HARLEY LIGHT Tra le Harley, non certo una famiglia di anoressiche, la Nighster è una mosca bianca
. Con la sua formula essenziale e 251 kg di peso a secco, è una zanzarina tra i grandi coleotteri cromati che ha per parenti. Anche alla guida è agile, essenziale, stranamente leggera per una H-D. Le pedane sono alte e si guida in una posizione un po' ranocchiata, con le gambe molto piegate come un batrace pronto al balzo. Ma non è scomoda la posizione in sella e consente di tenere larghe le gambe nella stagione estiva per chi ha ancora intenzioni procreative, coadiuvati i flussi refrigeranti dallo stacco tra sella e serbatoio tipico delle Sportster.

GUIDA AGILE Anche il manubrio è un buon partner, largo per un buon controllo e alla giusta distanza dalle spalle. È forse la più normale delle Harley nella guida, fatte salve le dovute vibrazioni e la scarsa inclinazione alla guida da-casello-a-casello. La pedana alta consente anche pieghe inusuali per le cromatone della Casa e, per agilità, la Nightster è una delle favorite per il casa-ufficio-aperitivo.


ROCKER L'EGOCENTRICA
Di tutte le nuove creature Harley è la più riuscita, la più nuova e potrebbe segnare uno stile per una famiglia di Harley del futuro, di Harley moderne ma che non tradiscono la genetica H-D. È un filo impegnativa nella sua forma da chopperone, ma ha una grande eleganza tra le strane creature nel suo genere. Ha uno stile pulito, grandi ruote dai raggi sottili come quelli delle pulegge della trasmissione o dei dischi freno. Ha forme classiche, ma moderne ed essenziali.

DURA E PURA Non è l'Harley pacchiana addobbata come un carretto siciliano, è un'Harley al 100%, ma anche un bel lavoro di stile, di stile pulito, quasi minimalista. Forcella lunga, blocco motore/cambio di quelli vecchi, lunghi come un'affettatrice Berkel e una ruota posteriore larga come quella di un'auto sportiva e tonda, fasciata da un bel parafangone, al posteriore.


FINTA RIGIDA
Riprende lo stile delle Hardtail con telaio rigido ma nasconde una sospensione moderna con una escursione ampia come quella di una moto dalle forme normali. Un motore grande così, forcellona con ruota da 21 pollici, ruotona posteriore taglia 240, manubrio a V, serbatoio a goccia e sella bassa. C'è tutto per rispettare la formula Harley.

ANCHE PER DUE È monoposto, ma con il posto della suocera nascosto, chissà mai che rimediate all'aperitivo. Si alza la sella, si ruota il supporto all'indietro e si applica il tanga sellino sul supporto dopo averlo sfilato dal sottosella. Quasi mi piace di più con il sellino, così non si vedono quelle due ferite nella parte posteriore della sella che avrebbero potuto essere rifinite meglio. Proporzioni da scultura ma che potrebbero fare inorridire qualsiasi ingegnere tedesco. Ruota alta e stretta davanti, un rullo compressore dietro e un passo che sembra una maratona intera. In mezzo un monolite cromato o, se si scelta la versione base, satinato (a mio parere anche più elegante nella satinatura ma non munita del sellino di fortuna di serie).


LA GUIDA POSSIBILE
Oddio e come fa a fare le curve??? Le fa, le fa e anche sorprendentemente bene. State seduti su una sella che, malgrado sembri ben imbottita è bella secca e tenete a bada la forcella chilometrica con un manubrione che allunga le manopole a portata di mano, senza affaticare schiena e braccia. Le pedane sono avanzate, è vero, che non è il massimo per tenere i pesi al posto giusto quando si guida una moto, ma sulla Rocker non sono esageratamente avanzate. Un'Harley, al 100%, ma non certo delle più scomode perché il rullone posteriore è ben ammortizzato e quindi si viaggia bene.

V2 A TUTTA COPPIA Il motore spinge bene appena si tocca il gas come per tutte le Harley, senza fare troppa fatica e con la giusta dose di vibrazioni. E poi appena ci si muove la Rocker si guida bene da subito, con la forcellona che chiude quando si manovra quasi fermi, ma che poi è sorprendentemente precisa quando si affrontano le curve. Ha tanto sterzo per i suoi 1760 mm di passo, e anche in un posteggio la Rocker è più facile del previsto, come lo è sui curvoni ampi e veloci. La ruotona posteriore si fa sentire sulle curve più strette, piatta nel battistrada come quella di un'auto oppone resistenza quando si vuole scendere in piega, ma basta saperlo e piegale la sua volontà buttandosi all'interno con il peso ed il gioco è fatto.


FAT BOB L'ORTOPEDICA
Bob è bello cicciottello e in sella trasmette la sensazione di tanta sostanza, di una bella motona stretta tra le ginocchia. Ha ruote grandi, con tasselli ampi, anch'esse belle grassottelle per fare a tutti i costi il diverso. Lo stile non ha nulla di fortemente nuovo, giusto il doppio faro anteriore siamese la differenzia a colpo d'occhio da una Dyna, con la coda lunga e protettiva come il carapace di un'aragosta come quella di un Kawa-Nove degli anni 70.

ERGONOMIA? L'assetto in sella può trovarlo comodo giusto un fachiro, con le pedane che già che c'erano potevano montarle sul mozzo della ruota anteriore. Sono lontanissime anche per i più alti e, abbinate al manubrio che costringe la schiena a uno stretching da seduta di shiatsu, fanno pensare male nei confronti di chi studia l'ergonomia delle Harley dopo pochi chilometri, quando si sente un coltello piantato tra le scapole. Peccato che la posizione di guida non lasci apprezzare a fondo le doti stradali di Fat Bob che, a dispetto di quelle strane ruote scelte quasi più per moda che per veri intenti tuttofare, è piacevole.


SPINTA SOFFICE
È morbida la Fat Bob, in tutto. Il motore, il Twin Cam 96 ha una spinta energica ma mai sgraziata, una manona paterna che spinge dolcemente, ma spinge. È agile nel muoversi, frizione e motore sono una bella coppia con cui è facile andare d'accordo. Le vibrazioni ci sono, e vorrei anche vedere che non ci fossero, ma ben filtrate, mai secche, quasi un bel massaggio dolce. La Fat Bob, grazie alle sue ruotone un po' ascellari nel fianco e alle sospensioni rispettose del lavoro dell'ortopedico, è anche confortevole e, pur non filtrando troppo la strada per rimanere fedele alla tradizione della Casa, si presta a ogni asfalto, senza sentire le imprecazioni delle vertebre nelle buche più secche, come accade con altre Harley. Ma ora devo scendere, la posizione da tiraggio da tortura medievale mi butta giù dalla sella, per cavalcare un altro bicilindrico a V..


Pubblicato da M.A. Corniche, 06/08/2007
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